Lu sensu te campa...

I nuovi studi sulla SDMS


Le terapie d'urto (usiamo il plurale perchè qui, chi prima e chi dopo, tutti hanno cercato di fare la stessa cosa) a quanto pare non hanno portato ad alcun risultato.Le canoniche metodologie adottate dagli STRIZZACERVELLI (in arte Psicologi) purtroppo non possono riscuotere larghi consensi in considerazione del fatto che, se nella fattispecie pur presentandosi come terapisti e pazienti al tempo stesso non riescono ad ottenere risultati plausibili... immaginiamo l'applicazione di tali metodologie sugli altri!Ad aggravare la situazione poi, è la difficoltà a comunicare con i "terapisti-pazienti" (in seguito Favolisti) che sovente assumono atteggiamenti simili ai Testimoni di Geova: esseri sordi, occlusi agli input provenienti dagli individui circostanti e portati ad enucleare esclusivamente concetti prettamente ridondanti.Pertanto, anche se non condivisa dai Favolisti, la terapia d'urto sembra essere una delle vie risolutive più indicate. Qualora detta terapia d'urto dovesse fallire è necessario ricorrere alla Terapia DUCSP (D'Urto Corporale Seria Proprio), un tempo nota come “Terapia a Scaffunintrallafaccia”. In ogni caso, se anche la stessa dovesse non portare a risultati apprezzabili, si consiglia il debellamento della patologia mediante la sopressione dell'individuo. (Manuale del Terapista Psicologico Perfetto, Ed. Mondadori)Nuovi studi condotti dal Prof. Yogi Bear sulla SDMS (Sindrome Depressiva da Mente Serena)  presso la prestigiosissima Harvard University, hanno aperto nuove frontiere sulla cura di questa patologia. La patologia -dice il Prof. Yogi- si manifesta spesso in età matura ed è riconoscibile nella seguente sintomatololgia: espressioni del viso sciocche presenza dell’amico/a “invisibile” spesso denominato/a Pallino/a paziente spesso estraniato dalla realtà che lo circonda full-immersion in un mondo surreale assimilabile a quello di “Alice nel paese delle meraviglie” ostentamento dell’arcata dentaria sia superiore che inferiore alla vista di un obiettivo fotografico continui brividi di freddo che spesso inducono il paziente ad indossare capi pesanti anche nelle stagioni calde pronuncia continua di frasi del tipo: “Ehi ccè b’uei cu ne sai tie... ca iou tegnu li pinsieri mei...” Per curare i pazienti affetti da SDMS -prosegue il ricercatore- è necessario impegnare il paziente in molteplici attività lavorative le quali intrattengano il soggetto sia mentalmente sia fisicamente per una durata giornaliera media di circa 16-18 ore. In questo modo l’individuo non avendo nemmeno il tempo per urinare, tralascerebbe definitivamente i concetti ridondanti enucleati dalla sua mente ed i vari atteggiamenti atipici lasciando così ampio spazio alle vere essenze della vita che un individuo sano generalmente percepisce come problemi seri (e cazzinculo vari, ndr). La terapia va ultimata con la deframmentazione del disco (ove possibile, ndr). L’equipe di ricercatori del Prof. Yogi, inoltre, concorda che il paziente non va assolutamente compreso o accolto, ma spronato, strattonato e se necessario fustigato.