Semiconduco

Esperimento di scrittura creativa


Sono sul balcone, seduto sulla mia sdraio nera, e guardo la crepa che si allarga sul muro. A fianco, di sfondo, la luce del sole sbatte forte e arancione sui muri delle case dall'altra parte della strada. Il bicchiere è pieno a metà, la bottiglia è vuota. La crepa si allarga in maniera continua. Qualsiasi osservatore meno attento di me (cioè chiunque tranne me, a dirla tutta) non riuscirebbe a percepire quell'impercettibile movimento. Ma io lo vedo. Oh, se lo vedo. La crepa si allarga. Di millisecondo in millisecondo; e nessuno lo sa, tranne me. Non che la crepa sia la cosa essenziale: è un epifenomeno, ne sono consapevole. Eppure la dice lunga, su un sacco di cose. Soprattutto quel suo osceno allargarsi... Poteva limitarsi a rimanere una sottilissima riga nera e nuda sul muro. Ma no. La nudità non è abbastanza: ci vuol altro, caro il mio, ci vuol altro... Ma ripeto: non è la cosa essenziale. D'altronde anche la mia coscienza è un epifenomeno, quello stesso con cui percepisco la crepa. Ma allora chi vede cosa? Sono io che vedo la crepa, o è lei che vede me? E si allarga, si allarga. No, capite, la questione, oltre a essere di principio, è anche parecchio importante: ci tengo a sapere se sono io che vedo la crepa o se è la crepa a vedere me: ne va della mia dignità di... [*] Ma come si fa a dire, poi, alla fine, che niente è importante, niente conta. Col cazzo. La crepa sta qui e mi guarda, si allarga, come faccio a ritenere che non sia importante. Se continua così veniamo giù tutti, io, il muro, il palazzo; e pure la crepa. Che poi invece prima parlavamo delle cose essenziali. Per esempio, ci credereste mai che questa luce arancione, quella che vedo a fianco, sullo sfondo, è essenziale? Ma come, non era sullo sfondo? Certo. Proprio per questo è essenziale. Non è manco troppo difficile da capire. [*] ricordarsi l'associazione improvvisa con "crepa" ("non-crepante, non-creposo" eccetera)