ricomincio da qui

Caro papà ti scrivo


Il ricordo della tua testa stanca riversa sulla spalliera di quella poltrona vecchia e bisunta, mi sovviene spesso ora che condivido i tuoi piccoli piaceri. Arrivavi carico di legna da ardere, la sistemavi nel camino e poi ti facevi da parte per farci spazio. Quando noi fratelli eravamo tutti a casa, si litigava spesso per quella vecchia poltrona vicino al fuoco; tu invece ti accontentavi di averla solo per dieci minuti dopo pranzo per riposare un po prima di riprendere il lavoro. Poi ci siamo tutti sposati, e quella vecchia poltrona é rimasta solo per te. Sono passati parecchi anni, e ora che ho anch'io la mia poltrona vicino al camino, il tuo ricordo torna a scaldarmi il cuore.Piacciono anche a me quelle piccole abitudini che piacevano a te; così come ho ereditato la tua stessa speranza in quel credo. Tu mi hai trasmesso la magia della fede, e io continuo a perseverare nella speranza del miracolo. Oggi più che mai ho bisogno di sentirti vicino nella preghiera che ancora ci unisce. Questa pandemia è una guerra combattuta su un fronte sconosciuto; la tua papà era fatta di bombe e fucili, la nostra di nemici invisibili che minacciano la libertà. Le parole sono i più acerrimi avversari che continuano a confondere le menti. Questo virus richiede scaltrezza e intelligenza, rispetto e obbedienza; eppure sapessi quanto difficoltà incontrano gli uomini ad osservare queste piccole regole. Sai papà, quando li vedo incaponirsi nell'opporsi alle raccomandazioni, penso che si alleino inconsapevolmente con il nemico. Tu la guerra l'hai combattuta da giovane, io in età avanzata; in ogni caso la sensazione è la stessa: non ti senti più al sicuro nemmeno tra le mura domestiche! Non ci resta altro che pregare affinché questo inferno finisca presto.