sentierodisole

Dipinti e letteratura giapponese.


"La scena dell'inferno" di Akutaga e' la storia di un pittore a cui viene commissionata la realizzazione di un quadro sull'inferno buddista.Al di là dell'argomento un pò lugubre, questo e' uno dei racconti più belli di Akutagawa Ryunosuke e si basa su una antica favola giapponese; Nel 1969 ne venne realizzata una trasposizione cinematografica."Appena parlo del paravento già mi sembra di vedere quella scena terrificante proprio davanti ai miei occhi.La scena dell'inferno dipinta da Yoshihide era molto diversa rispetto a quelle degli altri pittori anzitutto per la sua composizione. In un angolo di una facciata del paravento dipinse minutamente il Juo(1) e i suoi seguaci, e tutto il resto del paravento era coperto da una sfrenata vampata di fuoco che sembrava che bruciasse anche il monte degli alberi di spade. Quindi tranne i colori gialli e blu dei costumi alla cinese dei vari governatori dell'inferno, che spiccavano sulla scena, si vedevano dappertutto soltanto fiamme violente dalle quali uscivano spirali di fumo nero che sollevavano insieme fuliggine e scintille color oro.Sarebbero bastate queste scene a spaventare la gente, ma in più c'erano un po' dovunque personaggi di rilievo in preda alle fiamme atroci. Nessuno di loro per il solito appariva in scene infernali dipinte da altri pittori. Invece Yoshihide aveva messo tra i suoi dannati tutti i ceti sociali dai nobili ai mendicanti. C'erano un alto funzionario in un rigoroso costume, una giovane dama di compagnia seducente in un magnifico abito, un bonzo col rosario, un goliardo con gli zoccoli alti, una giovanissima serva in un kimono attillato e lungo, un sacerdote con una bacchetta... se dovessi descriverli a uno a uno non finirei mai. Dunque tutta questa gente, tormentata dai Gozumezu (2), fuggiva in tutte le direzioni tra il fuoco e il fumo simile a foglie spazzate dalla tempesta. La donna che, con i capelli attorcigliati da una forca, si rannicchiava peggio di un ragno poteva essere stata una sacerdotessa o qualcosa del genere. L'uomo con la spada lunga infilata nel suo cuore che si era steso supino con le braccia aperte come un vampiro doveva essere un basso governatore provinciale o qualcosa di simile. E gli altri, massacrati con la frusta di ferro, pestati con una macina pesantissima, afferrati dal becco di uccelli strani, addentati dalla mascella di un drago velenoso... il modo di castigare era infinito quanto il numero dei dannati ma ce n'era uno particolarmente appariscente e terrificante. Una carrozza veniva giù dall'alto quasi sfiorando le cime degli alberi di spade simili alle zanne di una bestia. Numerosi erano i morti infilati ai rami degli alberi di spade. Nella carrozza, sulla stuoia arrotolata dal vento dell'inferno, si vedeva una dama di compagnia di alto rango che, splendidamente abbigliata e con i lunghi capelli neri travolti dal fuoco, agonizzava con la bianca nuca gettata indietro e la sua figura e la carrozza in fiamme non potevano fare a meno di trasmettere il terrore dell'inferno. Sembrava che tutto lo spavento di quella grande scena fosse concentrato su di lei. Era un' opera tanto eccellente che chi la guardava cominciava ad avere il dubbio di sentire un grido disperato.Per dipingere quella scena dell'inferno doveva essergli successo qualcosa di terribile. Altrimenti come faceva, anche se si trattava di Yoshihide, ad esprimere l'orrore dell'inferno in modo così vivo? Egli dovette subire la sorte crudele di sacrificare la vita in cambio di quell'opera del paravento. L'inferno dipinto da lui era quell'inferno nel quale un: giorno il miglior pittore del suo tempo doveva finire.Affrettandomi a parlare. di quel paravento può darsi che non abbia seguito bene il filo del racconto. Ora ritorno al punto dove il signore ordinò a Yoshihide di dipingere la scena dell'inferno sul paravento.Finale a sorpresa.(traduzione italiana "Rashomon e altri racconti" Akutagawa Ryunosuke - Unione tipografico - Torino 1983.
地獄変の屏風と申しますと、私はもうあの恐ろしい画面の景色が、ありありと眼の前へ浮んで来るやうな気が致します。 同じ地獄変と申しましても、良秀の描きましたのは、外の絵師のに比べますと、第一図取りから似て居りません。それは一帖の屏風の片隅へ、小さく十王を始め眷属(けんぞく)たちの姿を描いて、あとは一面に紅蓮(ぐれん)大紅蓮(だいぐれん)の猛火が剣山刀樹も爛(たゞ)れるかと思ふ程渦を巻いて居りました。でございますから、唐(から)めいた冥官(めうくわん)たちの衣裳が、点々と黄や藍を綴つて居ります外は、どこを見ても烈々とした火焔の色で、その中をまるで卍のやうに、墨を飛ばした黒煙と金粉を煽つた火の粉とが、舞ひ狂つて居るのでございます。 こればかりでも、随分人の目を驚かす筆勢でございますが、その上に又、業火(ごふくわ)に焼かれて、転々と苦しんで居ります罪人も、殆ど一人として通例の地獄絵にあるものはございません。何故(なぜ)かと申しますと良秀は、この多くの罪人の中に、上は月卿雲客(げつけいうんかく)から下は乞食非人まで、あらゆる身分の人間を写して来たからでございます。束帯のいかめしい殿上人(てんじやうびと)、五つ衣(ぎぬ)のなまめかしい青女房、珠数をかけた念仏僧、高足駄を穿いた侍学生(さむらひがくしやう)、細長(ほそなが)を着た女(め)の童(わらは)、幣(みてぐら)をかざした陰陽師(おんみやうじ)――一々数へ立てゝ居りましたら、とても際限はございますまい。兎に角さう云ふいろ/\の人間が、火と煙とが逆捲く中を、牛頭(ごづ)馬頭(めづ)の獄卒に虐(さいな)まれて、大風に吹き散らされる落葉のやうに、紛々と四方八方へ逃げ迷つてゐるのでございます。鋼叉(さすまた)に髪をからまれて、蜘蛛よりも手足を縮めてゐる女は、神巫(かんなぎ)の類(たぐひ)でゞもございませうか。手矛(てほこ)に胸を刺し通されて、蝙蝠(かはほり)のやうに逆になつた男は、生受領(なまずりやう)か何かに相違ございますまい。その外或は鉄(くろがね)の笞(しもと)に打たれるもの、或は千曳(ちびき)の磐石(ばんじやく)に押されるもの、或は怪鳥(けてう)の嘴(くちばし)にかけられるもの、或は又毒龍の顎(あぎと)に噛まれるもの――、呵責(かしやく)も亦罪人の数に応じて、幾通りあるかわかりません。 が、その中でも殊に一つ目立つて凄(すさま)じく見えるのは、まるで獣(けもの)の牙のやうな刀樹の頂きを半ばかすめて(その刀樹の梢にも、多くの亡者が々(るゐ/\)と、五体を貫(つらぬ)かれて居りましたが)中空(なかぞら)から落ちて来る一輛の牛車でございませう。地獄の風に吹き上げられた、その車の簾(すだれ)の中には、女御、更衣にもまがふばかり、綺羅(きら)びやかに装つた女房が、丈の黒髪を炎の中になびかせて、白い頸(うなじ)を反(そ)らせながら、悶え苦しんで居りますが、その女房の姿と申し、又燃えしきつてゐる牛車と申し、何一つとして炎熱地獄の責苦を偲(しの)ばせないものはございません。云はゞ広い画面の恐ろしさが、この一人の人物に輳(あつま)つてゐるとでも申しませうか。これを見るものゝ耳の底には、自然と物凄い叫喚の声が伝はつて来るかと疑ふ程、入神の出来映えでございました。 あゝ、これでございます、これを描く為めに、あの恐ろしい出来事が起つたのでございます。又さもなければ如何に良秀でも、どうしてかやうに生々と奈落の苦艱(くげん)が画かれませう。あの男はこの屏風の絵を仕上げた代りに、命さへも捨てるやうな、無惨な目に出遇ひました。云はゞこの絵の地獄は、本朝第一の絵師良秀が、自分で何時か墜ちて行く地獄だつたのでございます。…… 私はあの珍しい地獄変の屏風の事を申上げますのを急いだあまりに、或は御話の順序を顛倒致したかも知れません。が、これからは又引き続いて、大殿様から地獄絵を描けと申す仰せを受けた良秀の事に移りませう。All'interno di un altro romanzo "Il grido silenzioso" di Oe Kenzaburo ricompare un quadro misterioso, ma il suo  vero significato verrà svelato solo alla fine del romanzo."Salimmo nell'edificio principale del tempio e guardammo il dipinto dell'inferno. Scoprii per la seconda volta nel bosco e nel fiume di fiamme il rosso ardente che avevo visto sul dorso delle foglie della sanguinella colpite dal sole di un' alba nuvolosa, dopo aver vissuto per un centinaio di minuti all'interno di una fossa. In particolare, le macchie scure che chiazzavano le onde scarlatte del fiume di fuoco si legarono direttamente al ricordo delle screziature che intaccavano il rosso autunnale delle foglie della sanguinella. Mi concentrai subito sul dipinto. Il colore del fiume di fiamme e le linee morbide delle onde, sottili e tratteggiate con cura, acquietavano lo spirito. Un senso di immensa pace scorreva dal fiume di fiamme nel mio intimo. Nel fiume di fiamme la moltitudine dei morti gridava con le braccia alzate e i capelli ritti in testa, come fosse agitata da un vento violento. Altri dannati esponevano all'aria solo gambe e natiche magre e appuntite. Tuttavia, anche in quelle diverse espressioni di sofferenza c'era qualcosa che acquietava il mio spirito. Benché il loro tormento fosse manifesto, si aveva l'impressione che i corpi che lo esprimevano partecipassero a un solenne divertimento.Sembravano quasi essere intimi con la sofferenza. I morti che stavano sulla riva mettendo in mostra il loro squallido pene, mentre rocce infuocate li colpivano alla testa, al ventre e ai fianchi, davano la stessa impressione. Le donne morte, spinte verso la foresta di fiamme da diavoli che brandivano verghe di ferro, sembravano addirittura voler difendere strenuamente l'intima catena dei rapporti di sofferenza - i vincoli tra il tormentatore e il tormentato - che le legavano ai diavoli. Spiegai all'abate le mie sensazioni.«I dannati hanno sofferto ininterrottamente per un periodo di tempo così lungo che si sono abituati alla sofferenza; forse assumono un' espressione sofferente solo per conservare l'ordine del sistema», rispose, l'abate, condividendo il mio punto di vista. «La durata delle sofferenze all'inferno buddista viene calcolata in modo davvero strano. Per esempio, in questo inferno di fiamme la lunghezza di una notte e di un giorno corrisponde a sedicimila anni, ogni giorno e notte dei quali equivale a sua volta a milleseicento anni del mondo umano. È un tempo lunghissimo! Eppure i morti di questo inferno continuano a soffrire per almeno sedicimila anni, secondo questo criterio sovrabbondante. Quindi anche il morto più ritardato vi si abitua».«Vede quel diavolo ,che sembra un ammasso di pietre, quello rivolto dall'altra parte, in piedi che lavora con accanimento? Il suo corpo è pieno di buchi neri - non capisco se sono le ombre dei muscoli o cicatrici - e sembra piuttosto debilitato. Invece le donne che colpisce sembrano in buona salute. I morti paiono così abituati e affezionati ai diavoli da non provarne paura, vero Mitsu?».Anche mia moglie, con questa affermazione, aveva accolto il mio punto di vista, ma non sembrava trarre da quel dipinto il profondo senso di pace che io stavo provando. Piuttosto, il radioso buon umore che aveva dimostrato da quella mattina stava a poco a poco impallidendo. E, volgendomi verso Takashi, vidi che si era allontanato da noi e ora era immobile, chiuso in un ostinato silenzio nel buio dorato del santuario all'interno del tempio.«Taka, che ne dici?», lo chiamai; lui si voltò e, ignorando la mia domanda, replicò duramente.«Non sarebbe il caso di andare a prendere le ceneri di S, piuttosto che parlare di quadri?».Allora il giovane abate ordinò a un giovane confratello - che ci guardava incuriosito dalla veranda dell' edificio principale - di andare a prendere l'urna insieme a Takashi.«Taka ha sempre avuto paura del dipinto dell'inferno, anche da bambino», disse l'abate. ..."Oe ha una buona conoscenza della "Divina commedia di Dante" perchè quando era bambino suo padre gliene leggeva dei brani.1 - La divinità che giudica i morti secondo il Buddismo.2 - Torturatori dell'inferno con il corpo umano e con la testa di bue o di cavallo.