ricomincio da qui

Fedora (Tredicesimo Capitolo)


-La signora sta per ritirarsi, abbiate la compiacenza di tornare domani- Ritto dinanzi a loro, il maggiordomo fece per richiudere ma Alan, lesto, introdusse il piede tra la porta e lo stipite e lo fermò. Stupito e indignato, l'anziano servitore guardò don Sergio prima e Fedora poi. -Sono certo che la signora ci riceverà, si tratta di una cosa della massima urgenza- disse spiccio Alan. Il prete fece un passo in avanti. -Lei ha perfettamente ragione, Bruno, e ci scusiamo per l'ora tarda. Ma il signor Pasini ha dei validi motivi per voler parlare con la signora, la pregherei di avvisarla della nostra visita- disse in tono pacato. Parzialmente rassicurato da quelle parole, il maggiordomo lanciò un'occhiataccia ad Alan, quindi annuì. -Vado a sentire, ma non vi assicuro nulla- quindi sparì all'interno.  -Non serve a niente comportarsi con arroganza, e Bruno è un brav'uomo- disse don Sergio rivolgendosi ad Alan. -Forse lei non ha ben compreso cosa rappresenti quella chiave per me, e per mia sorella- rispose Alan, piccato. -Denaro, ecco cosa rappresenta. L'essere umano ha commesso nefandezze mostruose per il denaro- -Oh...smettila Sergio!- intervenne Fedora con fervore. -Non è proprio il momento di fare del facile moralismo. Che ti piaccia o meno quei soldi appartengono ad Alan e a sua sorella, e tu hai accettato di aiutarci, dico bene?- Il prete fece per replicare ma, proprio in quel momento, la porta si riaprì. Il volto del maggiordomo appariva del tutto simile a una maschera di pietra, ciononostante la voce non tradì alcuna emozione. -La signora vi attende nel salone, accomodatevi-  In piedi, dinanzi al divano, la baronessa Erminia Favalli si fece loro incontro. -Don Sergio, sono davvero stupita di vederla qui. E questi signori, posso sapere chi sono?- disse rivolgendo uno sguardo non certo benevolo verso Alan e Fedora. -Le chiedo ancora scusa, baronessa. Le presento l'antiquario Alan Pasini, il nipote di Anselmo- disse il prete chiaramente in imbarazzo -E la signorina è...è...- -Sono Fedora Rossi, e sono la fidanzata di Alan, molto piacere baronessa- esclamò Fedora scimmiottando un improbabile inchino. Degnandola appena di un'occhiata, la baronessa si rivolse ad Alan. -Conoscevo molto bene suo zio, ma non mi aveva mai parlato di un nipote, tanto meno che svolgesse la sua stessa professione- Sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi, Alan le prese una mano per poi portarsela alle labbra. -Enchantè, madame. In verità ho solo rilevato il negozio, ma mi occupo d'altro- Piacevolmente sorpresa da quel gesto di cavalleria, la donna sorrise. -E cosa vi porta in casa mia alle dieci di sera, se non sono indiscreta?- In breve, e senza troppi giri di parole, Alan le rivelò tutto sul portagioie e su ciò che conteneva. -Sono anche disposto a pagarvelo profumatamente, oppure a lasciarvelo a patto che mi consegniate la chiave, decidete voi- terminò in tono quasi implorante. La baronessa, che aveva ascoltato il tutto senza fiatare, si limitò a un cenno d'assenso. -Sarei davvero lieta di poterle essere d'aiuto, signor Pasini, ma temo di non essere in grado di farlo- Seguì un lungo silenzio durante il quale Alan, don Sergio e Fedora, si scambiarono occhiate sorprese e stupite. -E per quale motivo?- chiese Fedora in un tono petulante e nervoso. -Perché quel portagioie non mi piaceva per nulla, ecco il motivo- rispose la baronessa. -E quindi?- avrebbe dovuto essere una domanda, ma dalla gola di Alan uscì una sorta di suono inarticolato. -Semplice, l'ho regalato- Alan allargò le braccia in un gesto sconsolato, quindi si lasciò cadere sul divano. Fedora appoggiò le mani sui fianchi e la fissò truce, mentre il prete scosse mestamente il capo. -Io...io non ci credo...- mormorò Alan, le mani sul viso. Fedora, molto più pratica, si piazzò davanti alla nobildonna. -Apprezziamo molto il fatto che voglia aiutarci, quindi ci dica a chi l'ha regalato e facciamola finita- disse sbrigativa. -Signorina, lei ha la dote d'innervosire le persone, gliel'ha mai detto nessuno?- replicò la baronessa con estrema calma. -E siccome la sua presenza mi disturba, pregherei lei e il suo fidanzato di lasciare immediatamente questa casa- Fedora rimase a bocca aperta ma la donna sembrò non accorgersene e si rivolse a don Sergio. -In quanto a lei, mi stupisce che conosca queste persone e le abbia portate al mio cospetto....Bruno!- Un istante dopo, il maggiordomo si materializzò da dietro una porta. -Accompagna i signori alla porta, buonasera- disse voltandosi per lasciare la stanza. Furibondo, Alan si alzò di scatto e la rincorse. Afferrandola per un braccio, la costrinse a voltarsi. -Eh no, vecchia stronza. O adesso mi dici a chi hai dato quel maledetto portagioie, o ti giuro che te ne faccio pentire amaramente!- una vena gli pulsava sul collo, gli occhi erano iniettati di sangue, lo sguardo di un folle. Prontamente, Bruno si mosse nella loro direzione ma Fedora, altrettanto reattiva, con una violenta spinta lo mandò a sedere sul divano. Pallido come un cencio, don Sergio aprì la bocca per dire qualcosa, ma Fedora stessa lo impedì. -Il mio fidanzato ha ragione. Le conviene parlare, baronessa, per il suo bene-