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Vaniglia

Post n°127 pubblicato il 15 Dicembre 2012 da meninasallospecchio

Cazzo. E' morto. Morto, porcogiuda, qui in casa mia. Infarto, credo, sa il cazzo. Già. Uomini sopra i 45, tutti a rischio. La vita che fa lui, poi. Faceva. Certo che poteva anche schiattare da un'altra parte, come fanno i manager di solito: in aeroporto, in una camera d'albergo. Non qui, cazzo.

Adesso come prima cosa dovrei togliermelo di dosso. No, perché oltretutto pesa. L'unica volta che stavamo scopando, di solito facciamo di tutto meno che scopare. Invece questa volta ce l'avevo proprio sopra, come due sposini. Insomma, quasi. "Sesso vaniglia" lo chiama lui, con tutto il disprezzo per la gente banale che si accontenta di passatempi insulsi come scopare. L'ho sentito un rantolo, credevo stesse venendo. Forse stava venendo davvero. Invece gli si sono girati gli occhi indietro. Minchia, che paura. Ho persino avuto un orgasmo per la paura, roba che non mi capitava da una vita.

Ce l'ha ancora duro, potrei persino farmi un altro giro. Ahaha, sono proprio una depravata, come dice lui. Diceva, cazzo. La verità è che non riesco a muovermi, bisogna che me lo tolga di dosso. Ok, ce la posso fare. Adesso lo spingo con le gambe e le ginocchia e... certo che pesa. Devo solo farlo cadere di fianco a me. Coraggio: uno, due... eehhhh... ce l'ho fatta! Bisognerebbe chiudergli gli occhi, si fa così di solito. Per pietà, dicono.

Ok, adesso ragioniamo. L'ideale sarebbe se potessi liberarmi di lui. Oddìo, potrei anche fottermene. E' lui quello sposato. No. Errore. Lui è quello morto, problemi non ne ha più. Mi ha lasciata nella merda, sempre così con gli uomini. Sua moglie mi taglia la gola. Sì, se potessi la cosa migliore sarebbe vestirlo e caricarlo sulla sua macchina e poi lasciarlo da qualche parte a bordo strada. Un malore, si è fermato, e poi l'infarto. Sì, certo, non sarebbe così semplice. Dovrei tornare a casa a piedi, ma quello è il meno. Vestirlo, portarlo giù, caricarlo in macchina, spostarlo alla guida. Con il carrello, forse ce la farei. Il carrello va anche sulla scala. E poi ci sarebbe tutto il tempo. Che ore sono? Le 3. Sua moglie torna da Londra domani sera, fino ad allora nessuno lo cerca.

Mah... non so se sarebbe una buona idea, comunque. E' vero che è morto d'infarto, non ci sarebbe nessun motivo per indagare. Ma metti che faccio qualche cazzata. Lo faccio sbattere mentre lo porto giù. Faccio qualcuno di quegli errori del cazzo che fanno gli assassini nei libri gialli: il bottone sbagliato, le mutande al contrario, roba così. Ha il mio DNA dappertutto. Ok, non l'ho mica ammazzato. Però sarebbe qualche reato del cazzo. Occultamento di cadavere? Ma non lo occulterei mica. Spostamento di cadavere? No, non esiste un reato così. Omissione di soccorso? C'è poco da soccorrere, quello è stecchito.

Ma tanto sono tutte pippe, non lo posso fare. Adesso a dire il vero ho anche freddo. Non posso certo farmi scaldare da lui. Ahaha, che umorismo del piffero. Sì, con i piedi posso tirarmi su la coperta. Ecchepalle, c'è lui sopra. Forse farlo cadere dal letto sarebbe una buona idea. Batterebbe magari la testa nel termosifone, ma tanto mica si fa male. No, aspetta, con la coperta sono riuscita.

Ah, già, state pensando perché non mi alzo e vado a vestirmi e poi magari chiamo l'ambulanza. Sì, be', questa è stata un'altra delle sue idee geniali. Ieri sera è arrivato qui e: "Ti ho portato una cosa", mi fa. Le manette. Sono ammanettata a questo cazzo di letto. Temo non ci sia granché da fare, le chiavi non so neanche dove siano, forse sul pavimento, forse appoggiate da qualche parte. Mi tocca anche pensare che poteva andare peggio. Almeno i piedi sono liberi.

Proviamo a pensare realisticamente a quello che potrebbe succedere. A me non mi cerca nessuno. Domani sera torna sua moglie. Lo chiama. Suona il telefono, sarà nella tasca dei pantaloni, sulla sedia. Nessuno risponde. Sua moglie pensa: 'sto stronzo, e se ne va a dormire. Al mattino lui non è rientrato e lei comincia a preoccuparsi. Continua a chiamare. Va alla polizia, speriamo ci arrivi, e non cazzeggi a chiamare gli ospedali, se no chissà quanto tempo passa. La polizia cerca il cellulare, dovrebbero arrivare qui facilmente. Speriamo. La verità è che non ne so un cazzo. E se il cellulare si scarica? Lo trovano lo stesso? Mi sa di no. A quel punto devono mettersi a fare indagini del cazzo, tabulati telefonici, roba così. Sarò l'ultima che ha chiamato? O magari vanno a cercarlo a casa di qualcun'altra prima di arrivare qui? No, ma anche se il telefono è scarico loro trovano l'ultimo segnale. Mi pare almeno, io non seguo mai la cronaca nera, ma non sarà mica il primo cadavere con il cellulare scarico.

Che poi ce n'è anche un'altra. "Vuoi provare la coca?" mi fa. E io: "Sììììì". Deficiente. La coca non l'ha portata, il pusher aveva l'influenza, che dio l'abbia in gloria. Che ci manca soltanto che quando arriverà la polizia trovi la coca. Va be', non ne portava mezzo chilo, ce la saremmo pippata, a quest'ora non c'era più. Ma poi magari, date le circostanze, ci facevano il tossicologico. Una grana che non finiva più, davano la colpa a quello per l'infarto. Invece sarà colpa della mia cucina? Oppure l'ho ucciso con il sesso? Sarà meglio che non lo racconti in giro, se no uomini non ne trovo più.

Insomma in teoria dovrei anche essere dispiaciuta. In fin dei conti è morto. Però adesso, davvero, vi sembrerò cinica, ma non ci posso pensare. Mi dispiacerò domani. Quanto tempo è che ci vediamo? 5 mesi? 6? Era estate. Sua moglie è una mia ex-collega, adesso sta a Milano, mi è sempre stata un po' sui coglioni a dire il vero. Io lui manco lo conoscevo. Mi ha vista su Facebook, fra i contatti della moglie. Mi ha scritto: "Ti ricordi di me?" No. Non mi ricordavo. Dice che ci siamo visti una volta a una cena, boh, sarà vero. Lui si ricordava, mi ha detto anche com'ero vestita, saranno passati vent'anni. Comunque una cosa tira l'altra ed è cominciata questa storia. Sua moglie è spesso via, lui è sempre in giro, non era difficile trovare le occasioni. Stavamo bene insieme, quando riuscirò a pensarci forse mi dispiacerà.

Adesso riesco solo a pensare a questa situazione del cazzo. E sono anche incazzata con lui. Lo so che è idiota essere incazzata con un morto. Ma non posso farci niente. Le manette, porcogiuda. No, perché se avesse usato le calze o la cintura dell'accappatoio come le altre volte a quest'ora mi sarei liberata. Ok, ci sarebbe lo stesso tutta la merda dello sputtanamento universale, ma almeno non dovrei stare qui ad aspettare che la polizia sfondi la porta. "Devi fidarti di me", diceva. Maniaco testa di cazzo. E va già bene che mi ha tolto la benda, almeno posso guardare l'ora.

Le 4. Ci vorrà minimo fino a dopodomani. Cioè sarebbe domani. La moglie comincerà a cercarlo diciamo alle 8, la polizia, le ricerche, bah, oltretutto è domenica. Potrebbe volerci anche fino a lunedì. Poi cominceranno a chiamare me, il cellulare, il fisso. Nessuna risposta. Forse cominceranno a sospettare che sia successo qualcosa. Devono aprire il cancello e poi il portoncino, le chiavi non ce le ha nessuno. E poi arriveranno qui e vedranno lo spettacolo. Si daranno di gomito i poliziotti. Va be', avranno visto di peggio. Due giorni senza mangiare e senza bere. Non muoio. Certo è una merda.

Dii-dii-dan. Questo è il mio. Un SMS. Alle 4 del mattino, sarà quel coglione. Uno da sesso virtuale, gli ho dato il mio numero 4 mesi fa. Da allora continua a farmi SMS, a chiamarmi, io non gli rispondo. Però questo significa che il mio cellulare è qui sul comodino. Boh. Ero convinta fosse di sotto. Chi l'ha portato qui? Ah, certo. L'ho portato qui io, prima, quando mi stavo preparando. Sono salita a farmi la doccia, vestirmi, truccarmi. Aspettavo che mi chiamasse. "Arrivo fra un'ora" ha detto. Tutto il tempo. Anche di scendere, apparecchiare la tavola con i bicchieri di cristallo, la candela rossa. Preparare il vino. Riesling, Barbaresco, più per me che per lui, che di vino non capisce un cazzo. Milanesi.

Evidentemente il telefono l'ho lasciato qui. Bene. Vediamo cosa si può fare. Con le mani ovviamente no. Con la testa, a prenderlo fra i denti, non ci arrivo. Devo provare con i piedi. Sposto la coperta di fianco. Poi devo darmi una spinta e tirare su i piedi. Certo, facessi un po' di palestra. Ma ce la faccio. Con calma. Devo prenderlo fra i piedi e portarlo sul letto, poi me lo tirerò su piano piano e poi... vedremo. Ma ho soltanto una possibilità, se lo faccio cadere sono fottuta.

Allora. Piano. Mi giro sul fianco sinistro. Così è più facile. Allungo le gambe sul comodino. Lo sto toccando. Adesso devo sollevarlo leggermete. Cazzo. Sta suonando. Ok, su bello. Con l'alluce, una strisciata. Dai, forza, Accetta chiamata, dai, riprova. Sììì.

Quella voce, è lui, il coglione.

- Ciao tesoro, finalmente.

- Mi senti? - con la testa sono a un metro dal cellulare.

- Sì, sono contento di sentire la tua voce. Ho il cazzo che mi esplode nelle mutande.

Cristo, che coglione. Calma. Devo stare calma. E' la mia unica possibilità.

- Tesoro, piccola, la faresti una cosa per me?

- Domani faccio tutto quello che vuoi, ma adesso ascoltami bene. Devi fare tu una cosa per me.

 
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