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L'amore in un libro (parte ventesima)


Non ancora abituata all'uso delle gambe, dovetti appoggiarmi ai sedili per avanzare. E fu li che notai la prima cosa strana. L'interno dell'aereo era completamente intatto, solo il distributore dell'acqua si era rovesciato, ed era quello il punto da cui proveniva il gocciolio. Ma non era quello che mi aveva spaventata a morte. Attraverso l'oblò più vicino, potei osservare tutti i passeggeri che, seduti ordinatamente nell'erba, sembravano fissarmi con insistenza. Nessuno parlava, nessuno si muoveva, e nessuno sembrava ferito ne tanto meno morto. In quel silenzio surreale però, c'era qualcosa che stonava, un non so' che di sbagliato. Poi capii. Mia madre ed Emanuele non c'erano. Assalita da una frenesia improvvisa, mi staccai dai sedili e mi precipitai fuori. Rabbrividii nell'aria fresca mentre i volti, impassibili, continuavano a fissarmi senza dire una parola. -Mamma, Emanuele!- gridai con tutto il fiato che avevo in gola. Nessuna risposta, solo il fruscio del vento e il battito impazzito del mio cuore. Poi accadde qualcosa che mi gelò il sangue nelle vene. Quello che pensai fosse il pilota, si alzò e mi venne incontro, almeno così pensai sul momento. Ma, quando giunse alla mia altezza, passò oltre senza degnarmi di uno sguardo. Avrei voluto afferrarlo per un braccio, urlargli addosso tutta la mia rabbia e il mio terrore, ma ero come paralizzata, non riuscivo a muovermi. Un istante dopo, anche gli altri passeggeri lo imitarono e, sfilandomi accanto, lo seguirono. Quando anche l'ultimo di loro mi ebbe oltrepassato, riuscii finalmente a voltarmi. E solo allora mi accorsi, come poco prima all'interno della carlinga, che il velivolo non aveva subito nemmeno un graffio. Com'era possibile? Eravamo precipitati, o almeno così avevo creduto sino a quel momento. E anche se si fosse trattato di un atterraggio d'emergenza, qualche ammaccatura avrebbe dovuto esserci. Mentre stavo formulando quei pensieri, un sordo ronzio iniziò a riempire l'aria. Con mio grande stupore, i motori dell'aereo cominciarono a girare, dapprima piano, poi sempre più forte. A un certo punto, dovetti portarmi le mani alle orecchie, il rumore era assordante. E poi avvenne. Come nulla fosse, l'aereo si mosse e prese velocità. Quando ormai pensai che si sarebbe schiantato contro alcuni alberi, si sollevò dal suolo e sparì rapidamente dalla mia vista. Il silenzio che seguì, fu ancor più terrificante del fracasso di pochi istanti prima. Fui assalita da brividi violenti, le gambe si piegarono e caddi in ginocchio. Le lacrime sgorgarono spontanee, mentre il respiro si fece affannato e pesante. -Loro non centravano nulla, è giusto così- Agata! Uscendo da dietro un cespuglio, la donna si avvicinò e allungò una mano, l'afferrai. Anche in lei c'era qualcosa di sbagliato, e questa volta non faticai a notarlo. Pur sentendo il contatto della sua pelle, la sua figura era come se si fosse assottigliata, diventando quasi trasparente. -Dove...dove siamo...co...cosa succede...io...io...- farfugliai. Lei non rispose subito, limitandosi a condurmi dolcemente verso il punto in cui era apparsa. -Non ha importanza che tu sappia dove ci troviamo, un posto vale l'altro per ciò che devi fare- disse infine. Esasperata da quelle parole ormai sentite un milione di volte, mi divincolai bruscamente. -Cosa, devo fare! Sono stanca, e tutto ciò è assurdo!- urlai. Senza smettere di sorridere, Agata alzò un braccio e puntò l'indice verso una sorta di vallata. -Ecco ciò che devi fare- Mi sentii mancare. -Loro sono il tuo problema- proseguì Agata. -E solo tu puoi decidere cosa fare- Immersi sino alla vita in quelle che riconobbi come sabbie mobili, tutti i membri della mia famiglia urlavano e si sbracciavano per attirare la mia attenzione. Anzi no, non solo la mia famiglia, ma anche chi, in un modo o nell'altro, aveva avuto a che fare con me. Solo che io, pur essendo a una certa distanza, non udivo alcun suono. I miei zii, mio cugino, Peter e sua madre, Emanuele e la mia, di madre, stavano sprofondando lentamente. -Solo tu puoi decidere chi salvare e chi no e, come puoi vedere, il tempo stringe. Buona fortuna- Furibonda, mi voltai per replicare ma, ancora una volta, Agata era scomparsa.