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Post n°101 pubblicato il 13 Gennaio 2007 da scurerossa
Passo dopo passo
Passo dopo passo nel bosco perduto, tranciando le foglie, evitando le fosse. Attento all’indecisione del demone nero che cerca e non trova le mie piccole tracce.
Pane nero di crusca e cipolle bacate, scansando la radura dove sarei bersaglio. Dimmi Valentina, dove si nasconde? La vipera fugge e non regge la colpa.
Ragnatela sul viso, ramo più basso. Scarpe infangate e maglia strappata. Dimmi Valentina, è vero che aspetta? Roccia di granito un cuore vi è inciso.
Per quanto mi pesi, non avevo più scelta, il demone nero deve essere scacciato. Tra montagne spuntate e frutti di bosco, per casa una grotta, un cespuglio per porta.
Ho visto che i lupi, ci fiutano prima, un riccio per cena ha sapore di pollo. Dimmi Valentina, è vero che l’han presa? I colpi bisogna farseli sempre bastare.
Sotto di noi la valle, i paesi rubati, il demone nero succhia ancora sangue. Guardiamo i convogli lungo la strada, la croce uncinata porta ebrei al martirio.
Dimmi Valentina, è vero che mi ama? Passo dopo passo nelle nostre montagne sperando che un giorno ci ricorderanno, tra funghi velenosi e sterco di topo, passo dopo passo avanzando il domani.
Post n°100 pubblicato il 08 Gennaio 2007 da scurerossa
Il vuoto
Mi attrae questo vuoto immenso, dove trovo la ragione del mio peregrinare, nudo sul selciato bagnato di pioggia, controllo la circumnavigazione del globo.
Perché alla fine è sempre questo il destino, rimanere soli dopo la battaglia, che di lusinghe e ori hanno bisogno, non certo di un profeta di sventura.
Il mio cavalle s’abbevera a questo fiume, scrolla il capo per scacciar le mosche, potessi come lui cacciarle dalla mia mente, dell’ottusità sento i rimbombi cupi.
C’è un bardo tra voi o un menestrello? Qualcuno a cui raccontar le mie gesta? Orsù coraggio che si faccia avanti, vedo solo ciuffi di carciofi e renitenti.
Vieni destriero mio fedele che è già l’ora, nuove terre e nuovi dei da buttar dai troni, suscitando sempre grandi entusiasmi, per poi di nuovo essere gettato al fosso.
Mi attrae questo vuoto che è rifugio, placa il mio tormento e la mia ira, avessi donna d’amar in questa landa, forse farei fatica a ripartir di nuovo.
Vieni destriero è l’ora tarda, galoppar dobbiamo sino a sera, tra stelle di un emisfero ostile, in nome di un sogno di libero pensiero.
Post n°99 pubblicato il 27 Dicembre 2006 da scurerossa
Cacciatore di conigli
Trappole di chiodi sopra la collina tra buste dell’ipermercato fosse di serpenti i vietcong scavano le buche.
Io so amare tra fecce avvelenate ma non spreco musiche di strada per principesse indisposte.
Cacciatore di conigli, spremo nuvole di stracci, lavando sulla scala mobile, l’ultima replica del cantautore sordo.
Ti lascio i tuoi problemi esistenziali e le tue gomme masticate.
Sono un cacciatore di conigli voglio raccogliere le mie emozioni ora che il mio cuore l’hai appeso a un albero di fico.
Sognerai la mia bocca.
Il generale Giap ha lanciato l’offensiva, Custer ha brufoli nel culo, penso che alla fine mi nasconderò tra le mangrovie.
Addio principessa.
Post n°98 pubblicato il 18 Dicembre 2006 da scurerossa
Signora borghesia
Le tue tette di plastica, signora borghesia, il tuo sorriso frigido.
Dimmi a chi pensi, con chi stai giocando? Signora borghesia, raccontami d’un pianto.
Signora borghesia, la tua futile ragione, testimone d’una rabbia, di breccia e di fango.
Non ti sei accorta, di quanto sia falso, questo vivere di pioggia.
Signora borghesia, accarezzerei le tue gambe per darti un’emozione, quella che hai perduto, di notte in un portone.
Guarda questa pioggia, come neve di menzogne, al posto d’una stella, al posto d’un amore.
Alla fine hai fatto bene, non ero l’uomo giusto, distrattamente nel cestino, un fazzoletto umido.
Signora borghesia, hai fatto la tua scelta, ritorna alle ricette, all’estetista arabo.
Signora borghesia, t’avrei acceso il ventre, giuro t’avrei dato, il senso d’un peccato.
Signora borghesia, sono quello che tua madre, scacciò dalle tue scale, l’anarchico ribelle, che t’insegnò ad amare.
Post n°97 pubblicato il 13 Dicembre 2006 da scurerossa
Il mio amico Occhio di Bue
Il mio amico Occhio di Bue, ha un occhio di vetro e gioca a scopone, ha un gatto che chiama Giovanni e ho il sospetto che bari a carte.
Il mio amico Occhio di Bue è un anarchico ubriacone, sua moglie l’ha lasciato per un Trevisano che fuma il sigaro toscano.
Il mio amico Occhio di Bue, è un anarchico che teme Dio, non si permette di bestemmiare, impreca solo al re e al generale.
Offrigli da bere e ti racconta una storia, di quando marinaio si vendette ad una donna, una che aveva addosso una puzza di capra, verso il cognac e ne dice un’altra.
Occhio di bue ha un occhio di vetro, ma quando racconta forse si bagna, Occhio di bue lacrima ancora, quando ripensa alla sua donna.
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Inviato da: cassetta2
il 06/12/2023 alle 16:24
Inviato da: ctthsoe
il 25/03/2009 alle 09:25
Inviato da: ctthsoe
il 25/03/2009 alle 09:10
Inviato da: ctthsoe
il 25/03/2009 alle 09:06
Inviato da: ctthsoe
il 25/03/2009 alle 08:37