ricomincio da qui

Fedora (Quattordicesimo Capitolo)


La baronessa spalancò la bocca ma Alan, più svelto, gliela tappò con la mano.-Se provi solo a urlare, giuro che ti ammazzo- le sussurrò a un palmo dal volto.-A chi cazzo hai dato quel maledetto portagioie...parla!- Fu a quel punto che don Sergio, inorridito da ciò che stava accadendo, cercò d'intervenire. -Lei è completamente pazzo, Pasini, la lasci andare immediatamente o chiamo la polizia!- urlò.Alan parve non averlo neppure udito. Rosso in viso, tolse la mano dalle labbra della donna e la portò alla gola, quindi iniziò a stringere.Quello che accadde successivamente, restò impresso a lungo nella mente dei protagonisti. Furioso, il prete si lanciò verso di lui e lo colpì con una violenta spallata. Colto di sorpresa, Alan fu costretto a mollare la presa e i due, avvinghiati, rotolarono sul pavimento. Poco distante, Fedora dovette tenere a freno il maggiordomo che, nel frattempo, aveva cercato di rialzarsi. Ansanti, i due terminarono la loro corsa contro un tavolinetto basso che, nell'urto, si rovesciò. Una mano, rapidissima, raccolse l'affilato tagliacarte che vi era posato sopra e lo conficcò nella schiena dell'altro. Fedora gridò, mentre la baronessa roteò gli occhi e si afflosciò al suolo, svenuta. Bruno, paralizzato dalla scena a cui aveva appena assistito, osservò la chiazza di sangue allargarsi sul pavimento. Sudato, e col fiato corto, Alan si rialzò e fissò il corpo immobile di don Sergio.-Io...io non volevo...cazzo!- -Lei è un pazzo assassino, ora chiamo la polizia!- disse il maggiordomo riuscendo finalmente ad alzarsi.Alan si voltò di scatto e gli puntò il tagliacarte alla gola.-Non credo proprio...Fedora!-Ancora sotto shock, la donna gli si fece accanto.-Cerca delle corde, dobbiamo legarli e imbavagliarli, presto!- le ordinò Alan.-L'hai...hai ucciso...non dovevi...io...io...- quindi si portò le mani al volto.-Cazzo, Fedora! In quella cassetta ci sono milioni e milioni di lire. Potremmo scappare all'estero e far perdere le nostre tracce, hai pensato a questo!?- ringhiò Alan, furibondo.Titubante, Fedora guardò dapprima il maggiordomo, quindi il corpo della baronessa stesa a terra.-Va bene, farò come dici ma, tua sorella?- disse infine.-Non esiste nessuna sorella, ma rimandiamo le spiegazioni a dopo e fai quello che ti ho detto!-Una decina di minuti più tardi, la nobildonna e Bruno giacevano sul divano, polsi e caviglie legati saldamente. Pur pallida come un lenzuolo, la baronessa si era ripresa e stava fissando inorridita don Sergio.-Bene, baronessa. Vi renderete conto che ormai non ho più nulla da perdere. Ditemi a chi avete dato il portagioie e me ne andrò per sempre- disse Alan in tono gentile.-Non fatelo, signora. Questo pazzo ci ucciderà ugualmente, siamo testimoni troppo scomodi!- intervenne con impeto il maggiordomo. Imbestialito, Alan lo afferrò per la giacca e gli puntò nuovamente il tagliacarte alla gola.-Se dici ancora una parola, ti mando a far compagnia al prete, chiaro!?- Cercando di mantenere un tono di voce suadente, Fedora si rivolse ancora alla baronessa.-Signora, ha la mia parola che Alan non le torcerà un capello, ma ci dica a chi ha dato il portagioie-La nobildonna fissò prima una e poi l’altro, quindi annuì.-L’ho regalato a Maria, l’edicolante- disse con un filo di voce. Fedora spalancò la bocca e guardò Alan che, incredulo, scosse la testa.-Incredibile. Quel maledetto portagioie è sempre stato a un passo, e noi…- non terminò la frase, limitandosi a fissare il corpo di don Sergio.-Dove si trova la sua abitazione?- chiese infine. Ottenuta l’informazione, si rivolse nuovamente a Fedora.-Assicurati che i nodi siano ben stretti, quindi stacca il telefono e andiamocene, presto!-