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Donne e pubblicità


Io, che ieri ho rilasciato un'intervista al quotidiano Libero affermando che avrei chiuso il blog ed in cui segnalavo Piandeloa come mio raccomandato successore, salvo poi smentire tutto, sono sempre più turbato dalla donna. Anzi, sarebbe meglio dire, sono sempre più turbato dalla visione della donna che hanno i pubblicitari. Per dire:Pubblicità dello shampo.Lei, trentenne super-figa ed in carriera, parcheggia la porsche turbo davanti all'ingresso dell'ufficio, impresa in cui nessuno è mai riuscito visto che la sede della società di cui lei è amministratore delegato si trova in Piazza San Pietro nel Vaticano. Vestita con una minigonna, calze perfette, tacchi a spillo, giacca con top che fascia 2 tettone immense, scende dalla macchina (che poi non chiuderà a chiave) e scuote il capo per far respirare il proprio crine. Lo spostamento d'aria calda che ne consegue produce dei cambiamenti climatici che fanno sciogliere istantaneamente i poli della terra facendo estinguere immediatamente l'orso polare e provocando anche giganteschi tsunami nelle zone povere del globo (che tanto, occhio non vede, cuore non duole). Il portiere dell'ufficio le apre un'immensa porta di cristallo tempestata di Swaroski rappresentanti la creazione, la cacciata dal paradiso terrestre, la passione di cristo ed il sunto delle prime 5 serie di "Friends". Appena entra nell'atrio dell'edificio, un pavone apre la propria maestosa coda in segno di arrapamento sessuale, una tigre bianca partorisce il primo cucciolo nato in cattività della storia, l'Iran rinuncia al progetto nucleare, Kofi Hanan annuncia la cancellazione del debito e Bono Vox annuncia finalmente lo scioglimento degli U2, ammettendo che, con lo stesso giro melodico, hanno scritto 7 albums. Un suo dipendente si avvicina con una cartella ed una piuma di fenice (appena risorta dalle proprie ceneri) bagnata in un calamaio contenente inchiostro ottenuto dallo pigiamento di caviale e tartufo bianco, per farle firmare un bilancio, una dichiarazione dei diritti umani per la Cina ed un autografo per suoi figli. Lei sale le scale dorate verso il suo ufficio, ma prima di giungervi, deve recarsi in sala riunioni dove i suoi sottoposti, tutti maschi che hanno ben accettato il fatto di ricevere ordini da una donna, le chiedono delle geniali idee per le tattiche di mercato della loro società. Lei, sorridente, tiene un comizio di marketing della durata di 30 secondi e riceve i complimenti e le ovazioni di tutto il cda. Finalmente giunge in ufficio, una attico di 400 metri quadri con vista sull'oceano, sulla statua della Libertà, sul Colosseo, e sulla sala prove dei California Dream Men, dove finalmente può rilassarsi sulla sua sedia preferita, un trono d'oro e diamanti appartenuto a re Mida. Sorridente, agita un po' i capelli, dando il colpo di grazia all'unico orso che era rimasto in vita e che stava pensando "che culo! Anche per questa volta riporto le chiappe a casa", guarda in camera e si rivolge al pubblico femminile che la guarda da casa e dice: "MARCA DELLO SHAMPOO, perchè io valgo".Nella realtà.Gina è impiegata di infimo livello in un falegnameria a conduzione familiare, in cui la bestemmia è utilizzata dagli operai al posto dei classici orpelli linguistici come i pronomi, le congiunzioni e le invocazioni esortative. E' single perchè, non neghiamolo, è la sosia ufficiale di Margherita Hack, se la tira da paura, ed ha i capelli della stessa consistenza delle liquirizie arrotolate a spirale che si comprano alle bancarelle delle fiere. Lavora in una grigissima zona industriale, si reca al lavoro in autobus e, visto che la fermata del mezzo pubblico è a 6 km da casa sua e, quella a cui scende, è a 12 km dal luogo di lavoro, parte ogni mattina di casa alle 5.15 per essere al lavoro alle 8.30. Causa ritardo del bus non riesce a timbrare prima delle 8.31, sicchè il capo non le paga mai l'intero salario della giornata lavorativa (pari a 30 euro lordi). Prima di entrare in ufficio deve attraversare un parcheggio interno in cui sono schierati tutti gli operai che, alla sua vista, la accolgono che simpatici esclamazioni riguardanti il suo culone 16:9. Giunge alla porta d'ingresso che è difettosa e si blocca ogni volta che viene chiusa. Per aprirla deve far leva con tutto il peso del corpo tirando la maniglia verso di sè e, non appena la porta si sblocca, perde l'equilibrio cadendo in una pozzanghera creata dall'acqua piovana, dagli scarichi dei cessi degli operai, da un'infiltrazione del deposito abusivo di scorie nucleari sottostante alla falegnameria e dallo scarico che smaltisce le vernici tossiche di verniciatura del legno. Viene aiutata a rialzarsi da 2 operai maniaci sessuali che, deridendola per la caduta, le toccano piacevolmente il culo adducendo come scusante che serviva loro un punto d'appoggio per far leva. Entra nell'atrio dell'ufficio e si dirige verso la sua scrivania situata in uno sgabuzzino senza finestre e con la presa d'aria in comune con il cesso degli operai. Si accomoda sul proprio sgabello ergonomico studiato appositamente per provocare un attacco di scogliosi dopo soli 5 minuti di errata postura ed avvia il computer. Il computer, cha ha ancora windows 98, chiaramente le dedica amerevolmente una mitragliata di schermate blu di errori irreversibili e lei è costretta a chiamare il suo capo. L'uomo allora, visibilmente incazzato, fa irruzione nello sgabuzzino come una testa di cuoio, solo che, al posto dei lacrimogini, utlizza delle potenti scorregge al gusto della peperonata con cui è solito far colazione. Dopo essersi grattato il culo con il dito che aveva appena messo nel naso e aver inveito contro Gina utilizzando otto tipi di bestemmia differenti, le mette una mano sulle tette e le chiede di spiegargli il problema. Lei glielo spiega ed il capo, che ha capito tutto, le dice che lei non capisce un cazzo di computer, che è un'incompetente, che si stava meglio quando le donne non potevano guidare, che "maledetto il giorno in cui vi hanno dato il diritto di voto" e, visto che l'aveva assunta in nero, la licenzia con nonchalance dopo averla frustata. Gina riattraversa il parcheggio della ditta, non prima di aver accidentalmente messo un piede nella pozzanghera all'ingresso e si reca a prendere l'autobus. Chiaramente c'è sciopero e, dopo aver atteso sei ore sotto le intemperie di una tempesta tropicale, di una tempesta magnetica, di una nevicata, e della piaga delle cavallette, torna a casa a piedi. Giunge a casa e i ladri le hanno forzato la serratura della porta d'ingresso per rubarle qualsiasi cosa. Poichè non possedeva niente di valore si sono anche preoccupati di imbrattarle i muri del salotto con delle scritte misogine, antisemite e lo slogan "popopopopopo" che non sta mai male. L'unica cosa che le è rimasta è una barattolo di shampoo nel bagno. Incazzata come una bestia lo prende e, come gesto di stizza, lo scaraventa in terra urlando un'imprecazione. Il simpatico contenitore rimbalza prima sul pavimento, poi sul muro, per poi impattare sulla fronte di Gina che rimane al suolo svenuta per 12 giorni. Al suo risveglio, decide allora di lavarsi i capelli, ma, sorpresa delle sorprese, scopre di essere diventata calva a causa dello stress, così, incazzata di nuovo come una bestia, prende lo shampoo e lo sbatte per terra. Il barattolo rimbalza sul pavimento, poi sul muro e si dirige verso la fronte di Gina e lei, forte dell'esperienza di 12 giorni prima, lo schiva abilmente ma, il simpatico contenitore rimbalza anche sul muro alle sue spalle e la colpisce alla nuca facendola svenire per altri 12 giorni.