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Vendemmia - Il lavoro

Post n°70 pubblicato il 29 Agosto 2012 da meninasallospecchio

Le viti richiedono un sacco di cure: nei posti più pianeggianti molte lavorazioni si effettuano con le macchine, persino la vendemmia può essere meccanizzata. Ma qui da noi in Piemonte e in modo particolare nelle colline della Valle Belbo, le pendenze sono tali da richiedere lavorazioni completamente manuali.

Negli anni recenti il lavoro è tutto affidato a braccianti stranieri, soprattutto macedoni e bulgari. In questa zona parlare di sfruttamento sarebbe improprio. Vero è che molto lavoro è in nero, ma le paghe sono ragionevoli, in linea con quelle degli italiani che svolgono mansioni analoghe.

Il nero esiste perché non si vogliono semplificare le procedure: lo stesso lavoratore, assunto regolarmente, costa di più al datore di lavoro e guadagna di meno. La differenza va ad alimentare improbabili contributi per una pensione che non prenderà mai, perché nel frattempo sarà tornato al suo paese e perché comunque, a tempo debito non ci saranno i soldi neanche per le nostre, di pensioni. Sarebbe molto più ragionevole che, con procedure snelle, si pagasse una qualche forma di assicurazione sanitaria e infortunistica, di entità proporzionata e su base oraria o giornaliera. I cosiddetti buoni-lavoro o voucher che dovrebbero venire incontro a queste esigenze hanno un'applicazione così limitata da risultare di fatto inutili.

In realtà c'è una certa differenza fra gli stranieri residenti, che lavorano le vigne tutto l'anno, hanno magari un contratto regolare con un agricoltore e poi prestano lavoro irregolare ad altri, e quelli che vengono qui appositamente per la vendemmia. Questi ultimi hanno un lavoro al loro paese, prendono ferie e guadagnano qui in un mese quello che là prenderebbero in un anno. Useranno questi soldi per cambiare l'auto, ristrutturare una parte della casa, mandare il figlio all'università. Qui vengono tramite conoscenti. Non esiste da noi un caporalato di italiani, ma spesso i connazionali residenti fanno un po' di cresta sulle paghe. Per il datore di lavoro evitare che questo accada è difficoltoso. Ho offerto di pagare extra il lavoro (perché di lavoro si tratta) di procacciatore di manovalanza, ma non posso permettermi di inimicarmi il macedone che lavora per me tutto l'anno.

Gli stranieri avventizi più fortunati sono ospitati dai parenti. Altri sono ospitati dai datori di lavoro in dependances o cascine disabitate. Ma molti dormono dove capita, in macchina, lavandosi i panni alle fontanelle. Certo non possono pagarsi un alloggio, ai nostri prezzi si mangerebbero tutto il guadagno.

 

Vendemmia moscato

 

La vendemmia non è un lavoro duro, lo può diventare se fa molto caldo. Ma nelle vigne più in piano alla sera hai mal di schiena, mentre da me, dove il terreno è così ripido che non serve chinarsi, ti massacri le caviglie soltanto per stare in piedi. E poi, se il trattore non può passare nei filari per la pendenza, bisogna portare le cassette piene fino alla capezzagna, ogni cassetta pesa 20 kg. Qualcuno più forzuto carica le cassette sul carretto trainato dal cingolo. Poi si portano fino in cima alla vigna e si vuotano dentro al rimorchio.

Quando il rimorchio è pieno, si porta l'uva alla cantina. Qui si pesa il carico, si misura il grado zuccherino del mosto, si ribalta l'uva dentro un vascone con torchio e poi si pesa nuovamente il rimorchio per fare la tara. Accompagnare il trattorista con il rimorchio è lavoro mio, perché sono la padrona :-) Preparo la bolla di accompagnamento e poi seguo le operazioni di pesatura. Mio figlio vuole venire con me in cantina, perché la signora gli offre un bicchiere di dolcissimo mosto refrigerato, una delizia.

 
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