Alberologia.........

Dendrolatria seconda parte....


Himmler appoggiò tale idea e costituì la Externstein Foundation.Tra i vari tentativi messi in atto dalla Chiesa Cattolica per estirpare i riti pagani è sicuramente importante la disposizione di papa Gregorio III il quale spostò la festa di tutti i Santi dal 13 Maggio al primo di novembre. Lo scopo era quello di sovrapporla e sostituirla, alla festa celtica di Samhain (Halloween) festa della fine dell’estate. Divenne festa di precetto ed estesa dall’imperatore Ludovico I ai territori a lui assoggettati. Agli inizi dell’XII secolo, perpetuandosi il culto dei boschi in Germania, la chiesa locale ordinò di abbattere gli alberi; cosa che si ripeté più tardi anche in Boemia dove il vescovo Ottone di Bamberga (1060-1139) appreso che nei boschi attorno a Stettino7, vi erano querce sacre, non riuscendo a farle abbattere a causa della reazione violenta dei contadini del posto, fece diffondere la voce che molte di esse erano abitate dagli spiriti maligni. Dovevano quindi essere abbattute e, se necessario, anche con il suo intervento personale. Il suo biografo Herbord ci tramanda che il vescovo e i suoi sacerdoti iniziarono subito, armati d’asce e lance, a distruggere gli alberi nei boschi. Dopo che il popolo si accorse che gli dei non si difendevano, si unì all’opera. Mons. Ottone lasciò solo una quercia per la preghiera degli abitanti di Stettino, a condizione che sotto l’albero non venisse praticata alcuna divinazione.L’albero sradicato divenne in pieno medioevo l’emblema dei Templari.Fig. 61. “Prova” di SanBonifacio mentre i paganisacrificano un ariete.7 Stettino è ancora circondata da tre boschi: Wkrza¥nska a nord, Bukowa a sud e Goleniowska a est.8 Membri dell’ordine militare-religioso del Tempio, fondato nel 1119, soppresso nel 1312, aveva come scopo la guerra contro gli infedeli e la difesa del Santo Sepolcro.Se l’albero sradicato era il simbolo dei Templari8, l’olmo (Ulmus campestris L.) acquistò un significato particolare per tutti i “monaci guerrieri”; per loro era identificato come pianta sacra ed assumeva significati di amicizia, protezione, sostegno, amore e perfezione. L’albero dell’olmo fu particolarmente significativo anche per i Cavalieri Templari, e per estensione iniziò a far parte della simbologia cristiana e loro stessi utilizzarono spesso le denominazioni “Santa Maria dell’Olmo” o “Madonna dell’Olmo” per intestare le loro chiese. Prova ne è la chiesa principale di Castelmezzano (Pz), la quale si trova nel centro del paese, e si chiama Santa Maria dell’Olmo, edificata nel XII secolo proprio nei pressi di un olmo. La presenza della chiesa in vicinanza dell’albero e dell’acqua, rivela una correlazione tra questi due elementi di enorme carica simbolica: il primo potrebbe rappresentare l’albero della vita e il secondo la fonte della vita stessa.Fig. 62. Abbattimento nel 772, del tronco di un albero venerato dai pagani in territorio tedesco.In riferimento ai Cavalieri Templari, troviamo un curioso riferimento all’olmo nel Regno Unito, presso la località chiamata Temple, a Balanradoch, nella regione scozzese del Midlothian. In una leggenda locale in questo luogo sarebbe stata sepolta una parte del leggendario tesoro dei Templari: “tra la quercia e l’olmo sono sepolti milioni, li potrai trovare gratuitamente”, recita un vecchio detto locale (Twixt the oak and the elm tree / You will find buried the millions free).Il tentativo di eliminare il culto degli alberi dovette estendersi per tutto il Medioevo, quando i parroci rimproveravano e scomunicavano le persone che portavano offerte agli alberi o innalzavano altari sulle loro radici e richiedevano protezione per la propria famiglia e per i beni intonando canti o lamenti. Ma nonostante le scomuniche, i rimproveri e le minacce, il culto degli alberi si tramandò per altri secoli. La venerazione degli alberi si dimostrò essere ancora viva nel XIII secolo, quando il vescovo Anselmo, nel 1258, a Sventanistis, ordinò l’abbattimento di una enorme quercia sacra; la sua resistenza era tale che l’ascia rimbalzo sul tronco colpendo mortalmente il boscaiolo. Allora il vescovo in persona prese l’ascia per passare all’azione, ma anche lui non riuscì nell’impresa, così ordinò di bruciarlo.La lotta continuò anche nel secolo successivo. Tra il 1351 e 1355 a Perm, città della Russia europea, a contrastare le credenze pagani profuse il suo impegno un vescovo della chiesa ortodossa divenuto poi Santo, Santo Stefano di Perm, (1340-1396). Questi decise di agire in modo drastico, poiché la sua cella si trovava a poca distanza da una grande betulla, venerata dagli abitanti del luogo; la abbatté nel cuore della notte. Il giorno dopo, gli idolatri volevano ucciderlo, ma il Santo li fece desistere facendo notare che il “loro dio” non poteva essere così potente se aveva permesso ad un uomo di abbatterlo, e riuscì ad avviare il processo di conversione, tanto che Pimen, Metropolita di Mosca e di tutte le Russie, lo designò Vescovo metropolita di Perm.Nel XVI secolo, l’arcivescovo Carlo Borromeo divenuto santo nel 1610 e ricordato dalla chiesa cattolica il giorno 4 novembre, fece diffondere il suo pensiero e il suo monito in merito a culti e superstizioni:«Il giorno delle Calende di Maggio, consacrato ai Santi Apostoli Giacomo e Filippo si profana dal popolo con quelli alberi frondosi, che con ridicolo spettacolo si alzano in più siti di quella Città, e si chiamano il Maggio, o Majo7”.Questa “gentilesca superstizione” venne condannata dall’Arcivescovo di Milano Carlo Borromeo in quanto provocava gravi disordini, appurato che alcuni uomini immersi nel piacere di quella azione ridicolosa hanno tralasciato in quel giorno festivo di ascoltare la Messa, ed altri hanno tagliati quelli alberi a viva forza, e con disprezzo sul fondo altrui, e spesse volte ne’ beni della Chiesa. Dal che si originarono risse, inimicizie, ingiurie, odi, e talvolta uccisioni; disturbavano i divini Offici e le Prediche, i bagordi, le ubbriachezze, i motti osceni ed altre nefande dissoluzioni».Intimò ai vescovi di proibire quello spettacolo con pene ai contravventori ricorrendo ai Magistrati in caso di bisogno. Suggerì, infine, di rivolgere in quel giorno preghiere a Dio, con“divote processioni ed in vece di quelle piante profane d’inalberare pubblicamente, e con religiosità il Santissimo Albero della Croce di Gesù Cristo nei luoghi più cospicui della città...”Il V Concilio Provinciale di Milano (1579), invitava i vescovi a trasformare le antichissime ed “empie” usanze che si tenevano il 10 maggio. In tale giorno era consuetudine nei centri della provincia trasportare in tripudio “frondosi alberi” da innalzare nelle piazze e in altri siti.Ai vescovi venne imposto di scoraggiare la partecipazione a tali feste cercando soprattutto di trasformare la ricorrenza pagana in occasione di cristiana esultanza, di testimonianza a Dio e di professione di fede9."Si levi l’abuso che in questa diocesi è grande di drizzar gli albori che si chiamano “Maggi” alle feste delle Calende di Maggio, che oltre causare molti disordini, risse, et soprattutto scandali, dà segno più presto di una pagana superstizione che di attione cristiana e in vece loro si drizzino delle croci in tutti i capi delle strade pubbliche."Così ammoniva il Nunzio Apostolico della diocesi di Alba nell’anno 1584, contro l’usanza diffusa d’innalzare “maggi” nel basso Piemonte. Da qui forse la trasformazione di un rito pagano: si cominciò a portare grandi alberi inghirlandati in processione, che poi venivano piantati.Fine seconda parte......Continua.......Tratto da ALBEROLOGIA di Antonio de Bona www.alberologia.it