IL DEMOATEO

Il quinto vangelo


Primavera del 1945 a circa 60 km da Luxor, due contadini rinvengono nella sabbia due giare d’argilla dalle quali viene prelevata una brocca di dimensioni contenute. I molti manoscritti che vengono alla luce, vengono denominati “i codici di Nag-Hammadi”. Tra di essi spicca il vangelo secondo Tommaso, certamente il più antico tra i vangeli conosciuti fin d’ora, e impropriamente denominato “il quinto vangelo”. Vi sono, in questo documento, frasi del cristo inedite che rendono la sua figura diversa da quella esternata dal mondo cattolico. A differenza di molti altri vangeli - scritti certamente molto più tardi e sulla base di trasmissioni orali alterate inevitabilmente dalla successione e dal tempo – dal vangelo di Tommaso, emerge un Gesù molto saggio, più umano, spacciatore di gnosticismo, vicino alle filosofie orientali, decisamente rivoluzionario, provocatore, energico avversario dei potenti e assolutamente distante dal modello primitivo cattolico “colpa/peccato”. Rispetto ai più rinomati “canonici” balza all’occhio l’assoluta mancanza di inutili orpelli narrativi enfatizzanti, l’autore sembra non conoscere l’esito finale della vicenda, a dimostrazione che di ciò non vi è alcuna prova “provata”. Alla luce di quanto detto, appare incomprensibile - a differenza della chiesa dove se ne capisce la convenienza - il motivo che ha spinto storiografi, storici, mass-media a non divulgare questa scoperta in tutte le sue sfaccettature che vanno ben oltre la fredda notizia di un ritrovamento di manoscritti, notizia che tra l’altro è conosciuta da pochi, più che altro da appassionati della materia e non certo dalla massa di cattolici credenti e praticanti, a dimostrazione di come la chiesa, il clero, - e non solo - manipoli le informazioni sulla vita di Gesù e sulla nascita del cristianesimo.