Tutti siamo fragili, ma la vera forza matura dalla debolezza. Purché, come spiega un libro tutto da leggere, la fragilità non si trasformi in rassegnazione o accidia.n tempi nei quali è di moda la forza, la competizione sfrenata che non perdona alcuna debolezza, il muscolo che devi mostrare a qualche eterno antagonista che eccita la tua energia vitale, è il caso di riscoprire la virtù della fragilità. Una virtù, badate bene, che appartiene a tutti noi, insita nella natura umana, anche quando proviamo a dissimularla con qualche atteggiamento da bulli moderni, virtuali o reali è solo un dettaglio.La fragilità aiuta a scoprire davvero chi siamo. Ci porta dentro l’Io, ma non nel buio delle tenebre dell’indifferenza, quanto nella luce della condivisione. Il fragile sono Io, certo, ma siamo anche Noi, e quindi se ci riconosciamo è più facile anche stare insieme, avanzare insieme.Fragile, nella sintesi di un bel libro che vi suggerisco di leggere (Elogio della fragilità di Roberto Gramiccia, edizioni Mimemis), è il contrario di forte, salvo scoprire, come insegnano anche alcune rivoluzioni, che non è il fragile a perdere sempre. Anzi. La fragilità può dare grandezza all’ispirazione di un poeta (avete presente l’immortalità di Giacomo Leopardi?) come può essere la leva di una forza creativa e rivoluzionaria. Purché, avverte lo scrittore e medico Gramiccia, non si trasformi in rassegnazione e accidia.
La fragilità è una condizione che colpisce le persone più deboli: i bambini, i vecchi, i poveri , ma è anche un’opportunità, da non sprecare, per guardare i fragili, non con l’occhio del pietismo e tantomeno con il lampo di un attimo di attenzione: serve aprire il cuore, e portare i più fragili al centro dei nostri pensieri. Non troppo distanti dal luogo dei sentimenti che danno calore alla vita. Sorriso per un sereno fine settimana. Bye sal