Senza fallo

Blogger - Rapporto con il pubblico


Torniamo a noi e alle mie riflessioni sull'essere blogger.Insomma, ho cominciato a scrivere e poi ho iniziato a curiosare nei blog altrui, senza nessuna intenzione di interazione sociale, semplicemente per vedere cosa scrivevano gli altri e come. L'avranno fatto anche Balzac e Dostoevskij? Magari Balzac andava a comprare appena usciti i libri di Hugo e di Stendhal e poi diceva fra sé: "Ma va là, 'sti cazzoni". Oppure preoccupato: "Porcogiuda, ma saranno più bravi di me?" :-)Comunque scorrendo i  blog la prima osservazione che salta all'occhio è la  preponderanza delle blogger di sesso femminile. Nessuna sorpresa, anche i lettori (e gli spettatori di teatro) sono in maggioranza in gonnella. I maschi avranno di meglio da fare? Sì, probabilmente quelle stesse attività che li tengono lontani dai lavori domestici, tipo cacciare le bestie feroci, combattere i nemici e uccidere i draghi.Questi blog al femminile sono in prevalenza intimisti, spesso melensi, ma sicuramente avranno un loro pubblico. Dalle mie frequentazioni forumesche ho imparato a conoscere il grado di melensaggine che attanaglia la gran parte del genere femminilie: sto alla larga, esercito il sarcasmo con moderazione per non farmi troppe nemiche e mi mostro benevola pur senza comprendere.I blog maschili sono più vari, vanno dagli argomenti di settore all'informazione, al cazzeggio globale. Non è esclusa qualche puntata nella melensaggine, in odore di tentativo peloso di cuccaggio. Peraltro alcuni di questi blogger masculi si premurano di dissuadere da eventuali approcci, affermando con determinazione che non accettano richieste di amicizia, non ricambiano interesse ecc. Sollevo entrambe le sopracciglia: evidentemente la rete pullula di stalker che si attaccano alla caviglia di qualunque maschio infili due congiuntivi e un punto e virgola.Questo fatto mi inibisce non poco. Già io sono piemontese, quindi per definizione ho sempre paura di disturbare e rifuggo qualsiasi forma di espansività. Se poi ancora devo dubitare che di là ci sia uno che pensa: "Orrore! Non me lo starai mica battendo?", ecco che mi tengo i commenti nella tastiera. Scherzo ovviamente, come sanno i molti blogger che sto insidiando :-)Ho letto solo ora la spiegazione dettagliata, ma avevo già intuito che i blog più frequentati acquisiscono il diritto a ospitare inserzioni pubblicitarie; queste portano all'autore introiti che non riesco a quantificare, ma che immagino esigui. E' evidente da parte di alcuni l'operazione di marketing del proprio blog, non mi è chiaro quanto motivata da pur legittimi scopi commerciali e quanto invece dal naturale desiderio di essere letti e, perché no, ammirati, da più gente possibile.Alcuni negano questa aspirazione, ma mi sembra ipocrita. Se non ti interessa che gli altri ti leggano, scrivi sulla carta igienica di casa tua. Se scrivi un blog lo fai per avere un pubblico, evidentemente il più numeroso possibile. Poi si può discutere su quanto uno pieghi i propri contenuti, lo stile o la maniera di proporli a quest'esigenza. Magari non interessa acquisire lettori al prezzo dell'espressione reale di sé (reale... insomma, non esageriamo), però quello che facciamo è sempre frutto di compromessi. Sicuramente minore è l'interazione con la community, maggiore la libertà di espressione: se non si conoscono i "gusti del pubblico" non c'è neanche modo di assecondarli. Senza contare il rischio di più o meno involontari riferimenti personali.E' chiaro che quello di trovare un bilanciamento fra il proprio desiderio di esprimersi, con tutte le possibili motivazioni che stanno dietro a questo desiderio, di essere capiti e apprezzati nel proprio essere, e la volontà di piacere a molti o anche soltanto non urtare sensibilità comuni, è un problema che riguarda chiunque scriva, maggiormente chi ne trae un guadagno. Non sempre il confine fra un quasi doveroso o comunque spontaneo "adattamento" e la prostituzione della propria espressività è così marcato. Penso al personaggio dello scrittore modaiolo in Che la festa cominci di Ammaniti e vedo che è un problema che gli scrittori si pongono. La questione di ciò che defininiamo "commerciale" nelle varie forme espressive, che appare banale vista dall'esterno, assume sfumature più complesse quando la si affronta in prima persona.