Senza fallo

Coltivare le perversioni


Uno finisce per montarsi la testa.Succede quando scrivi, nei forum, in mail, in chat. E la gente ti dice: dovresti scrivere un libro. Ovviamente non mi passa neanche per l'anticamera. So stare al mio posto e già ci sono più scrittori che lettori. Per dire, fra i soli compagni di università di cui non ho perso le tracce (e non sono molti), ben 4 hanno ritenuto di affidare ai posteri la loro produzione letteraria. E ho fatto studi tecnici, eh.Va be', insomma, meglio un blog. Almeno non si abbattono alberi e si può sempre cancellare il tutto facendolo dissolvere nell'etere. Ci provo.Scrivere è terapeutico, dicono. Un par di ciufoli. Diciamo la verità, quello che è terapeutico non è scrivere ma avere un pubblico. Per due buone ragioni. La prima è che dovendo mostrare di sé un'immagine socialmente presentabile si evita di sbracare rispetto alle proprie debolezze e poi, alla lunga, si finisce per aderire a questa immagine tirata a lucido. La seconda è che titillare l'amor proprio ha sempre un effetto benefico.Allora perché no? Coltivo la mia naturale tendenza all'esibizionismo e al narcisismo così come, per altri versi, asseconderei la tendenza alla poligamia, ma qui il condizionale è d'obbligo, come si suol dire, in quanto trattasi più che altro di dichiarazione di intenti.Bene, se avrò anche solo la metà dei 25 lettori di Manzoni mi considererò appagata, altrimenti mi ritirerò in buon ordine lasciando il posto ad altri più dotati di me.