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BLOG INFORMATIVO SUI FINANZIAMENTI
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Tremano le fondamenta del mutuo. Con l’entrata in vigore del decreto legge anticrisi (numero 185 del 29 novembre 2008) che stabilisce che dal 1° gennaio 2009 gli istituti che offrono mutui a tasso variabile debbano consentire ai clienti la possibilità di scegliere di agganciare il finanziamento al tasso della Banca centrale europea, molti istituti stanno inaugurando nuove linee di prestito. Tra le ultime offerte commerciali troviamo il mutuo a tasso variabile ancorato al tasso BCE di Ing direct. Come l’istituto olandese, molti altri hanno presentato nei giorni scorsi un’offerta analoga. Cosa conviene? Tuttavia non si deve dimenticare che il tasso Bce è più stabile degli indici Euribor che, invece, sono molto sensibili a eventuali contrazioni del mercato del credito e possono quindi muoversi in modo anomalo. Lo prova quello che è successo nel 2008 quando, a causa della crisi dei derivati subprime, gli indici Euribor sono balzati oltre il 5%, staccandosi anche di oltre 100 punti base rispetto al tasso Bce. Allo stesso tempo va tenuto conto che, al di là dell’anomalia registrata nell’ultimo anno con gli Euribor alle stelle, lo scarto tra questi e il tasso Bce, storicamente, è stato sempre contenuto (compreso tra lo 0,1% e lo 0,2% a seconda delle scadenze). Considerazioni, queste, che farebbero propendere per la bontà della scelta del “mutuo Euribor”. Anche se, come recita un antico proverbio, del domani non v’è certezza. Mutui in cifre |
Le delusioni sono ormai di casa! Dopo il flop delle surroghe e le rinegoziazioni ad ostacoli arriva la nuova generazione di mutui indicizzati al tasso Bce. Anche in questo caso però inizia ad insinuarsi il sospetto che più che un’opportunità di risparmio si tratti dell’ennesima occasione mancata. Secondo i primi calcoli infatti non solo in diversi casi non si risparmierà nulla, ma si rischia di spendere anche di più, a causa di spread eccessivi che per alcuni prodotti arrivano a superare il 2%. Secondo il direttore marketing di MutuiOnline, Anedda “se un variabile ha uno spread di partenza troppo elevato in un periodo di discesa dei tassi non ci si bada, però appena i tassi ricominciano a salire pesa come un macigno”. Spread alle stelle Secondo l’Abi l’aumento dello Spread è una scelta obbligata: “le banche di fronte a questa situazione devono fare un prezzo considerando il rischio sottostante. Per erogare un mutuo gli istituti di credito non si finanziano solo dalla Bce, attingono soprattutto al finanziamento interbancario. Ecco perché la banca deve coprirsi dai costi del rischio dell’intermediazione, che sono maggiori”. In definitiva, se le banche si finanziano a tasso Euribor ed erogano mutui a tasso Bce rischiano forti perdite. E allora si coprono contro questo rischio applicando uno spread più alto. “Il guadagno della banca è quello sullo spread, non certo sul tasso d’interesse. E comunque bisogna ricordare che anche i mutui indicizzati al tasso Bce sono variabili, non mettono certo al riparo da variazioni future”, conclude l’Abi. La legge Banche virtuose I primi prodotti disponibili. Il sito Osservatorio Finanziario ha effettuato una prima analisi dei prodotti disponibili, calcolando il tasso finale. L’Euromutuo della Bpm al momento è al 3,80%, Bancoposta arriva al 4,75% contro il 4,1% del tasso variabile indicizzato all’Euribor, Domus Bce di Intesa SanPaolo arriva a circa il 4%, come il mutuo Bce di Unicredit Banca per la Casa. |
Sarà un 2009 di prezzi in caduta per le case. Non riuscirà a invertire la tendenza nemmeno il taglio dei tassi di interesse operato giovedì dalla Bce che porterà a una riduzione dei costi dei mutui. Tutti gli analisti prevedono per l’anno in corso compravendite in calo fino al 10% e valori che continueranno a scendere anche del 7%. «Il 2009 dovrebbe veder proseguire la flessione dei valori immobiliari e del numero di transazioni», spiega Guido Lodigiani direttore dell’ufficio studi di Gabetti che prevede prezzi in calo in media del 6% in Italia. Sulla stessa linea anche il centro di ricerche Nomisma che stima un calo del 5% per i prezzi e dell’8-10% per le compravendite. Tecnocasa, infine, si attende una flessione fra l’1 e il 4% con punte più marcate per le grandi città. «Il mercato immobiliare - sottolinea l’ufficio studi di Tecnocasa - si muove con lentezza perchè i potenziali acquirenti sono molto più reflessivi, spinti in questa direzione anche dalle notizie che riguardano in generale l’economia». Alcuni segnali di ottimismo, però incominciano a vedersi. A partire dall’estate, infatti, «si è registrato un aumento della domanda di immobili ad uso investimento causato da una fuga dal mercato finanziario», prosegue Tecnocasa. Proprio per questa ragione tengono le quotazioni delle abitazioni nel segmento di mercato di fascia alta. A soffrire sono invece gli immobili di fascia medio-bassa. «Il 2009 sarà un anno difficile per il mercato della fascia medio-bassa che oggi è la più penalizzata dalla perdita di potere d’acquisto», spiega il responsabile dell’ufficio studi di Ubh, Alessandro Ghisolfi. Ghisolfi, che monitora le reti immobiliari di Professionecasa e Grimaldi oggi entrate in Tree Real Estate insieme a Gabetti, sottolinea come si tratti del frutto «di una convergenza negativa che si è concretizzata sul mercato dei mutui a causa del crack finanziario mondiale». Da un lato, infatti, «le banche sono diventate molto più rigide nel concedere mutui», dall’altro «gli effetti dell’abbassamento del costo del denaro, oggi tornato ai livelli del 2001, si faranno sentire sul mercato del credito solo fra qualche mese», prosegue Ghisolfi. Per chi vuole comprare casa, però, si apre una fase potenzialmente interessante dove sarà possibile spuntare prezzi convenienti. Tecnocasa, in particolare, si attende «trattative più serrate sui prezzi richiesti dai venditori i quali iniziano, però, a capire che il mercato immobiliare ha imboccato una direzione diversa». Stessa valutazione anche per Ubh che sottolinea come «oggi le trattative sono condotte più da chi vuole comprare che da chi vuole vendere |
La decisione di ieri della Banca Centrale Europea di abbassare ulteriormente i tassi di interesse, dal 2,5% al 2%, è sulla carta una buona notizia per le famiglie che al momento si trovano a pagare le rate di un mutuo a tasso variabile. Ma il condizionale è d’obbligo, visto che ora tocca agli istituti di credito trasferire immediatamente tale riduzione sulle prossime rate mensili a carico delle famiglie. Secondo le stime della Federconsumatori, il taglio della BCE può apportare su un ‘mutuo tipo’ di 100 mila euro con durata trentennale un abbassamento della rata mensile di 30 euro, che corrispondono a ben 360 euro annui. |
Inviato da: chiaracarboni90
il 07/06/2011 alle 11:42
Inviato da: affarieservizi
il 03/01/2009 alle 19:31
Inviato da: occhidifanciulla
il 03/01/2009 alle 18:53