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Post n°525 pubblicato il 06 Settembre 2016 da meninasallospecchio
Sapete, io ho una teoria. Che nella vita bisogna sempre, potendo, ispirarsi ai comportamenti delle categorie privilegiate: i ricchi, i maschi… perché loro possono scegliere. E se scelgono un posto, uno stile, un comportamento, molto probabilmente hanno ragione loro. Per esempio: è meglio corteggiare o essere corteggiati? Non ci sono dubbi. Se fosse meglio aspettare l’iniziativa altrui, i maschi farebbero così. Invece, credetemi: molto più saggio e opportuno rischiare un due di picche che stare lì a menarsela tutta la vita, mi caga o non mi caga. Altro esempio: avete mai visto un uomo depilarsi la faccia con la ceretta? No. Eppure loro sono duemila anni che si depilano. Se non lo fanno con la ceretta ci sarà un motivo, no? Ecco, questo per dire che in generale io credo che dagli uomini, intesi come maschi, ci sia molto da imparare. Ebbene, veniamo al punto. Gli uomini hanno un concetto, che noi donne non abbiamo, sintetizzabile nella più genuina, archetipica, saggia, filosofica, imprescindibile frase: “non mi rompere i coglioni”. Fateci caso. Noi femmine, nella migliore delle ipotesi, usiamo questa perla di saggezza fra i 13 e i 16 anni; poi smettiamo. Come se chiunque avesse diritto da noi a una risposta, anche cortesemente negativa, ma sempre una risposta; un attimo di attenzione, un favore, un ascolto, una parola di conforto. Invece no. Diritto un cazzo. Il diritto è quello sacrosanto di ciascuno di noi di difendere la propria incolumità psico-fisica; e invito a non trascurare lo “psico”. Come può non farci piacere subire un contatto fisico non desiderato, quando non addirittura un maltrattamento o una costrizione, allo stesso modo abbiamo diritto al nostro piccolo habeas corpus mentale, a preservare il nostro guscio di inviolabilità emotiva, come se fosse la nostra casetta; dalla quale usciamo, per carità, ma se e quando decidiamo noi. Nessuno ha il diritto di entrare nella nostra casa, né di bussare o suonare insistentemente il campanello. Contro questi tentativi di effrazione, contro questi intrusi che vogliono insinuarsi nel nostro benessere interiore, uomini, parenti, figli, amiche, che ci creano problemi, che vogliono farci sentire in colpa, che criticano le nostre scelte o il nostro modo di essere, abbiamo il sacrosanto diritto, anzi quasi il dovere civile, di impugnare le armi e presidiare le nostre Termopili mentali opponendo un sano, risolutivo, perentorio: non mi rompere i coglioni.
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