Eufrasio Burzi

LA SIGNORINA KIM BOGS


   Oh Edward, Edward mio caroti prego, non pensare male di me. In tutti questi anni, estate o invernonon v’è stato un solo attimo, un solo giornoche io non abbia pensato a te.Dicono che il tuo corpo sia sepolto sotto qualche anonimo lembo di terra  ma io lo sento, so che sei ancora vivoe mi sembra quasi di vedertiin quel tuo vecchio, enorme castelloimmenso come la tua solitudinealle prese con le tue stupende sculture!Perché se le tue grandi mani di forbiceerano così goffe e buffe nella normalitàle tue opere sapevano accarezzarti l’animacon estrema dolcezza, delicata tenerezza!Quando ti strapparono dal tuo castelloper trasformarti in un fenomeno da baracconeancora non conoscevi la cattiveria umana. Eri così ingenuo, così puro e pulitoche certo non potevi immaginarequanta ipocrisia, quanta falsità,quale ferocia, travestita da perbenismoalbergasse nella mente della gente!Oh Edward, amore mio caroche brividi sapevano regalarmiquei tuoi occhi innocenti e tristiquel tuo sguardo profondo e taciturno.Vi fu un solo un timido bacio tra noima delle tue labbra conservo ancora il loro dolce e malinconico sapore.Stretta  fra le tue braccia, abbandonata a tesentivo sciogliermi al calore del tuo corpo! Quale donna non amerebbe un uomo così?Ho lasciato credere a tutti che fossi mortoperché ritornassi a vivere nel tuo castelloperché quella era la tua casa, il tuo mondo.Fuori ti avrebbero sbranato, ridotto a pezzied io questo non lo potevo permettere! Quante volte ho pensato di venire da teOh, amore mio, tu non sai quante!Ma non l’ho mai fatto e non lo farò adessoche sono vecchia e malferma sulla gambeora che della mia antica bellezza nulla è restato! Forse non mi riconosceresti nemmenoForse ti farei persino pena oppure orrore!Perché io so con assoluta certezzache tu sei rimasto quello di alloraL’arte è come un bambino che non invecchia mai, sopravvive a sé stessa e al tempo che muore.Arriverà un altro Natale e la tua neve verrà giùquasi danzando, come tanti bianchi petali di rosa.Ed io, come allora, vorrei volteggiare leggeratra meraviglia e fiabesco stuporesul pavimento del tuo folle, grande amore…ma non ne ho più la forza né l’agilità!Perdonami Edward, amore mio amaro!  Eufrasio Burzi