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Post n°537 pubblicato il 10 Novembre 2016 da meninasallospecchio

Eh, lo so. Latito da un po’ di tempo. Pensare che ho visto proprio ora che ho un post bell’e pronto da pubblicare. Si intitola: Testo unico di riforma delle pensioni; contiene la mia proposta di riforma del sistema pensionistico, ma lo pubblicherò soltanto quando avrò voglia di rispondere a 200 commenti inferociti. Nel frattempo vi racconto un po’ di me.

A quanto pare faccio davvero la prof. No, perché l’anno scorso potevo anche far finta di passare di lì per caso, ma due anni di fila fanno statistica, quindi sono ufficialmente una prof. Ancorché estremamente precaria, ma quelli che insegnano la mia materia sono tutti più o meno piazzati come me; per cui ogni anno si fa una specie di Risiko delle cattedre. E’ una faccenda complicata, non vi voglio annoiare, ma alla fine della fiera quest’anno insegno in due scuole.

Una è un ITIS, ma non è così male come si potrebbe pensare. Ho incontrato un vecchio amico di circa 40 anni fa, insegna nella stessa scuola, ma ai ragionieri.

- E’ poco che insegno ma mi piace molto – gli dico.
- Sì? E dove insegni di bello?
- All’ITIS.
- Ah. E ti piace ancora?

Effettivamente ho una classe di 31 con 29 maschi; poi ne ho una da 27 con 23 maschi e un’altra da 18 con 16 maschi. Insomma, tengono una coppia di femmine per classe, modello arca di Noè, per preservare la specie. Sono molto agitati, molto. Ma vedrò di sopravvivere. Per fortuna non è il mio primo anno di insegnamento, per cui qualcosina l’ho imparato, anche se non sarò mai una di quegli insegnanti che riescono a imporre la disciplina.

Il punto è che a me insegnare piace davvero, e voglio farlo divertendomi, io per prima. Per cui instaurare un clima di terrore non sarebbe proprio nel mio stile. Però un pochino sto imparando, perché se si lascia troppo correre alla fine non si riesce a lavorare.

Oltre all’ITIS ho anche una classe serale di geometri. Da un certo punto di vista è più semplice, corsi agli adulti ne ho tenuti nella mia vita, anche lavorando in azienda. Quello che mi fa impressione è dovergli dare verifiche e voti, sembra di trattarli come bambini. Eppure è così: è scuola normale e bisogna fare tutto.

Poi ho altre due classi in una scuola professionale. Lì in teoria sarebbe ancora peggio, ma in pratica io insegno ai grafici, che sono abbastanza civili (anche se ho dovuto annullare la prima verifica perché non avevano studiato un cazzo e ho fatto una strage). Nella stessa scuola c’è anche l’alberghiero e lì sembra di stare in quei film sulle banlieu parigine; quelli dove l’insegnante arriva in mezzo a una masnada di teppisti e in breve tempo li converte tutti all’amore per la poesia. Ho fatto qualche sostituzione, ma per fortuna non sono i miei, perché nella realtà non funziona come nei film, a parte il fatto che non insegno poesia. Però stare in una scuola con l’alberghiero ha il suo bel perché. Ogni tanto fanno qualche esercitazione di pasticceria e portano l’output in sala professori. C’è anche il ristorante didattico, dei cui servigi ancora non mi sono avvalsa, ma lo farò presto, sperando che non mi sputino nel piatto. Non ne avrebbero motivo, non essendo io una loro insegnante.

Insomma, sono un po’ presa. Ma appena mi sarò un pochino stabilizzata, spero di tornare a scrivere di più. Non perdiamoci di vista.

 
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Rispondi al commento:
je_est_un_autre
je_est_un_autre il 11/11/16 alle 08:20 via WEB
Io ho fatto l'Itis (NON si dovrebbe far scegliere il proprio indirizzo scolastico a un ragazzino di tredici-quattordici anni). Una volta lì ebbi la fortuna di poter scegliere una specializzazione umana, eravamo dieci e dieci tra maschi e femmine, mi è andata anche bene, sembravamo (quasi) un'élite. Invece dentro ai professionali ci sono tornato per fare delle lezioni di teatro. Sai che bella accoglienza quando misi piede lì dentro e dissi: bene ragazzi, la mia idea è che quest'anno faremo insieme Brecht.
P.s.: confidavo che tornassi, meno male.
 
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