Non so per quanti anni ancora libero community conserverà le mie narrazioni; magari tutto il tempo perso a scrivere scomparirà nel nulla, o nei casi più fortunati sarà conservato per sempre nelle memorie del web. Chi può dire come andranno le cose in futuro? In fondo non avrei nemmeno immaginato di scrivere della mia infanzia pubblicamente; a dire il vero non pensavo nemmeno che questo avrebbe destato l’interesse di qualcuno; eppure il numero di quante volte è stata visitata la mia pagina, mi fa capire che a seguire i miei scritti non siano in pochi. Finora ho parlato solo del tempo e dei giochi, accennando rare volte anche ai momenti poco favorevoli della mia infanzia. Analizzandola a distanza di tempo, mi rendo conto che i bambini d’oggi subiscono una violenza maggiore, rispetto alle rigide regole del passato. Le punizioni corporali erano meno tragiche di quelle inferti all’infante di oggi. La loro punizione è di avere ogni desiderio esaudito; di avere mille giochi e di desiderare solo lo smartphone di mamma e papà; di avere una camera tutta per se, e nessun compagno di giochi.La mia infanzia l’ho divisa con una decina tra fratelli e sorelle; per non parlare poi dell’età scolare che mi ha costretto invece a condividerla con un numero più alto di coetanei.Quando mio padre decise di accettare il consiglio della madre superiora di frequentare le scuole dell’Istituto femminile, non fu di certo una bella notizia per me. Immagino che molti di voi abbiano visto Heidi - la pastorella costretta dalla montagna a frequentare le scuole in città- Beh! Io ebbi la sua stessa reazione quando dovetti lasciare il verde brillante delle colline, per chiudermi nel grigio e imponente edificio di città. Addormentarmi senza il fruscio delle foglie dei pioppi e lo sciabordio della piena del canale a pochi metri dalla finestra della mia cameretta, e poi svegliarmi senza la cima del gigantesco albero d’ulivo che faceva capolino da dietro i vetri della finestra, fu un trauma per me. Ricordo che alcune volte dopo una leggera pioggerellina ,il sole faceva brillare le goccioline d’acqua che si depositavano sulle foglie, tanto da far sembrare i rami costellati da una miriade di brillantini.
La pioggia sull'ulivo.
Non so per quanti anni ancora libero community conserverà le mie narrazioni; magari tutto il tempo perso a scrivere scomparirà nel nulla, o nei casi più fortunati sarà conservato per sempre nelle memorie del web. Chi può dire come andranno le cose in futuro? In fondo non avrei nemmeno immaginato di scrivere della mia infanzia pubblicamente; a dire il vero non pensavo nemmeno che questo avrebbe destato l’interesse di qualcuno; eppure il numero di quante volte è stata visitata la mia pagina, mi fa capire che a seguire i miei scritti non siano in pochi. Finora ho parlato solo del tempo e dei giochi, accennando rare volte anche ai momenti poco favorevoli della mia infanzia. Analizzandola a distanza di tempo, mi rendo conto che i bambini d’oggi subiscono una violenza maggiore, rispetto alle rigide regole del passato. Le punizioni corporali erano meno tragiche di quelle inferti all’infante di oggi. La loro punizione è di avere ogni desiderio esaudito; di avere mille giochi e di desiderare solo lo smartphone di mamma e papà; di avere una camera tutta per se, e nessun compagno di giochi.La mia infanzia l’ho divisa con una decina tra fratelli e sorelle; per non parlare poi dell’età scolare che mi ha costretto invece a condividerla con un numero più alto di coetanei.Quando mio padre decise di accettare il consiglio della madre superiora di frequentare le scuole dell’Istituto femminile, non fu di certo una bella notizia per me. Immagino che molti di voi abbiano visto Heidi - la pastorella costretta dalla montagna a frequentare le scuole in città- Beh! Io ebbi la sua stessa reazione quando dovetti lasciare il verde brillante delle colline, per chiudermi nel grigio e imponente edificio di città. Addormentarmi senza il fruscio delle foglie dei pioppi e lo sciabordio della piena del canale a pochi metri dalla finestra della mia cameretta, e poi svegliarmi senza la cima del gigantesco albero d’ulivo che faceva capolino da dietro i vetri della finestra, fu un trauma per me. Ricordo che alcune volte dopo una leggera pioggerellina ,il sole faceva brillare le goccioline d’acqua che si depositavano sulle foglie, tanto da far sembrare i rami costellati da una miriade di brillantini.