pensieri

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Storia… Gli ha sbattuto la porta in faccia. Non voleva più sentire quel mare di cattiveria, falsità, arroganza, presunzione. Stava tremando. Fino all’ultimo ha sorriso davanti agli insulti; non poteva dargli anche la soddisfazione di vederla crollare, ma sentiva sulle spalle il peso di quelle parole che raccontavano la sconfitta di tutti i suoi sogni. Ed ecco ora era lei, sua figlia, che entrava senza aspettare che le aprissero la porta ed è ricominciato tutto, anche se non la sentiva: vedeva solo le labbra muoversi ed è rimasta lì davanti a quell’essere gesticolante che non voleva riconoscere, che non poteva accettare, mentre riusciva solo a chiedersi perché non aveva tolto le chiavi dalla serratura. Le è sembrato di rimanere così, ferma a guardarla senza riuscire ad agire, per un’eternità, ma finalmente è finita. Se ne è andata lasciando nell’aria l’eco di parole che sanno di amaro. I cani non riescono a capire, ma sentono il suo dolore e le vengono vicino, la accarezzano a modo loro in un gesto di amore sincero. Si lascia cadere vicino a loro e finalmente si perde in un pianto liberatorio che non cancella il dolore, ma almeno le permette di respirare. Gli occhi si aprono sulla notte. I cani sono ancora lì, vicini e sinceri. Non sa quanto tempo è rimasta lì rannicchiata in un angolo a chiedersi cosa è successo, quando è successo. Ora però sa che tutto è iniziato tanto tempo fa. Sa che è ora di guardare il passato per sopportare il futuro.