Eufrasio Burzi

SANT'ERASMO - NOTIZIARIO DI QUARTIERE


Eufrasio Burzi... la poesia di Gaeta Vecchia Sono nato in un paese di mare / ho veduto mani incallite, nervose, / donne antiche curve sul pomeriggio, / il lento scorrere di rosari fra le dita. / Sono nato in un paese steso al sole / come le reti assonnate dei pescatori, / in una notte in cui il cielo era mare / fra stelle lontane e luci di lampare. / Sono nato sopra un ‘onda leggera, / danzando sul filo d’una fragile chimera / e all’ombra della vecchia scogliera / ho respirato salsedine amara... “Sono nato in un paese di mare… ho respirato salsedine amara”: sono forse proprio questi bellissimi versi di EUFRASIO BURZI a raccontarci di questo cantautore-poeta da sempre legato al rione Sant’Erasmo. Autore di numerose canzoni, poesie e video su temi anche espressamente o comunque legati a “Gaeta Vecchia”, Burzi predilige atmosfere e sfumature che in qualche modo raccontano di noi, del nostro vivere, della nostra gente, del conflitto tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. Con parole e “colori” a tratti cupi e a tratti velati, a tratti sanguigni e verosimili, a tratti sofferti e penetranti, Burzi si abbandona alla “vera” poesia proprio quando l’incisività del verso e dei ritmi narrano con determinata precisione sentimenti e desideri universali, sconfitte e solitudini, denunce e auspici in cui tutti possiamo in qualche modo ritrovarci. La peculiarità della sua esperienza di vita (combattuta e particolare) resta comunque intatta ed è figlia del percorso tortuoso di un uomo che ha fatto della Scrittura e della Musica una vera ragione di vita, un’opportunità di conoscenza. Passione, dedizione, studio, hanno riempito di significato finanche il “male di vivere” sempre e comunque in agguato, vuoi per la spiccata sensibilità, vuoi per l’indole poetica che porta a non domare mai quello spirto guerrier ch‘entro ci rugge come confidava Ugo Foscolo nella celebre poesia “Alla sera”. Interrogare se stesso, le proprie paure e fissazioni, i ricordi, le persone entrate e uscite dalla sua vita, le situazioni subite o affrontate, le attese grondanti di dolore acerbo, le sconfitte mai digerite, le battaglie perse o mai neppure affrontate, la fiducia disattesa, il perdono mai ottenuto e mai pienamente dato... tutto è materia di Poesia, coinvolgente e sconvolgente, proprio come l’indole del Burzi, il “personaggio” che — tra simpatia ed esuberanza - abbiamo imparato a conoscere e amare. Ve lo immaginate un Eufrasio diverso da quello che è? Senza le intemperanze, le battute pungenti, i ragionamenti ad alta voce, le sfide, i consigli, la maniera paterna con cui diventa compagno di strada dei tanti problemi altrui? No! Eufrasio è Eufrasio! E tale deve rimanere. Per tutti noi! Per continuare a cantare e rappresentare un rione che - come lui - scalpita e geme, desideroso di emergere dalle criticità ataviche, ma anche di valorizzare le preziose tradizioni e potenzialità di cui va fiero. Nella prefazione alla raccolta “Saldi di fine stagione”, pubblicata nel 2011 dalle Edizioni Ensemble, così leggiamo: “La poesia di Burzi risente a pieno del “sale” di questo splendido Golfo di Gaeta! Ne risulta intriso il suo sangue, il suo sentire, il suo soffrire. La “salsedine poetica” si avverte tutta nei versi diretti, nelle lacrime, nell’autoironia, nella voce, nello sguardo, nella solitaria esistenza come nella semplice risata di questo “poeta del mare”. Poeta del mare che canta Gaeta, la madre, Gaeta l’amata, l’amante, il sogno, la scommessa, la vita che scorre tra convinzioni e tradizioni, fra miti mitigati da una fede sanguigna e genuina anche quando è rinnegata o taciuta...” Solo la Poesia diventa speranza in un abisso salato che imprigiona “nel vortice del non- senso”... Solo la Poesia accompagna e crea ponti, ristabilendo la giusta considerazione di sé, la giusta opportunità di “salvezza” dal baratro della solitudine più nera.