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L'anti-femminismo delle donne
Post n°241 pubblicato il 01 Ottobre 2013 da meninasallospecchio
Parlavo nel mio post precedente dell'anti-femminismo delle donne, apparentemente incomprensibile perché sembra irrazionale che un essere umano non desideri che vengano riconosciuti i suoi diritti. Diciamo che ci sono fondalmentalmente tre matrici. La prima è di natura ideologica ed è propagandata soprattutto dalle religioni. Viene subito in mente l'islam, ma non è che la chiesa cattolica sia da meno: a nessun cattolico è riconosciuta la proprietà del corpo e quindi a maggior ragione alla donna non viene riconosciuta l'autodeterminazione sulla sessualità e sulla procreazione. Inoltre la religione esclude le donne dal ministero del culto e di fatto, qualunque altra cazzata raccontino, le relega in un ruolo gregario e marginale. Le donne seguaci delle religioni discriminatorie (non tutte per fortuna) aderiscono a questa visione, considerano la separazione dei ruoli "naturale" e voluta da dio e contrastano le rivendicazioni di pari diritti. Mi rendo conto che sto banalizzando, che all'interno delle religioni esistono scuole di pensiero diverse, ma in quel caso non saranno anti-femministe. La seconda matrice è di natura, diciamo così, puttanesca. Appartiene a quelle donne che dalla separazione dei ruoli pensano di trarre vantaggio materiale. Il vantaggio va dal farsi mantenere o coprire di regali, all'usare l'uomo come surrogato delle proprie incapacità, al farsi in vario modo aiutare o proteggere. Questa natura puttanesca non è affatto appannaggio delle professioniste, anzi. Avete mai sentito quelle deliziose mogliettine che dicono: "Mio marito me lo rigiro come voglio"? Ecco, è questo. Queste donne pensano che le femministe sbaglino tutto e che il vero modo per ottenere il potere passi dal basso ventre. Il fatto che il femminismo sia stato sostituito da queste "teorie" ci ha regalato in questi anni la Carfagna, la Minetti e compagnia bella. Ma anche se queste manovre fossero messe in atto da donne intelligenti e dotate, come spesso è accaduto nella storia, si tratterebbe comunque di un potere di natura mafiosa. Non è questo che vogliamo: vogliamo pari diritti alla luce del sole. La terza matrice dell'anti-femminismo delle donne è più subdola, perché fa leva sull'invidia sociale. Un esempio lampante si è avuto in questi giorni, con la polemica seguita alle parole di Laura Boldrini sulla pubblicità. Che cosa è successo? In un convegno su Donne e media la Boldrini ha condannato «certi spot pubblicitari che all’estero non sarebbero mai tollerati», colpevoli di veicolare un’immagine della donna stereotipata e degradante. In particolare la Presidente della Camera se la prende con «uno spot, che non può essere concepito come normale, dove i bambini e il papà sono tutti seduti e la mamma serve a tavola». A fronte di un richiamo quasi banale al superamento di uno stereotipo (già abbastanza superato nella realtà, specie delle coppie giovani) è successo il finimondo. "Ma tanto lei ha la colf", come se fosse immorale. Oppure: "Le donne vere sono felici e orgogliose di accudire affettuosamente le loro famigliole felici". Cito un interessante articolo che mi è stato segnalato da un'amica. Ne condivido quasi tutto il contenuto ad eccezione delle conclusioni, ma ne riporto qui la parte che mi sembra più significativa (leggete l'articolo però, ne vale la pena). La storia, gli atteggiamenti, la personalità di Laura Boldrini violano ogni stereotipo implicito o esplicito nel quale l’immagine della donna, piaccia o non piaccia, ancora oggi viene costretta. Credo che l’astio che invariabilmente genera ogni uscita pubblica della Boldrini nasca essenzialmente da questo: è una donna che “non sta al suo posto”, che disorienta e suscita timore. Negli uomini, certo, ma anche (soprattutto) nelle donne. E come se, sotto sotto, si pensasse (o facesse comodo pensare) che, se una donna è arrivata dove è arrivata lei, possa averlo fatto solo venendo meno ai suoi doveri femminili (quelli "naturalmente" inscritti nella biologia di ciascuna) e solo perché privilegiata.
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