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Lettera di un condannato a morte

Post n°12 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da senzaconfini2015
 

Lettera di un condannato a morte

Conservo da anni nel mio archivio - aspettando l’occasione, il luogo e il tempo per renderla pubblica - la lettera di un condannato a morte e quella della figlia, che anni fa questa mi spedì tramite una comune amica per la sua pubblicazione sul periodico "Comunità Chersina" di cui al tempo ero il direttore editoriale. La figlia ebbe poi un ripensamento e mi pregò di non rendere pubblico il documento. Desiderio che ovviamente esaudii.

Da allora sono passati molti anni e anche la figlia del condannato è deceduta. Non so se ci sono altri eredi e ma se ci sono spero che non se l'abbiano a male per il mio gesto in quanto  - a mio avviso - la lettera è un documento esemplare.

Ecco le copie delle due lettere, di cui possiedo pure gli originali ma non ho le competenze tecniche per riprodurle su questo blog

Carissimi figli! (I ... indicano le parole che non sono riuscita a decifrare)

Nel momento che scrivo queste poche righe non so nulla di voi – come voi pure di me. – Il pensiero … lacera e trafigge il cuore senza ucciderlo.- Non dispero di essere fra Voi nel più breve tempo, perché chi non ha fatto mai male non ha nulla da temere. –

Se il destino mi sarà più crudele e io dovrò innocente subire delle privazioni o ancor peggio; vi prego di non minimamente pensare alla vendetta, perché la vendetta è la più grande viltà e bestialità che l’uomo possa commettere (il più grande peccato)! Perdonate! Nel perdono e nella preghiera avrete la consolazione del Signore, che vi guiderà nella vostra vita futura. –

Seguite il passo che vi indica il vostro padre che tanto vi ama e non sbaglierete. –

Amatevi e aiutatevi fra voi, e consolate la vostra povera mamma, che tanto soffre per me e per voi.

Tanti saluti e baci -  Vostro papà

Carissima Mercedes!

L’unico pensiero che mi lacera il cuore sei tu! Ti vedo soffrire, ti vedo annientata dal dolore. Calmati – tranquillizzati! Spera nel Signore e vedrai la consolazione.

Se io dovrò soffrire e più ancora, essere da te per sempre allontanato - … che quello che dissi ai nostri figli - … assieme nel dolore e perdonate, ma nel medesimo tempo fieri di avere un marito e padre, che pensa sempre per voi – che non à mai fatto male a nessuno – ma à cercato in ogni occasione di fare il bene. Perciò non dispero di essere nel tuo braccio fra poco ti saluto e bacio

                                                    Tuo per sempre

                                                  (firma illeggibile)

Lettera della figlia (copia) 

Carissima,

mi scusi se la disturbo per una cosa che mi sta a cuore da tanto tempo. Come le ho parlato, la copia della lettera che allego ci è pervenuta da Trieste e precisamente dalle carceri “Coroneo” dove mio padre era rinchiuso. Era l’anno 1944. Non mi dilungo di più perché l’unico mio scopo è quello di far conoscere ai miei chersini chi era mio padre. Un uomo buono e onesto che per 32 anni ha insegnato nelle scuole elementari italiane.

Come le ho già detto, avrei tanto piacere che la lettera di mio padre venisse pubblicata nel “Giornalino della Comunità (Chersina)” con sottoscritti solo i nomi dei figli MERI – DOMENICO.

Si vorrei tanto che nella mia Cherso tutti fossero amici, fratelli e si amassero.

Io nella mia vita ho fatto di tutto per poter realizzare ciò che mio padre mi ha insegnato e oggi sebbene affranta dal dolore  per la perdita del mio caro Lino (il marito) mi sento in pace con me stessa.

Ringraziando la saluto e la abbraccio con tanto affetto 

Meri                                                        

Il messaggio di pace delle due lettere è chiaro anche se non tutte le parole di quella del padre sono comprensibili ma, assieme alla lettera della figlia, ben descrive la situazione, specie se si aggiunge il fatto che questo anonimo signore non ritornò mai più a casa.

Entrambi i documenti hanno un valore: la fiducia di quest’uomo di ritornare presto in seno alla famiglia, benché tema il peggio (che nemmeno nomina esplicitamente) perché non ha mai fatto del male a nessuno: ma quanti, come lui, ritornarono a casa fiduciosi o si affidarono tranquilli a coloro che erano venuti a prelevarli, convinti di non aver nulla da temere “perché non avevano mai fatto del male a nessuno”!? … e non ritornarono mai più!

E poi quella raccomandazione: 

“Vi prego di non minimamente pensare alla vendetta, perché la vendetta è la più grande viltà e bestialità che l’uomo possa commettere (il più grande peccato)!

"Perdonate!"

Non so se la moglie e i figli perdonarono gli aguzzini del loro congiunto ma lui – come Gesù Cristo sulla croce – poteva farlo!

E’ una lettera che merita di essere conosciuta: perché è edificante pensare che anche in quel periodo, in cui accaddero le atrocità che ci sono note o abbiamo subito, anche per i più futili motivi, e la vendetta sicuramente imperava, esistevano persone, a dir poco, buone e generose; per costituire uno stimolo alla riflessione di quanti non riescono a superare le brutture subite; e per i tempi odierni, in cui le atrocità continuano ad accadere.

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