Creato da: meninasallospecchio il 28/04/2012
un concept blog (non so che voglia dire, ma mi sembra figo)

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

patrizia112orchideapois0ossimoraprefazione09Chico.arghcanduttinik.ga1Ste716cassetta2andrea1_20misteropaganoMilleGaranziePerTeamorino11Tonyspera0stoico.epicureo
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 43
 

 

 
« PilloleQuel momento »

Lo sbirro buono e lo sbirro cattivo

Post n°546 pubblicato il 12 Febbraio 2017 da meninasallospecchio

Nella scuola dove insegno c’è una figura professionale denominata ITP, di cui fino a poco tempo fa ignoravo l’esistenza. ITP sta per Insegnante Tecnico Pratico: è un diplomato tecnico che si occupa di seguire gli studenti nelle esercitazioni di laboratorio, affiancato all’insegnante della materia, in compresenza, si dice. La qualità di questi ITP è alquanto variabile e va dal fancazzismo quasi assoluto all’occuparsi in toto degli aspetti pratici della materia; incombenza che personalmente cedo volentieri, dato che mi diverto molto di più con la teoria. Non altrettanto dicasi degli studenti.

In questa scuola di cui parlo sono piuttosto fortunata. Sono 4 ore in compresenza con un personaggio assai pittoresco che fa tutto lui. Nel seguito di questa narrazione lo chiameremo Napo, anche se con il celebre Orso Capo non ha in comune la capigliatura; però la stazza e l’accento sì. Inoltre, benché il nostro Napo non brilli per simpatia, ciò non toglie che risulti involontariamente piuttosto divertente. O almeno così pare a me, che, come noto, ho un senso dell’umorismo un po’ bizzarro.

Con Napo sembra di stare dentro Full Metal Jacket. Quando parla con il suo vocione, i trenta studenti scalmanati ammutoliscono. Io osservo ammirata. Insomma, ammirata fino a un certo punto. Certo con me non ammutolisce nessuno. Però, boh, alla fine i miei metodi funzionano quanto i suoi; o meglio, non funzionano quanto i suoi. Quello che funziona sono il mio e il suo insieme.

Napo è convinto che gli studenti gli diano retta; e non sarò certo io a togliergli questa illusione. Per esempio qualche tempo fa ha beccato Q. con il cellulare. Era la seconda volta che succedeva, gliel’ha sequestrato e gli ha messo una nota. Dopo di che mi dice compiaciuto: “Hai visto Q.? Dopo quella volta in cui l’ho spaventato, adesso riga diritto”. Come no!

In realtà, dopo di allora, ho già beccato Q. con il cellulare almeno altre tre volte. Mi avvicino a lui e gli dico con tono dolce e severo ad un tempo di mettere via immediatamente il cellulare se non vuole che lo dica a Napo. Q. mi dà retta, ma la volta dopo siamo da capo. L’ultima volta il cellulare gliel’ho preso io e me lo sono messo in tasca. Era quasi finita l’ora e gran parte dei compagni stava cazzeggiando, anziché fare l’esercizio assegnato da Napo. “Q,”, gli ho detto, “è già la terza volta che ti paro il culo. Se vuoi che continui, mettiti a lavorare”. E lui si è messo bravo bravo a fare l’esercizio.

Due minuti dopo Napo arringa la classe: “Che cos’è questo casino? L’ora non è finita e vi ho dato un compito! Bravo Q., che stai lavorando”. E rivolto a me: “Hai visto Q. come si dà da fare dopo quella volta?”. Sì sì, contaci.

E’ quella storia dello sbirro buono e lo sbirro cattivo che si vede nei telefilm americani, quando interrogano il sospettato. Uno lo spaventa e l’altro lo blandisce, fingendo di proteggerlo dal compagno. Non so perché funziona così bene questa tecnica, eppure funziona sempre.

Non soltanto con gli studenti. Anche nelle contrattazioni, per esempio: uno si mostra interessato all’acquisto e l’altro lo trascina via dicendo “lascia perdere, non ci interessa, ecc.”, spingendo così il venditore alla mediazione. In quel caso sono quasi sempre io lo sbirro cattivo.

Ci deve essere qualcosa di profondamente interiorizzato nella psiche umana, che brama questo misto di dolcezza e crudeltà. Solo così si spiega perché tante donne maltrattate non si ribellino ai loro carnefici. Forse perché questa manipolazione va a toccare delle corde che ci rimandano all’infanzia, a quando venivamo puniti “per il nostro bene”; a quando la mamma ti coccolava dopo averti sculacciato. Perché subire un maltrattamento ti mette in una condizione psicologica di fragilità, che ti predispone poi ad accettare qualsiasi mano ti venga tesa, compresa quella stessa che ti ha fatto del male.

Non so. Fatto sta che lo sbirro buono e lo sbirro cattivo sono sempre l’accoppiata vincente in qualsiasi relazione umana che preveda una manipolazione psicologica della controparte. In realtà un buon manipolatore se la cava anche da solo perché è capace di recitare entrambe le parti allo stesso tempo. Ma io non sono così brava. Purtroppo o per fortuna.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Rispondi al commento:
sagredo58
sagredo58 il 15/02/17 alle 18:34 via WEB
Nel lavoro ho sempre fatto lo sbirro cattivo, mettendomi sempre al fianco uno sbirro buono. Strategia di marketing eccellente.
 
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963