Sel.Corciano

Il programma di "Corciano Viva": considerazioni a lato


Una prima considerazione è di tipo strategico-tattica.Siamo messi davvero male come Paese se la lettura dei programmi per la nuova consiliatura, sia delle destre che del centro che delle sinistre, formazioni tutte nate dalla nostra pronta e convinta adesione al bipolarismo intelligente, considerato dai più come risolutiva panacea di tutti i mali della politica, ci restituisce un'immagine quasi da copia-incolla in vari punti .I punti di convergenza apparente sono persino imbarazzanti, a volte.Su tutti l'Imu svetta nella hit parade delle cose da cambiare, naturalmente con declinazioni diverse e in modo direttamente proporzionale alla vocazione populista del proponente: c'è chi vuole solo abbreviarla e chiamarla “...mu”, suono che onomatopeicamente richiama ancora una mungitura e chi si lancia fino alla sua totale e globale eliminazione e non solo dalla voce “imposizioni” del Comune di Corciano, ma persino da tutti i dizionari degli acronimi d'Italia e financo dai corposi manuali di medicina in cui, alla voce “pronto intervento da codice rosso”, la patologia è descritta nella sua sintomatologia d'attacco con improvvise manifestazioni da dissociazione motoria, farneticazioni del pensiero para ipotetico-deduttivo del tipo “ti venisse..., se....” e produzioni sovrabbondanti di invocazioni alla massime sfere celesti con dovizia di epiteti marcatamente locali.Leggendo i programmi della destra può così capitare, in alcune ristrette parti, di faticare persino a individuarli come tali, perché non è più il tempo in cui si privilegiavano i ricchi apertamente, senza imbarazzo di sorta, adesso occorre farlo mostrando benevolenza verso quella minoranza diffusa del 99%, affinché quella maggioranza ristretta dell'1% possa continuare a veleggiare in alto mare con panfili dalle bandiere irriconoscibili di qualche micro-stato confuso nella vastità degli oceani.E l'Imu ci aiuta a capire questo discrimine nel proporre la modifica: la soppressione per tutti è equa come un regolamento di conti mafioso o, per evocare qualcosa di meno cruento e più favolistico, come la matrigna cattiva di Cenerentola, perché privilegia chi può e deve sostenere il peso a danno di chi deve patire per pagarlo, ricorrendo ad ogni genere di umiliazione, o addirittura non riesce a trovare il denaro, entrando così di diritto e a pieno titolo tra i torturati da Equitalia (equa Italia!!! nomen omen).Insomma, attenzione, destra e sinistra ci sono ancora, solo che le differenze non si vedono più a occhio nudo, ma a neurone aperto.Il voto non può più crescere nei circuiti di un bar o nelle “due chiacchiere” per strada, momenti di leggerezza in cui si può indifferentemente parlare del tempo che farà e del governo ladro conseguente.No, occorre un lavorio più lungo e impegnativo, la politica deve tornare ad essere la nostra attenzione giornaliera e documentata, non nei talk show politici dal gossip facile, ma nelle sedi opportune, competenti e rigorose.L'altra annotazione che volevo proporre è più strutturale e sistemica e riguarda l'ossessione da cui siamo ormai posseduti completamente: si chiama Pil, il Prodotto Interno Lordo nazionale!Per i giornali, fossero anche “Chi” o “Novella 3000”, siamo al “non avrai altro Pil all'infuori di me!”, osando una parafrasi un po' blasfema.Dobbiamo cercare di sganciare il nostro pensiero da questa prevaricazione quasi assoluta e per farlo prendo a prestito il titolo di un blog che in rete si occupa di questo e lo ripropongo qui perché, come in un mantra economico, possiate ripeterlo con me: “DePILiamoci”, dePILarsi si può e si deve!Era il 18 marzo 1968, quando Bob Kennedy pronunciò il primo forte richiamo contro il sistema Pil, la sua inadeguatezza come indicatore di benessere delle nazioni economicamente sviluppate.E' un discorso noto, ma voglio riproporlo in questa sede per celebrarne l'attualità, l'acutezza e l'umanità.Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.  Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte,e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.Il PIL non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.E dunque?Siamo così persi in questa visione esclusivamente centrata sul Pil che fatichiamo a trovare alternative, anche parziali, anche minime e ad applicarle.Dobbiamo spostare il nostro baricentro dal Pil al Bil (Benessere Interno Lordo), che è fatto di piccoli nuovi gesti quotidiani che ci portano ad evitare gli sprechi, ad attuare un consumo delle risorse consapevole dei bisogni delle generazioni future.Ogni gesto iniziale si apre ad un percorso causale virtuoso, che ha come meta il benessere.Ad esempio:-maggior uso di prodotti che consumano e inquinano meno-minor consumo di risorse-minor utilizzo di energia e di materie prime-meno rifiuti-meno effetti dannosi sulla salute e sull'ambiente-...Per chi di fronte a questo discorso centrato sulla qualità dello stile di vita dovesse andare in crisi di astinenza da numeri, propongo una classifica di vivibilità delle città del mondo, stilata da Mercer, società di consulenza leader mondiale nelle risorse umanePiù della metà delle prime 25 sono europee, soprattutto … tedesche, insieme ad altre australiane, canadesi, una neozelandese e persino Singapore.Bisogna arrivare al 42° posto per trovare una città italiana, che è … Milano.La migliore in assoluto è Vienna, con Zurigo e Auckland.Secondo quali parametri si arriva alla definizione di questa classifica e di altre simili?-livello di sviluppo economico-aspettativa di vita-reddito procapite-servizi pubblici-cura dell'ambiente-alto livello di sicurezza (Berna, Helsinki, Zurigo prime e Vienna, Ginevra, Stoccolma secondee nessuna città italiana nelle prime 50)Le città definite vivibili sono quelle che hanno un diffuso senso egualitario, di soddisfazione e pochissima differenza sociale, ovvero ridotto gap ricchi e poveri.Una città ideale dobbiamo pensare che esista per cercarla e costruirla.Un'utopia che può portare solo bene alla città e ai suoi abitanti di cui si trova traccia anche nel nostro programma di coalizione Corciano Viva che andrà seguito con attenzione e volontà ferma ponendo fine alla creazione di megadistribuzioni che distruggono il bilanciamento di una vita urbana serena, armonica, a misura d'uomo, con i negozietti vicino a casa, gestiti da persone conosciute, che si possono raggiungere a piedi, in bicicletta recuperando una interazione senza la quale il mondo urbano è destinato a logorarsi. Gabriella Zamboni