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L'amore in un libro: parte diciannovesima.


Nel panico che si manifestò improvviso, ebbi solo il tempo di scorgere il volto di mia madre che, disobbedendo agli ordini impartiti dalle hostess, si precipitò su di me.-Stai tranquilla, cara, si tratta solo di un temporale-Io annui ma, con lo sguardo, cercai quello di Emanuele. Non feci in tempo. Un ulteriore, violento scossone, fece cadere mia madre ai piedi del sedile, urlai. Un violento sibilo mi sfondò i timpani ma, nonostante questo, avvertii chiaramente gli altri passeggeri urlare, stavamo precipitando.-Stai calma, andrà tutto per il meglio-Mi voltai e, con mio grande stupore, vidi Agata esattamente allo stesso posto di prima. Insensibile agli sballottamenti dell'aereo, si avvicinò a mia madre e l'aiutò a sollevarsi.-E' svenuta, ma si riprenderà presto, non preoccuparti-Io la fissai come si potrebbe guardare un pazzo scatenato.-Stiamo precipitando, e tu mi vieni a dire di stare calma? Ma che razza di donna sei... chi sei!?-Venendomi incontro, Agata mi cinse in un lungo abbraccio. Quel che provai in quel momento è assolutamente indescrivibile. Fu come se tutta la sua essenza, scevra di carne e di ossa, entrasse nel mio corpo e se ne impossessasse. Colta da un'improvvisa sonnolenza, mi lasciai andare a quella sensazione e chiusi gli occhi.Odore d'erba e gasolio, silenzio irreale.Quando li riaprii, mi ritrovai nella medesima posizione, nulla sembrava essere cambiato, o forse si.-Mamma? Emanuele?-Nessuna risposta, solo il lieve gocciolio di qualcosa alle mie spalle, rabbrividii.Cercando di slacciarmi la cintura, mi guardai a destra e a sinistra, non vidi nessuno. Possibile che fossi l'unica sopravvissuta? Ormai era chiaro che eravamo precipitati, ma perché l'aereo era vuoto?Raccogliendo il residuo fiato che avevo ancora nei polmoni,lanciai un urlo stridulo che risuonò con una eco profonda nella carlinga.-Aiutooooooooooo...-Braccia e collo iniziarono a tremare, avvertii chiaramente le gocce di sudore scendere sulle guance e...anche le gambe ebbero un sussulto.-Alzati-Sobbalzai. Non era stata di certo io a parlare, ma non c'era nessuno accanto a me.-Alzati-Come un automa, puntellai le braccia al sedile e feci forza.Mi ritrovai in piedi e mi osservai le gambe. Sembravo un bimbo che, in occasione del suo compleanno, avesse ricevuto il regalo più ambito.-Ora vai, e fai ciò che devi fare-La voce non mi concedeva tregua, nemmeno il tempo di assaporare quel momento tremendamente shoccante.-Cosa devo fare?- mormorai incerta.Nessuna risposta, solo il gocciolio continuo alle mie spalle. Facendomi forza, mi voltai per capire da dove provenisse.-Oh mio Dio...mio Dio!-Danio