ricomincio da qui

Cogli l'attimo. La storia inzia.


E’ strano come la vita possa cambiare da un momento all’altro senza nemmeno darti il preavviso, non è possibile. Certe scelte andrebbero programmate, e andare col primo che capita senza pensare alle conseguenze è da stolti. E al diavolo anche colui che ha coniato il famoso detto “carpe diem” che pensasse a se stesso! Eppure, era stato così piacevole lasciarsi andare tra le braccia del bel tenebroso conosciuto ai Caraibi, la meta dei miei sogni. Un viaggio che mi ero concessa dopo aver lavorato duramente per due anni di fila, il giusto premio alla mia abnegazione. Ed è proprio in questa vacanza che non mi sono lasciata sfuggire “l’attimo”.Il primo giorno l’avevo trascorso girando alla ricerca di posti nuovi, la mia grande passione. Amavo scoprire luoghi sconosciuti alla maggior parte delle persone, e i Caraibi non erano certo alla portata di tutti. La sera, tuttavia, mi ritrovai stanca e con i piedi doloranti per il troppo cammino. Dopo una doccia tonificante, avevo scelto con cura un ristorante tipico e che si affacciava direttamente sul mare. Il cielo stellato faceva da contorno a una splendida luna, mi sentivo euforica e felice per quel viaggio, ma ero sola. Ma si trattava di una mia scelta, avevo deciso di non aver intralci di nessun tipo e non potevo di certo biasimare nessuno. Persino Lory, la mia carissima amica del cuore, aveva cercato di dissuadermi.“Da sola? Ma che ti prende, sei forse impazzita?”Sapevo che si trattava solo d’invidia. Pur volendomi bene, l’impossibilità di accompagnarmi le rodeva, e molto anche.E fu proprio in quel ristorante che la mia vita subì un cambiamento devastante.  E’ inutile porsi domande quando si è bevuto talmente tanto da non ricordare nemmeno il nome dell’uomo con cui sei andata a letto. L’unica cosa che non ho mai scordato è il suo sguardo carismatico e conturbante, impreziosito da due occhi grigio verdi da farti sciogliere come un pezzo di ghiaccio. Un affascinante esemplare di maschio orientale, dal colorito della pelle brunastro, il volto squadrato e i capelli neri come l’ebano. Era vestito casual, con una camicia bianca in lino e pantaloni in tinta. C’eravamo scambiati sguardi compiaciuti sin da subito, in un gioco malizioso ma piacevole. La mia snella figura, fasciata in un tubino color argento che metteva in risalto le lunghe gambe, non era passata inosservata al suo occhio esperto.Rompendo gli indugi, si era avvicinato al mio tavolo portando con se una bottiglia di champagne e due calici. Senza presentarsi, mi disse di non aver mai incontrato due occhi scuri e penetranti come i miei. In breve, mi fece ubriacare e approfittò del mio stato per portarmi nella sua camera.Conservo un ricordo vago di quella notte d’amore, se non che era un amante esperto e che sapeva toccare le corde giuste. Non lo rividi mai più dopo quella volta, e solo quando terminai la vacanza, preoccupata per il ritardo del ciclo, scoprii di essere incinta. Seguì un periodo davvero nero, fatto di momenti d’euforia e altrettanti di cupa depressione. Intanto i mesi passavano, la creatura dentro di me cresceva e non avevo ancora detto nulla ai miei genitori. Come l’avrebbero presa dopo che, con tanto di supponenza, me n’ero andata di casa sbattendo la porta e urlando ai quattro venti di essere grande e responsabile? Incinta, senza sapere neppure il nome del padre e con il contratto in scadenza, davvero un bell’affare!Così, con la coda tra le gambe, ero tornata da loro e avevo fatto ammenda. Mi ero preparata al peggio ma, sorprendendomi, mia madre mi aveva stretto tra le braccia e mi aveva rassicurata. Un po meno idilliaca fu la reazione di mio padre, anche se col passare del tempo accettò la situazione.Un’altra che mi stupì fu Lory. Non appena le raccontai tutto, fece letteralmente i salti di gioia battendo le mani come una bambina. In pochi minuti, si prenotò come madrina e baby sitter, se ne avessi avuto bisogno. Quando le parlai di un eventuale aborto, mi fissò con un’espressione truce nello sguardo.“Se fai una cosa simile, giuro che ti riservo lo stesso trattamento!” Poi dovetti affrontare l’argomento lavoro, una spina nel fianco. La società per cui ero impiegata, navigava in cattive acque e stava scremando il personale. Essendo una delle ultime arrivate, conoscevo già da tempo quale fosse la mia sorte, tuttavia feci un estremo tentativo con Marina, la direttrice del personale e cara amica.Pur congratulandosi però, non poté far altro che scuotere la testa.“Mi dispiace, ma io devo eseguire quello che la proprietà mi dice, mi dispiace tanto”Le credetti, tuttavia rimasi parecchi delusa da quella risposta, e lei se ne accorse. Cercando di rimediare, mi aveva rincuorato e mi aveva fatto un’offerta.“Se per l’impiego non posso fare nulla, lascia almeno che ti aiuti con il bimbo”Andrea, suo fratello, era un noto ginecologo, il migliore secondo alcuni. Io lo conoscevo di fama, ma non avevo mai potuto permettermi una visita nel suo studio. E così, qualche giorno dopo, mi ritrovai nella sua sala d’aspetto in attesa della visita. Mentre stavo sfogliando una rivista, la porta si era aperta e avevo alzato la testa. Il giornale mi era sfuggito di mano, il cuore aveva iniziato a pompare all’impazzata e avevo temuto veramente di svenire.Accanto a una bella donna in evidente stato di gravidanza, il padre di mio figlio mi stava fissando, sbalordito.