Alberologia.........

Dendropsicologia "Indagini sulla personalità"


Disegnami un albero e ti dirò chi sei! Così scrive Evi Crotti * psico-pedagogista e direttrice della scuola grafologica di Milano nonché autrice di altri testi. Con questo libro l’autrice riprende quello che fu ideato e messa a punto intorno agli anni '50 da Emil Jucker, studioso svizzero. Costui  aveva teorizzato un processo di identificazione dell’uomo con l’albero: attraverso dinamiche inconsce, l’uomo si identificherebbe appunto nell'albero, proiettandosi in quella forma verticale che ricorda la posizione eretta. Alcuni anni prima, negli Stati Uniti, Buck (1947-48) utilizzava lo stesso soggetto con le stesse finalità all’interno della sua prova chiamata H-T-P (house, tree, person). Altri studiosi successivamente hanno adottato il metodo, ma le loro interpretazioni si basavano prevalentemente su conclusioni intuitive. Fu tuttavia Karl Koch che, raccogliendo i risultati delle ricerche del dottor Jucker, presentò uno studio completo sul disegno dell’albero utilizzato come metodo di analisi psicologica (“Il reattivo dell'albero”, OS, 1984, Firenze).Comunque l’autrice Evi Crotti, mette in evidenza la personalità dell’individuo proprio attraverso il disegno dell’albero. Proprio  l’albero, a causa della sua posizione eretta, può simboleggiare l’uomo. Molti sono infatti gli autori (Koch, Jung, Jucker, Buck) che hanno evidenziato una stretta relazione fra struttura dell’albero e struttura umana, in quanto si ritiene che il mondo vegetale raggiunga nell’albero il più alto grado di somiglianza con l’uomo.L’albero disegnato verrebbe così a simbolizzare la persona che lo disegna, perciò eventuali squilibri nel disegno dovrebbero essere indice di disarmonie nell’esecutore del disegno. Nel disegnare un albero infatti il soggetto sceglie dalla sua memoria, tra gli innumerevoli alberi visti, quello con cui ha una maggiore identificazione empatica. Apparentemente il processo sembrerebbe piuttosto semplice, ma in realtà, quando si disegna un albero, non ci si limita a scegliere un’immagine nella nostra memoria e a riprodurla: l’atto stesso di disegnare implica anche un processo che modifica e trasforma l’oggetto della nostra riproduzione, processo che è fortemente influenzato dai nostri sentimenti.Per cui, secondo lei, le radici raccontano l’impatto con la Madre-terra, con il mondo sotterraneo, quella sfera che rappresentano le emozioni con l’inconscio e l’universo, gli istinti le passioni con l’archetipo e con l’arcaico femminile che c’è in ognuno di noi.Dal disegno del tronco viene manifestato il proprio Io che è il mediatore tra istinto e ragione, quel corretto equilibrio tra il passato e le esperienze future; la chioma rappresenta la zona degli ideali, della fantasia, delle aspirazioni e delle tensioni spirituali, l’espressione della socializzazione e della realizzazione degli ideali.Dunque dalla forma della chioma, la maniera di come viene raffigurato il tronco, il modo in cui vengono rappresentate le radici e tutto il contesto dell’albero, finanche la scelta stessa della pianta, se disegnata in maniera delicata o marcata oppure tratteggiata, suggeriranno degli indizi sulla sua personalità dell’individuo che si è sottoposto al test.Una qualunque disarmonia fra queste parti dell’albero, posizionare il fusto (o la chioma) rivolto a destra o a sinistra, oppure disegnarlo nella parte bassa o alta del foglio, indica una difficile integrazione tra la realtà interna ed esterna dell’individuo.Vengono così identificate quelle particolarità che potrebbero rasentare la patologia, sottolineandone il carattere, l’indole, ma anche il temperamento il disagio di un paziente evidenziandone anche un malessere (psichico).Tutto questo per significare che disegnando gli alberi alla presenza di uno psico-pedagogista e  attraverso la sua esperienza,  ci permettono di indagare sulla personalità dell’individuo, mettendo in luce alcuni disagi (psichici) che in qualche modo potrebbero aggravarsi ma conoscendoli in anticipo possono essere risolti con l’aiuto del professionista.* E tu che albero sei? Ed Mondadori 2006          Cromoterapia: Il verde calma Altri studiosi come lo psicologo Stefanescu-Goan ha scoperto e sostenuto che questo colore viene percepito come calmante, amichevole, mite e dolce. Sembra, inoltre, che queste caratteristiche attribuite al verde sono riscontrabili nelle varie culture: i tibetani venerano una dea chiamata «Tara verde», che presiede alla calma curativa ed alla mitezza che armonizzi la psiche e che il verde foglia ed il verde medio abbiano un effetto riequilibrante.Infatti se chiediamo in un sondaggio, a tutti quelli che incontriamo di associare spontaneamente qualcosa o un luogo al colore verde, i più risponderanno “bosco” o “prato”. Il bosco,dunque gli alberi, con i propri colori potrebbero divenire luoghi di cura per la mente e per lo spirito visto che già altre patologie possono essere sanate.  Nei miti giudaici, nella kabbalà, il verde è il colore della misericordia. Nella nostra cultura, sembra inutile dirlo, il verde rappresenta il simbolo della speranza.  La montagna come luogo di riabilitazione per malattie psichiatricheMa ancora altri studiosi, questa volta psichiatrici come Oriana Pecchio ci riferiscono di curare alcune malattie come con la medicina di montagna. Non c’è montagna senza Bosco, e non c’è bosco che non si trovi in montagna.Ovviamente, fanno eccezione a questo connubio inscindibile, tutti i boschi planiziali  Intervista di Oriana Pecchio a Sandro Carpineta, Medico Psichiatra presso l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia di Trento. La montagna diventa risorsa e luogo di riabilitazione anche per malattie psichiatriche. Questo il messaggio portato da Sandro Carpineta, Medico Psichiatra presso l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia di Trento e membro della Commissione Centrale Medica del Cai, al recente convegno di medicina di montagna di Bergamo. Gli abbiamo rivolto alcune domande:  La montagna può essere uno strumento di riabilitazione non solo per cardiopatici o asmatici o diabetici, ma anche per particolari patologie mentali?«Non ci sono preclusioni di sorta all’avvicinare pazienti psichiatrici alla montagna – risponde Sandro Carpineta - Sono state realizzate esperienze con pazienti con gravi patologie psichiatriche (quindi psicosi, autismo o gravi disturbi di personalità) inseriti in progetti che prevedono esperienze di media-alta difficoltà (arrampicata, neve/ghiaccio, altitudine ecc.)».  “Quest’albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. ” (L.Pirandello) Uno,nessuno,centomila.