see-saw

SOTTO LE STELLE DEL JAZZ


Quando si sono spente le luci nel teatro era una notte stellata. Paolo Conte è un musicista notturno, a tracciar sentieri di polvere luminosa nella penombra degli animi umani. Esistono tante storie da raccontare, ma la loro sopravvivenza nella memoria dei tempi dipende molto dalla forza del narratore. Paolo Conte scrive le sue storie su uno spartito e le racconta così, mormorando, graffiando, tacendo, ascoltando, tra una boccata di sax e un sorso d'ironia. Quella di evocare immagini attraverso percezioni sensoriali diverse dalla vista è un'acrobazia che riesce a pochi. C'era una platea che vedeva ad occhi chiusi, vedeva Bartali arrancare scomposto, conosceva finalmente Max di persona, aspettava il diavolo rosso per un'aranciata; ed io non li guardavo, gli altri spettatori, ma sentivo, sapevo che vedevano quel che vedevo io. Poi si tornava alla realtà sotto uno scroscio di applausi e riappariva il teatro per quel che era, semplicemente: una notte stellata. Uscendo dal teatro, serenamente assorto, ho assaporato il dolce retrogusto di un'intima scoperta: esistono notti senza buio, e sono notti speciali.