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Ancora sui "miei" libri

Post n°60 pubblicato il 31 Luglio 2012 da meninasallospecchio

Concludo la carrellata sugli autori che mi hanno cambiato la vita, come dicevo negli altri post.

Fra i mostri sacri, devo ancora citare Leopardi. Soprendente quanto sia amato. Quando sono stata a Recanati, va be' che era Pasquetta, nella casa di Monaldo facevano entrare la gente a scaglioni, manco fosse lo stadio. Mi chiedo quanto sia capito. Tra l'altro in quell'occasione c'era una mostra su Leopardi e la scienza: ha scritto pagine bellissime anche sul sapere scientifico, superando quell'orrida dicotomia fra scienza e umanesimo che funesta la cultura italiana e ammorba il nostro sistema scolastico.

Tutto Leopardi. Ma su tutto, La ginestra e il Dialogo del venditore di almanacchi, dove il pessimismo si stempera nella pietas, in uno sguardo tollerante e ironico, l'orgoglio della consapevolezza e l'umiltà della fratellanza.

Cambiamo registro. Orwell, 1984, una lettura imprescindibile. Be', diciamolo: come futurologo Orwell non valeva un granché. Lui aveva visto il nazismo e lo stalinismo e pensò che il mondo stesse andando in quella direzione, dittature monolitiche e onnipresenti. Checché ne dicano i soliti catastrofisti, non è così il nostro mondo; anzi, all'opposto, la frammentazione è tale che qualsiasi forma di controllo, anche benefica, è praticamente impossibile. E' vero che in teoria potremmo essere tutti controllati, ma in pratica non c'è nessuno che abbia la capacità, oltre che l'interesse, per farlo. Si vede bene come ogni tentativo di imbavagliare il web, anche da parte di stati dittatoriali, finisca per fallire.

Lasciamo perdere quindi Orwell "politico", anche se le sue costruzioni, le sue frasi, le sue locuzioni, restano memorabili. E' Orwell scrittore che resta attuale. Perché parla della libertà. E il suo protagonista, nel cercare spazi di libertà, lo fa in due modi: il sesso e la scrittura. Che altro dire? Mi sembra che questa sia una conclusione definitiva sulla libertà. I due canali dell'espressività umana, fisica e mentale, che tutte le dittature cercano di conculcare.

Concludo con due romanzi un po' meno scontati.

Il primo è Auto da fé, di Elias Canetti. Ecco, questo è un esempio di ciò che dicevo all'inizio, la differenza fra libri belli, interessanti, piacevoli, e libri formativi. Non cito qui il bellissimo La lingua salvata, dello stesso Canetti, ma lo sgradevole e allucinato Auto da fé. Un libro sconvolgente. Un gorgo in cui dalla banalità si scivola lentamente nella follia e nella tragedia senza capire come questo sia potuto succedere. Una visione sgranata della sorprendente contiguità fra il nostro vivere quotidiano e la follia. Dalla quale si potrebbe trarre qualche insegnamento, ma questo è un discorso che mi porta lontano e che forse merita di essere trattato a parte.

E infine cito La vita, istruzioni per l'uso, di Georges Perec. E' un libro sull'assoluto, o meglio sull'impossibilità dell'assoluto. Il romanzo è costruito secondo un complesso sistema di regole logico-matematiche, e la narrazione è analitica fino all'estremo, ogni descrizione contiene una quantità impressionante di dettagli. Ci sono molte storie parallele, ma la principale narra a sua volta di un progetto basato su regole logico-matematiche che, per quanto inutile, dovrebbe dare un senso compiuto alla vita del personaggio. Forma e contenuto concorrono al tentativo dell'assoluto, ma, ironicamente, sia lo schema della narrazione sia il progetto del personaggio rimarranno incompiuti. Un bello sguardo postmoderno sull'imperfezione, intenso senza essere tragico.

Potrei aggiungere Vita e destino di Vasilij Grossman, di cui ho parlato in un post precedente, ma in questo caso credo di aver trovato conferme, più che sollecitazioni, del resto alla mia età la formazione potrebbe anche essere finita :-)

Noto a posteriori che in questa lista di autori c'è una preponderanza di ebrei. Credo non sia un caso. Il disincanto e l'ironica serietà dello spirito ebraico sono molto nelle mie corde.

 
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