SENZA CONFINI 2015

Il terrorismo jihadista ha origini lontane


Il terrorismo jihadista ha origini lontanedi Carmen Palazzolo Debianchi Il mondo di oggi sembra pervaso da un vento di violenza multiforme, le cui manifestazioni vengono quotidianamente sottoposte alla nostra attenzione dalla televisione e dai giornali.Non è che un tempo le guerre, i delitti, le violenze non ci fossero; purtroppo ci sono sempre state ma non ne venivamo immediatamente e dettagliatamente informati come avviene attualmente grazie ai moderni mezzi di comunicazione, oltretutto di diffusione generalizzata. Questo sembra amplificare i fatti e la loro gravità. E non venitemi a dire, amici esuli giuliano-dalmati, che la cosa non ci riguarda perché anche noi viviamo in questo mondo e, anche se noi più anziani stiamo per lasciarlo, ci dovranno continuare a vivere i nostri figli e nipoti, e non lasciamo loro una bella eredità! Perché è chiaro che ciò che sta accadendo oggi è la conseguenza di quanto è stato seminato nel passato. L’ultima strage, che abbiamo appreso con orrore,  è appena accaduta venerdì, 26 giungo 2015, che è stato un giorno di terrore e di sangue in tre continenti, Africa, Asia ed Europa. Nel momento in cui scrivo, circa 100 i morti dall’alba alle ore 13.17, quando si è verificata l’ultima strage. Il terrore è iniziato alle prime ore del mattino nel sud della Somalia, dove dei kamikase si sono lanciati con un’autobomba contro una base militare dell’Unione Africana causando trenta morti. Il terrore è proseguito alle ore 10.17 in Francia, nello stabilimento della multinazionale Air Products di Saint Quentin-Fallavier, a 30 km da Lione, in cui si sono infiltrati due uomini lanciando bombe a gas, che hanno provocato diversi feriti. Un uomo è stato trovato decapitato, la sua testa è stata trovata infilzata nella recinzione dello stabilimento, coperta di scritte in arabo. Alle 12.23 è stata la volta del Kuwait, nella cui capitale, Kuwait City, durante la preghiera del venerdì nella moschea sciita di Al-Imam al-Sadeq,  un kamikase con una cintura esplosiva si è fatto saltare in aria provocando 25 vittime. Alle ore 13.17 la strage ha riguardato la spiaggia di El Kataoui, sobborgo di Sousse, la terza città della Tunisia, dove gli attentatori armati di kalashnikov sono arrivati in gommoni e hanno preso a sparare contro le persone, turisti di diverse nazionalità, distese sulla spiaggia a prendere il sole. 30 le vittime.I diversi attentati sembrano avere l’impronta jihadista, il movimento fondamentalista islamico che, nei suoi vari raggruppamenti, ha come obiettivo la “guerra santa” contro gli infedeli, senza escludere il ricorso ad attentati e ad azioni terroristiche. Ma solo il termine jihadismo è relativamente nuovo non la guerra contro gli “infedeli”, che per gli islamici o musulmani o maomettani sono i cristiani e per i cristiani sono gli islamici. Questi ultimi poi erano chiamati un tempo saraceni. Ricordate le guerre contro i saraceni? Nel XVII secolo giunsero fino alle porte di Vienna. E noi esuli sappiamo inoltre che una delle ragioni dell’insediamento nelle nostre terre d’origine delle popolazioni slave fu la loro fuga dalle incursioni dei turchi, di religione musulmana. La violenza attuale ha origini lontane, solo le sue manifestazioni sono cambiate.Ma, che fare?Molto ha fatto la Chiesa cattolica, a partire da Papa Giovanni Paolo II che, innanzitutto promosse la pace e l’unità tra i cristiani e poi il dialogo e l’apertura con le altre grandi religioni del mondo, senza ”nessuna forzatura e nessuna volontà di conversione”; papa Wojtila ci tiene a precisarlo. In quest’ottica egli organizzò due incontri ecumenici ad Assisi, nel 1986 e nel 2002, tra tutti i rappresentanti delle religioni del mondo. In quelle occasioni il Pontefice pregò assieme ai leader religiosi di ebrei, buddisti, scintoisti, ortodossi, islamici, protestanti ed altri. Pregarono assieme e ognuno suo modo. E i papi che gli hanno succeduto hanno continuato su questa strada, che è quella del rispetto degli altri e delle loro credenze in cui non ci deve appunto essere “Nessuna forzatura e desiderio di conversione”, in nome delle quali molti delitti sono stati compiuti nel passato, da entrambe le parti. Non rimane che seguire questa indicazione: quella del rispetto per gli altri.