Creato da semprecesare il 21/03/2013

DESERTO DI SABBIA

Il segreto di un uomo.

 

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IL BALCONE

Post n°172 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare

Post n°372 pubblicato il 03 Marzo 2011 da cesarexxxxxx
Ricordi di un tempo perduto
Avevamo fatto l'amore. In modo un po' frettoloso, come capita quando hai i minuti contati, in quello spazio di tempo rubato in un rapporto lontano, da dividere con la presenza e le esigenze di una vita diversa da quella che avresti voluto vivere. Il piacere di vedersi, toccarsi, cercarsi, consumato nell'ansia del poco tempo... era più lunga l'attesa che il momento vissuto. Così quella notte d'estate mi ritrovavo in quella camera buia, aspettando il mattino e la ripartenza, solo con i miei pensieri e le mie insoddisfazioni. In mutande, affacciato a un balcone di cemento a guardare le stelle di quell'angolo di cielo che non apparteneva alla mia città, davanti a quei profili oltre i quali si proiettavano le luci lontane. Ma che ci facevo lì? Perchè consumavo tanta pazienza e tanta fatica? Per un sorriso? Per una carezza? Per una parola? Certo non era un sorriso qualunque, una voce qualunque, era la sua voce e il suo sorriso, tutto quello che desideravo, ma non vissuto così, ai margini del luogo e del tempo, delle parole smozzicate e consumate in fretta, dell'amore raccattato in un giro di lancette d'orologio. Respiravo l'aria della notte, in lontananza, il rumore di un mare invisibile, dove si cullava il riflesso della luna. Il bordo ruvido del balcone lasciava segni rossastri e puntiformi sulle braccia, tutto quel viaggio tra andata e ritorno, per il tepore di un attimo, per assaporare un profumo che mi rimaneva addosso. Questo balcone grigio dentro il quale raccogliere il dopo, rannicchiato su una poltrona, il pensiero di un letto non mio, l'insonnia dentro la quale raggomitolare un presente senza un futuro, le frasi d'amore che mi cadono dal cuore, interdette dal silenzio, la voglia d'amore destinata a esplodere con una miccia troppo corta. L'alba mi coglie con gli occhi spalancati nel buio, una tortora tuba ostinata sul lampione di fronte, senza melodia, con un ritmo noioso...è ora, mi sciacquo la faccia, mi rado, afferro la valigia e riparto per casa, mi sento un emigrante che cerca una via per la sopravvivenza, so che questo treno mi riporterà ancora avanti e indietro fino a quando quest'elastico mi si spezzerà addosso. Ferendomi dentro, così come è stato. Che curiosa la mia vita...

 

 
 
 
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