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L'amore in un libro: parte quindicesima


-Ho i miei tempi, ma l'importante è che ora sia qui- rispose Agata con un sorriso. Per la prima volta dal giorno dell'incidente Virginia si sentì bene, più leggera.-E poi devo aiutarti a fare una cosa, quella che hai sempre desiderato- proseguì Agata.La fissai, sorpresa, non capivo di cosa stesse parlando.-Non potevo parlartene in ospedale, ma adesso sei a casa, tuo padre è lontano per lavoro e tua madre è appena uscita, abbiamo tutto il tempo-Cercando di appoggiarmi sui gomiti, con una mano mi tastai la dove avevo picchiato contro il vetro dell'automobile.-Ma io non mi ricordo di te, possibile che l'incidente mi abbia provocato una perdita di memoria?-Agata scosse il capo.-No, le radiografie hanno confermato che non ci sono lesioni alla testa-continuai a fissarla a lungo, pensierosa.-So' cosa stai pensando...-continuò Agata.-Credi di non conoscermi ma, in realtà, ci siamo incontrate tutte le volte che hai aperto questo-Come per magia, il libro che tanto amavo comparve tra le sue mani.Spalancai gli occhi, mentre l'iniziale euforia andò pian piano scemando.-No, non è possibile! Tu sei solo un personaggio del libro, sei la ragazza uscita di prigione che...che...- non riuscii ad andare oltre. Le lacrime iniziarono a scendere copiose, mentre i singhiozzi mi scossero il torace.Agata si avvicinò e mi carezzò i capelli.-Ami talmente questo libro che si è come fuso con te, io mi sono fusa con te-Non mi sottrassi alla stretta, ciononostante non riuscii a guardarla in volto. Ciò che Agata stava dicendo era impossibile, eppure lei era li, potevo sentire il tocco morbido della sua mano, ascoltare la sua voce. Quando i singhiozzi si placarono, riuscii a mormorare una sola frase.-E quale sarebbe la cosa che dovresti aiutarmi a fare?-Senza smettere di carezzarmi i capelli, Agata si sedette sul letto.-Sei ancora molto scossa, e se te lo spiegassi ora non capiresti. Per prima cosa ti devi rimettere, hai perso peso e sei debole. Ma lo capirai da sola, quando sarà il momento- Alcuni rumori, al piano di sotto, misero fine a quella conversazione.-E' tornata tua madre, a dopo- disse Agata e, ancor prima che potessi dire qualcosa, svanì nel nulla.Un istante dopo, la porta si aprì col solito, leggero cigolio.-Prego, professor Ferrazzi, si accomodi-Preceduto da mia madre, uno sconosciuto fece il proprio ingresso nella stanza. Definirlo enorme sarebbe stato un eufemismo, era gigantesco. Alto quasi due metri, aveva mani enormi così come i piedi, infilati in un paio di scarpe sicuramente costose. Non un filo di grasso sembrava trasparire da sotto l'elegante abito grigio perla. I capelli, brizzolati, gli donavano inoltre quel fascino dell'uomo di mezz'età che tanto piaceva a mia madre, già in adorazione.-Buongiorno, Virginia, sono il professor Ferrazzi, credo tua madre ti abbia parlato di me- disse mostrando una dentatura perfetta.-Non camminerò più- mi limitai a dire sostenendo il suo sguardo.Il sorriso sparì dal volto di mia madre, non da quello dell'illustre luminare.-Certo, potrebbe essere un'ipotesi-Lo confesso, quella risposta mi spiazzò leggermente.-Consultando tuttavia i risultati degli esami cui sei stata sottoposta, ritengo che un tentativo si possa fare, sempre col tuo consenso, naturalmente-Al suo fianco, mia madre continuava ad annuire, mi dava sui nervi.-Presumo che questo significhi un intervento chirurgico, magari senza la certezza del risultato- dissi con una certa spavalderia. Crogiolai nel vedere l'espressione ammirata di cui mi degnò il grande professore. L'avevo colpito, non avevo dubbi.-Sei molto acuta, Virginia, ma voglio essere assolutamente sincero con te, è così-Sogghignai, più che altro per lo sbigottimento di mia madre.-Si tratterebbe di una tecnica innovativa, praticata solamente cinque volte, negli Stati Uniti- proseguì il medico.-E a quanti è riuscita?- dissi subito.Ferrazzi guardò dapprima mia madre e, quando si voltò, il sorriso era sparito dal suo volto.-Una- fu più un sussurro che un'affermazione, ma nel silenzio che ne seguì era ancora ben udibile.-Niente da fare. Mi dispiace aver abusato del suo prezioso tempo, ma non intendo andare sotto i ferri senza precise garanzie- dissi in tono neutro.E fu a quel punto che mia madre esplose.-Sei una sciagurata, e anche poco riconoscente tra l'altro. Io e tuo padre vogliamo solo il tuo bene e tu, cosa non trovi di meglio da fare? Insultare il professore facendo la bambina viziata e schizzinosa, si può sapere cosa ti passa per la testa?-Decisamente imbarazzato, il medico non aprì bocca.-Sul fatto che vogliate il mio bene ne potremmo anche discutere, mamma. Ma sono io che dovrei andare sotto i ferri, non tu- quindi mi rivolsi ancora al professore.-La ringrazio nuovamente ma, se non le spiace, adesso vorrei riposare-Detto ciò, mi girai sul fianco e mi tirai la coperta fin sotto il mento.Quando udii la porta richiudersi, mi rimisi sulla schiena e sorrisi.A fianco della finestra, Agata mi sorrise a sua volta.Danio