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Mutui: tasso BCE o Euribor, questo il dilemma?


Tremano le fondamenta del mutuo. Con l’entrata in vigore del decreto legge anticrisi (numero 185 del 29 novembre 2008) che stabilisce che dal 1° gennaio 2009 gli istituti che offrono mutui a tasso variabile debbano consentire ai clienti la possibilità di scegliere di agganciare il finanziamento al tasso della Banca centrale europea, molti istituti stanno inaugurando nuove linee di prestito. Tra le ultime offerte commerciali troviamo il mutuo a tasso variabile ancorato al tasso BCE di Ing direct. Come l’istituto olandese, molti altri hanno presentato nei giorni scorsi un’offerta analoga. Cosa conviene?Analizzando i primi dati si nota come lo spread (margine di ricarico) applicato sui mutui legati al tasso Bce sia più alto rispetto a quello conteggiato sui “mutui Euribor”. Perché il costo medio dello spread del mutuo Bce sia più alto è presto spiegato. Oggi i “mutui Euribor” risultano meno cari perché le tensioni sul mercato interbancario si sono placate e gli Euribor si sono di nuovo allineati ai tassi Bce: l’indice a 1 mese è addirittura meno caro (2,278%) rispetto al tasso Bce (2,5% ma domani è previsto un taglio al 2%) mentre quello a tre mesi è leggermente più alto (2,631%). Tuttavia non si deve dimenticare che il tasso Bce è più stabile degli indici Euribor che, invece, sono molto sensibili a eventuali contrazioni del mercato del credito e possono quindi muoversi in modo anomalo. Lo prova quello che è successo nel 2008 quando, a causa della crisi dei derivati subprime, gli indici Euribor sono balzati oltre il 5%, staccandosi anche di oltre 100 punti base rispetto al tasso Bce. Allo stesso tempo va tenuto conto che, al di là dell’anomalia registrata nell’ultimo anno con gli Euribor alle stelle, lo scarto tra questi e il tasso Bce, storicamente, è stato sempre contenuto (compreso tra lo 0,1% e lo 0,2% a seconda delle scadenze). Considerazioni, queste, che farebbero propendere per la bontà della scelta del “mutuo Euribor”. Anche se, come recita un antico proverbio, del domani non v’è certezza. Mutui in cifreNel dettaglio, i nuovi prestiti variabili di Ing sono più cari di 0,25 punti percentuali di quelli indicizzati all’Euribor (da oggi non più offerti). UniCredit applica un ricarico di 0,5 punti (dal 2% all’1,5%), Bipiemme tra 0,3 e 0,7 punti (a seconda del tipo di durata). Il “mutuo Ambra” di Banca Sella costa 0,65 punti percentuali in più se legato al tasso Bce. Diversa la strategia di Banco popolare che fa valere per entrambe le tipologie di prodotti uno spread del 2 per cento. Intesa Sanpaolo, invece, pratica un margine del 2,15% sul prodotto “Domus Bce” che scende a un range tra l’1,4% e l’1,65% sul variabile agganciato all’Euribor a 1 mese (v. articolo di Vito Lops).