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Epillio del cambio d'acconciatura


Secondo leiE' una stupenda giornata di primavera e, in un trionfo di canti d'uccelli ed unicorni, Lei si reca dal parrucchiere, un-ex California Dream Man eterosessuale single, baciato dal dono di dio di avere le mani magiche che creano sempre acconciature che rendono le donne soddisfatte e bellissime. Dopo aver attraversato il bosco incantato, percorrendo un sentiero lastricato di diamanti e zeffiri, ed aver stretto conoscenza con i simpatici e socievoli animali che popolano il magico mondo della selva boschiva , liberando nel mentre anche un piccolo cucciolo di unicorno rimasto intrappolato in una tagliola del cacciatore cattivo, giunge finalmente ai piedi della costruzione che ospita il simpatico parrucchiere: un castello mediovale rosa, con i merli coperti da rose e ricami ed un fossato popolato da pesci tropicali, delfini, balenottere e sirene ammaliatrici. Louis, il mastro parrucchiere, la sta aspettando ansiosamente e, dopo aver fatto calare il ponte elevatoio ed aver mandato i suoi paggi ad accogliere la nobil cliente, la fa accomodare su di un trono pensato apposta per accogliere e soddisfare tutti i desideri di una regina. Louis è molto attento alle esigenze della sua cliente, intavola discorsi che rendono piacevole la conversazione e sa sempre cosa dire ed il momento opportuno per dirlo. Crea l'acconciatura più bella che il mondo abbia mai potuto ammirare e Lei, dopo aver provato le sensazioni più piacevoli che una donna possa solo immaginare, si guarda allo specchio e rimane senza parole (cosa abbastanza inusuale per una rappresentante del sesso femminile). Entusiasta del risultato ottenuto, chiede a Louis di poter saldare il conto, ma egli rifiuta, adducendo come scusante che una bellezza come quella della sua odierna cliente non ha prezzo e quindi non vuole un compenso per l'opera d'arte che ha appena creato. Lei, allora, torna a casa tra lo stupore dei passanti che, mentre Lei sfila, si innamorano tutti all'istante di un nobil amor cortese. Riattraversa il bosco e, sul cancello di casa, trova me ad aspettarla, che, in sella al mio destriero bianco, chino il capo in segno di profondo rispetto nei confronti della mia donna. La faccio montare a cavallo e, dopo un breve tragitto, la porto a fare un pic-nic su una ripida scogliera che da milioni di anni si oppone alla forza delle onde dell'oceano. Stiamo sobriamente abbracciati, in maniera tale che io non sgualcisca la Sua pettinatura, e, mentre ci scambiamo dolci parole, ammiriano uno stormo di fenicotteri rosa che si alza improvvisamente in volo, un'eclissi solare, la cometa di Halley, l'aurora boreale, Bambi che ritrova la madre, Forrest Gump che gioca con il figlio e dei fuochi artificiali donatici per l'occasione dalla Repubblica Popolare Cinese.Secondo me.Mi sto preparando per uscire ed andare a prendere la mia ragazza che abita a 100 km da casa mia, nel luogo più impervio, scomodo e irraggiungibile della storia di tutta l'urbanistica mondiale. Chiaramente la camicia che volevo indossare è ancora da stirare, i jeans hanno una macchia di vino grande come l'arcipelago delle isole Fiji e, mentre cerco di pettinarmi, scopro che mia sorella mi ha appena finito il gel. Tutto questo, già di per sè, potrebbe spiegare la mia incazzatura, senonchè ho anche la sensazione che la mia ragazza mi avesse detto qualcosa riguardante una cosa che avrebbe dovuto fare il pomeriggio, ma non riesco proprio a ricordarmela. Speranzoso che prima o poi mi venga in mente, entro in macchina e, con sommo piacere, scopro di avere la spia della riserva che lampeggia con fare spocchioso ed arrogante, come le sirene della safety car nei gran premi di F1. Vado a far benzina nel distributore automatico e, come sempre accade, oltre a non aver il taglio opportuno di banconote e dover quindi fare un pieno da 200 euro, di cui 150 rimango al distributore come mancia, mi rovescio metà carburante sulle mani, guadagnando quindi tutti i tratti caratteristici del cavaliere che tutte le donne sognano: camicia assolutamente non stirata ed assomigliante ad un mantello di cartapesta, jeans con le isole Fiji tatuate sopra, pettinatura alla Telespalla Bob e profumo di Benzina Verde annata del 2006 e quindi per nulla barricata. Monto in macchina e, dopo esser stato in coda per 98 dei 100 km del tragitto ed aver scartato per un pelo 12 gatti che avevano deciso di farla finita, un cervo e tre pensionati che giravano in bici con la classica traiettoria a zig zag che si utilizza per confondere i cecchini, giungo a destinazione. Con un'amorevole e ammaliante "pivettata" di clacson in stile camionista bulgaro avverto che sono fuori dal cancello ed incito la mia meravigliosa ragazza ad aprirmi il cancello, sicchè io possa giugnere con la macchina fino al suo uscio di casa. Come sempre, appena entro nel vialetto ghiaioso, vengo accolto dal suo simpatico cane bastardino, di razza e di fatto, e, come ormai da copione, lo investo perchè la smetta di abbaiare, che son 10 anni che sto con la sua padrona e ormai dovrebbe iniziare a riconoscermi. Fermo la macchina ad una decina di metri dalla porta di casa e, con fare impaziente, attendo che Lei mi raggiunga in macchina. Sento finalmente il rumore secco della serratura della porta di casa che si sblocca e, come un montante di Mohamed Alì, mi viene in mente quella cosa che Lei mi aveva detto che doveva fare nel pomeriggio: andare dal parucchiere! Mi sbianco di colpo, inizio ad andare in tachicardia, mi si informicola il braccio sinistro, mi faccio un caffè per leggerne i fondi e sperare che il fato sia benevolo, ma niente da fare. Sono fregato, perchè, come tutti sanno, quando la tua ragazza va dal parrucchiere, dovrai affrontare le classiche domande a cui nessun uomo prima d'ora è riuscito mai a dare una risposta esatta: "allora, come sto?", "che ne dici" e, la più temuta di tutte, "è vero che sto male con questo taglio di capelli?". Inzio a sudare, attacco il defibrillatore all'accendisigari per esser pronto ad autorianimarmi, mi riguardo "What women want" con Mel Gibson, mi metto la maschera di Regan per far finta di essere un rapinatore di banche venuto a prenderla come ostaggio per la mia prossima rapina, ma niente da fare, ormai Lei è a pochi metri dalla mia macchina e, già dal tichettio dei suoi incazzosi passi, capisco che, come tutte le donne che abbiano mai calpestato questa terra, non è soddisfatta del lavoro del parrucchiere. Le lancio l'ultimo sguardo attraverso il finestrino prima che Lei entri in macchina e, come sempre accade, noto che la sua acconciatura è, a livello mascoscopico, identica a quella di sempre e che le uniche differenze sono individuabili solo tramite l'acceleratore di particelle LHC del Cern di Ginevra. Ma l'occhio dell'uomo, si sa, è mille volte meno sensibile di quello della donna, e quindi, ho pochissimi millisencondi per prepararmi la personale tattica di guerriglia... cioè far leva sulla sensibilità femminile per deviare il discorso e salvarsi in corner. Lei entra in macchina, e, con la classica delicatezza femminile, sbatte la portiera come se dovesse chiudere il Nero Cancello di Mordor, costringendomi ad abortire la simpaticissima e colorita espressione che acclama le grazie e la benevolenza di nostro signore, accostando il suo appellativo con un simpatico rappresentante del regno animale. Lei mi guarda, io la guardo ma non riesco a sopportare il suo sguardo, mentre penso fortemente "Improvvisa, improvvisa, imrovvisa, dai che ce la fai, pensa, pensa, dai campione...". All'improvviso, la svolta. Lei sta per dire qualcosa, ma io, con una performance degna dei migliori attori drammatici, cambio la mia espressione sul viso da "insignificante faccia da culo con ghigno altezzoso ed insopportabile" a "dramma umano tendente alla depressione ed al conseguente suicidio" e Lei, grazie ai suoi potentissimi recettori di disgrazie, se ne accorge e, invece di esordire con la classica "è vero che faccio schifo?", dice: "Cosa c'è che sei triste?". Io a stento riesco a trattenere la soddisfazione per questa stupenda performance teatrale, e, per rendere il tutto più verosimile, rispondo con un classico:"ma niente dai, è solo che... dai, lasciamo perdere che sennò mi intristisco di più""Ma dai dimmi...""Niente di gravissimo, solo che... sai il criceto che mi hai regalato per Natale?""Sì, cucciolino carino ino ino ciccì coccò..." [insomma, le classiche esclamazioni femminili di quando vedono un neonato, un cucciolo di qualsiasi bestia o un peluche]"E niente, sono andato lì della gabbia per salutarlo prima di venirti a prendere, e... [singhiozzo e scotimento del capo in segno di disapprovazione nei confronti del creatore]...ed era morto! E io, sai quanto ci ero affezionato... povera bestiola. E così sono un po' triste..."Lei, partecipe del mio dolore, mi mette una mano sulla spalla e mi dice sinceramente che le dispiace, che son cosa che capitano, che mi vuole bene. Io la ringrazio, e, astuto come una volpe, le dico: "Allora, sei andata dal parucchiere questo pomeriggio?""Sì, ma guarda qui, non mi piace come mi ha tagliata"" Ma no... che stai benissimo... veramente.""Oh grazie"Bacetto.A questo punto accendo il motore e mi avvio per la strada con uno strano ghigno stampato sul volto. Il ghigno di chi, in quel momento, si immagina che la precedente conversazione sia stata trasmessa in mondovisione con tutto il popolo maschile che esultava ed idolatrava colui il quale, primo nella storia dell'umanità, è riuscito abilmente ad affrontare indenne la temutissima "prova parrucchiere". Certo, ora si pone il simpaticissimo problema di dover commissionare l'omicidio del criceto, che, oltre ad essere vispo ed in perfetta salute, ti ci sei pure affezionato, trascorrendo i pomeriggi a parlargli come solo gli esauriti mentali solgono fare. Ma questo è problema che affronterò l'indomani, mentre adesso, mi godo i fasti ed la soddisfazione per questa piccola vittoria per un uomo, ma una grande vittoria per l'umanità.