IL SEMAFORO

Post N° 58


ALTER EGO E ALTRE QUISQUILIEI toni accesi delle discussioni di questi giorni, mi hanno suggerito alcune considerazioni e quesiti sul dialogo, la tolleranza e l'amore. E' fuori discussione che la comunicazione tra persone con idee politiche diverse,sia difficile,se non impossibile. L'armatura delle idee e delle faziosità che ciascuno di noi costruisce attraverso le proprie esperienze di vita, ha la funzione di proteggere l'individuo in un involucro di certezze, tanto effimere quanto mutabili, che tuttavia risultano preferibili all'assoluta mancanza di punti di riferimento e all'eterno senso d'ignoto, in cui ricade anche la conoscenza di se stessi. Quante volte diciamo con tono perentorio- Io mi conosco, questa cosa non la farei mai!-e poi, nel corso degli eventi,ci accorgiamo di fare proprio quello che non avremmo voluto, così lontano dal nostro modo di pensare e di agire. Segno che la conoscenza di noi stessi, dei nostri comportamenti e bisogni, è sempre parziale,e la tipologia delle  reazioni umane,è standardizzata solo all'interno di contesti in cui si conoscano tutte le variabili.Ma se un elemento varia nella casualità, tutto il sistema si sposta verso la ricerca di un nuovo equilibrio, con l'attuazione di comportamenti che lasciano stupefatti anche noi stessi. L'incomunicabilità degli esseri umani è, in fondo, la paura di affrontare l'ignoto, come l'astronauta che per la prima volta deve affrontare il suo viaggio nello spazio. Difronte alla prospettiva di cambiare ottica, e al  tentennamento delle nostre certezze-non certezze, siamo spinti a bloccare ogni tentativo di dialogo e, talvolta, a brandire l'arma dell'insulto che diventa una stategia di sopravvivenza e di difesa dell'individualità e del territorio. Ammettere che il nostro interlocutore  abbia una visone più ampia, più completa, più matura, significa,per molti, un crollo dell'autostima, per altri, un ridimensionamento del narcisismo. Il senso di frustrazione che proviamo dopo un incontro-scontro, ci costringe a rivedere,in pochi attimi ,le nostre scelte di vita, per difendere le quali, preferiamo evitare l'autoanalisi, rifugiandoci nel solito- Che resti delle sue opinioni, io ho le mie e non le cambio!-Ogni dialogo è un confronto tra muri, e siamo tutti alter ego dei muri degli altri.Non riusciamo a comunicare perchè, in realtà, NON VOGLIAMO comunicare, per proteggere la nostra specie e adattarci ad un ambiente dialettico ostile e invivibile. In amore è la stessa cosa, e mi riferisco ad un tipo particolare di amore: quello di coppia,rigorosamente eterosessuale. Qui, i problemi sono maggiori,perchè oltre alle componenti comuni dell'incomunicabilità, c'è la differenza strutturale del cervello maschile e femminile, che inevitabilmente condiziona il rapporto. Può un uomo di destra amare una donna di sinistra? E può un uomo di sinistra desiderare di condividere piacere, esperienze ed emozioni con una donna di estrazione cattolica? Alt, fermatevi un attimo e non siate precipitosi di rispondere affermativamente, con la motivazione che l'amore può superare ogni barriera e difficoltà. Questo è un luogo comune che alimenta la favola di Biancaneve. Sarebbe bello che ognuno di noi desse il proprio contributo senza troppe idealizzazioni e illusioni, distinguendo tra amore, attrazione fisica e innamoramento. L'amore presuppone un progetto armonico comune,in cui gli intenti siano i medesimi, pur nella naturale diversità di ciascuno. E' lapalissiano che l'attrazione fisica,o la passione più estrema,possa scoccare tra persone di pensiero diverso,purchè di livelli culturali compatibili, ma questo non è amore o almeno non sempre.Spesso, tutto ciò che è simile a noi non ci attira, mentre il diverso, se non l'opposto,diventa la nostra segreta ossessione, il nostro morboso desiderio. Nessuno dice, però, che l'idea di tutti è quella di far proprio l'oggetto così diverso del nostro amore,per cambiarlo,adattandolo ai nostri bisogni ed egoismi. La cosa può funzionare finchè dura l'attrazione fisica,e finchè si protrae lo stato d'innamoramento che ha un ciclo fisiologico di circa 3 anni, nel migliore dei casi. In questa fase, le differenze di pensiero diventano motivo di " convergenze parallele" nel dialogo e nell'intimità, ma il problema è solo rinviato. Con la fine dell'innamoramento, le differenze riprendono corpo e si avviano alle inevitabili fratture e all'insanabilità del rapporto. Gli individui diventano obiettivi, ma la coppia peggiora e si spacca. Si litiga su tutto: amministrazione, tempo libero, acquisti e investimenti, educazione dei figli, se ci sono. Si arriva a vedere l'altro  come "il" nemico politico, criticandone, sino all'umiliazione, le scelte e l'attivismo. Infine,ci si lascia malamente, ammettendo reciprocamente di non essere fatti per stare insieme. Ognuno per la sua strada con l'amarezza in bocca  e con l'idea di star soli o di trovare un partner più simile, più complice, più tutto. Salvo poi, al momento meno opportuno, ricadere nello stesso identico stramaledetto errore. In fondo, siamo sempre  inguaribili masochisti dell'ultim'ora. Au revoirStreghella16