SergioCasoni

Il posto di lavoro


Franco, come avrete già letto, sono alcuni anni che é in pensione e trascorre le giornate occupandosi della casa, facendo lunghe passeggiate e seguendo una miriade di hobby.Prima della pensione, si guadagnava da vivere facendo il muratore per un’impresa edile locale. Foligno, per chi non la conosce, è una piccola città composta da circa cinquantamila abitanti e le aziende situate al suo interno sono medio/piccole. Quella in cui ha lavorato Franco per più di trent’anni, non faceva affatto eccezione. Era piuttosto piccola per essere un’impresa edile. Il suo datore di lavoro, che in quel periodo veniva chiamato “padrone” dai suoi dipendenti, era il figlio di un noto geometra di Foligno e la sua era una delle più antiche e facoltose famiglie della città. In quel periodo le assunzioni si facevano solo ed esclusivamente dietro “raccomandazioni” o per “caporalato”. In quel periodo, come oggi del resto, trovare un lavoro era come trovare un tesoro; il “padrone” lo sapeva benissimo e l’utilizzava come arma di ricatto. In fase di assunzione, era il “padrone” a dettare le regole, a decidere lo stipendio e se il giovane lavoratore provava ad obbiettare qualcosa, la risposta pronta del “padre padrone” era: “Non ho tempo da perdere, la fuori ci sono molti ragazzi che vorrebbero il lavoro che ti sto offrendo, quindi decidi in fretta.” Non credo che mi debba dilungare oltre, per farvi capire quali fossero i metodi utilizzati alla fine degli ani sessanta, gli stessi che molti dirigenti utilizzano ai giorni d'oggi. La sua prima settimana di lavoro fu a dir poco traumatica, ma non per il duro lavoro che poi ha svolto per quarant'anni, bensì per il suo capo squadra. Franco conosceva il suo caposquadra da quando aveva cinque anni, erano amici, ma in quella prima settimana di lavoro, fu un'altra persona. Più che un capo squadra, sembrava un sergente al comando di un plotone di soldati. Tutta la squadra doveva fare quello che diceva lui, nessuno doveva prendere iniziative, e tutti dovevano dare la massima disponibilità all'impresa. Dovevano essere grati all'impresa che gli offriva un posto di lavoro e per lui essere “grati” significava vivere in funzione del lavoro. Alcuni chiamano queste persone “stacanoviste”, altri ottimi lavoratori, alcuni li classificano come “falliti”, in quanto la loro vita orbita in tutto e per tutto intorno al lavoro, trascurando famiglia,amici, hobby. Quelli erano gli anni sessanta, ma quelle persone esistono ancora nelle aziende d'oggi. Sono quelle che fanno il “lavoro sporco”, quelli che i dirigenti mandano avanti, perché un “buon dirigente” non si espone mai. Molti anni sono trascorsi, ma ancora oggi ci sono aziende in cui l’antico motto dei Romani è più che mai presente; “dividi e impera”.