II mass media hanno sempre affrontato il fenomeno delle adozioni - unica scelta di chi non riesce a soddisfare il sogno d’essere genitore – in maniera superficiale senza mai denunciare apertamente le falle di un sistema, gestito da istituzioni rappresentate da funzionari bigotti, conservatori e mentalmente inquinati da valori di matrice religiosa, che, nei confronti di coloro che vogliono intraprendere questo calvario, adottano una sistematica repressione, in ragione di criteri di valutazione completamente estranei all’oggetto della richiesta . Ebbene si, trattasi di calvario, ciò che dovrebbe essere un’ esperienza di vita alla ricerca della felicità, da ricordare con piacere negli anni, un tragitto positivo della propria vita, si trasforma in un interrogatorio di terzo grado che si prolunga per mesi, con estenuanti incontri dove l’aspirante genitore viene umiliato e reso impotente da personaggi frustrati nella vita, che però in quel momento esibiscono tutta la loro autorità nei suoi confronti e si sentono appagati. Entriamo nel dettaglio, scoperchiamo questo vaso di pandora. Esistono due tipi di adozioni: nazionali ed internazionali. Bene tutti si diranno, se le adozioni nazionali sono un sogno, (vista l’alta richiesta e la poca offerta) dirottiamo la nostra scelta verso le adozioni internazionali - bambini nel mondo in cerca di una famiglia ce ne sono migliaia di migliaia-, ma qui iniziano i problemi, visto che comunque si è obbligati a conseguire una specie di patente chiamata “idoneità all’adozione nazionale” che nel caso dell’internazionale non c’azzecca nulla, però si deve fare. Va bene, conseguiamo l’idoneità all’adozione nazionale, si dice quel folto gruppo di persone che non ha alcun problema di sorta ad accettare un bimbo etiope o indiano. Tralasciamo i preliminari di rito, ovvero la convocazione in questura, per chiederti cose che sanno già, (come ad esempio presenza di precedenti penali, lavoro svolto e redditi dichiarati) concentriamoci invece sul percorso che l’aspirante genitore (d’ora in poi per comodità lo chiameremo AG) dovrà affrontare con l’assistente sociale e con lo psicologo, percorso obbligatorio , affinché le istituzioni possano capire se è idoneo ad essere genitore. Comincia la sceneggiata, l’ AG deve fingere, deve dimostrare di essere quello che loro cercano, non deve essere se stesso, se racconta un piccolo insignificante episodio della sua vita da bambino o della sua famiglia di origine, subito menti malate - vedi psicologo e assistente sociale - convertono questo dato in qualcosa di brutto, negativo, che potrà essere usato contro di lui. Se comincia poi ad approfondire i suoi credo socio- politici, se comincia poi a manifestare il suo anticlericalismo, la sua simpatia per la sinistra politica, allora si, che si è cacciato in un vicolo cieco se dall’altra parte c’è uno/a vecchio/a bigotto/a cattolico/a praticante, che antepone la sua etica religiosa sopra a tutto, la sua fede politica sopra a tutto. E così lui, piccolo, insignificante granello di una società malata, ha solo due strade, fingere o essere se stesso. Anche l’AG però ha il suo orgoglio, la sua personalità, i suoi valori e così sceglie di essere se stesso. Morale della favola, non gli verrà concessa quella famosa patente, che, è il caso chiarirlo, non gli dava nulla nell’immediato, gli dava solo la possibilità di accedere al secondo livello del gioco, ovvero l’iscrizione obbligatoria presso quelle associazioni riconosciute dallo stato ed autorizzate alla intermediazione tra l’Italia ed un paese estero per l’affidamento di un bambino. Dimenticavo…..l’iscrizione costa dai 10-12 mila euro in su. Allora l’aspirante genitore si chiede, un cittadino pieno di ideali com’è lui, non si ferma qui, combatte, porta avanti le sue ragioni – anche un comunista anticlericale può essere un buon genitore – e si rivolge ad un legale per proporre ricorso avverso le istituzioni. Ma una vera società malata, lo è anche nelle sue istituzione giuridiche, per cui cosa possono chiedere nove giudici, alla parte ricorrente – al potenziale genitore – in un’aula di tribunale dove regna la locuzione “la legge è uguale per tutti”, al fine di valutare i criteri per ritenere giusto o meno il suo diritto ad essere genitore? CREDE IN DIO?
La fabbrica delle adozioni
II mass media hanno sempre affrontato il fenomeno delle adozioni - unica scelta di chi non riesce a soddisfare il sogno d’essere genitore – in maniera superficiale senza mai denunciare apertamente le falle di un sistema, gestito da istituzioni rappresentate da funzionari bigotti, conservatori e mentalmente inquinati da valori di matrice religiosa, che, nei confronti di coloro che vogliono intraprendere questo calvario, adottano una sistematica repressione, in ragione di criteri di valutazione completamente estranei all’oggetto della richiesta . Ebbene si, trattasi di calvario, ciò che dovrebbe essere un’ esperienza di vita alla ricerca della felicità, da ricordare con piacere negli anni, un tragitto positivo della propria vita, si trasforma in un interrogatorio di terzo grado che si prolunga per mesi, con estenuanti incontri dove l’aspirante genitore viene umiliato e reso impotente da personaggi frustrati nella vita, che però in quel momento esibiscono tutta la loro autorità nei suoi confronti e si sentono appagati. Entriamo nel dettaglio, scoperchiamo questo vaso di pandora. Esistono due tipi di adozioni: nazionali ed internazionali. Bene tutti si diranno, se le adozioni nazionali sono un sogno, (vista l’alta richiesta e la poca offerta) dirottiamo la nostra scelta verso le adozioni internazionali - bambini nel mondo in cerca di una famiglia ce ne sono migliaia di migliaia-, ma qui iniziano i problemi, visto che comunque si è obbligati a conseguire una specie di patente chiamata “idoneità all’adozione nazionale” che nel caso dell’internazionale non c’azzecca nulla, però si deve fare. Va bene, conseguiamo l’idoneità all’adozione nazionale, si dice quel folto gruppo di persone che non ha alcun problema di sorta ad accettare un bimbo etiope o indiano. Tralasciamo i preliminari di rito, ovvero la convocazione in questura, per chiederti cose che sanno già, (come ad esempio presenza di precedenti penali, lavoro svolto e redditi dichiarati) concentriamoci invece sul percorso che l’aspirante genitore (d’ora in poi per comodità lo chiameremo AG) dovrà affrontare con l’assistente sociale e con lo psicologo, percorso obbligatorio , affinché le istituzioni possano capire se è idoneo ad essere genitore. Comincia la sceneggiata, l’ AG deve fingere, deve dimostrare di essere quello che loro cercano, non deve essere se stesso, se racconta un piccolo insignificante episodio della sua vita da bambino o della sua famiglia di origine, subito menti malate - vedi psicologo e assistente sociale - convertono questo dato in qualcosa di brutto, negativo, che potrà essere usato contro di lui. Se comincia poi ad approfondire i suoi credo socio- politici, se comincia poi a manifestare il suo anticlericalismo, la sua simpatia per la sinistra politica, allora si, che si è cacciato in un vicolo cieco se dall’altra parte c’è uno/a vecchio/a bigotto/a cattolico/a praticante, che antepone la sua etica religiosa sopra a tutto, la sua fede politica sopra a tutto. E così lui, piccolo, insignificante granello di una società malata, ha solo due strade, fingere o essere se stesso. Anche l’AG però ha il suo orgoglio, la sua personalità, i suoi valori e così sceglie di essere se stesso. Morale della favola, non gli verrà concessa quella famosa patente, che, è il caso chiarirlo, non gli dava nulla nell’immediato, gli dava solo la possibilità di accedere al secondo livello del gioco, ovvero l’iscrizione obbligatoria presso quelle associazioni riconosciute dallo stato ed autorizzate alla intermediazione tra l’Italia ed un paese estero per l’affidamento di un bambino. Dimenticavo…..l’iscrizione costa dai 10-12 mila euro in su. Allora l’aspirante genitore si chiede, un cittadino pieno di ideali com’è lui, non si ferma qui, combatte, porta avanti le sue ragioni – anche un comunista anticlericale può essere un buon genitore – e si rivolge ad un legale per proporre ricorso avverso le istituzioni. Ma una vera società malata, lo è anche nelle sue istituzione giuridiche, per cui cosa possono chiedere nove giudici, alla parte ricorrente – al potenziale genitore – in un’aula di tribunale dove regna la locuzione “la legge è uguale per tutti”, al fine di valutare i criteri per ritenere giusto o meno il suo diritto ad essere genitore? CREDE IN DIO?