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Se questo è...


 
 Nei Ghetti d'italia questo non è un uomo. Di nuovo, considerate di nuovo Se questo è un uomo, Come un rospo a gennaio, Che si avvia quando è buio e nebbia e torna quando è nebbia e buio, Che stramazza a un ciglio di strada, Odora di kiwi e arance di Natale, Conosce tre lingue e non ne parla nessuna, Che contende ai topi la sua cena, Che ha due ciabatte di scorta, Una domanda d'asilo, Una laurea in ingegneria, una fotografia, e le nasconde sotto i cartoni, e dorme sui cartoni della Rognetta, Sotto un tetto d'amianto, o senza tetto, Fa il fuoco con la monnezza, Che se ne sta al posto suo, In nessun posto, e se ne sbuca, dopo il tiro a segno, "Ha sbagliato!", Certo che ha sbagliato, l'Uomo Nero Della miseria nera, Del lavoro nero, e da Milano, Per l'elemosina di un'attenuante Scrivono grande: negro, Scartato da un caporale, Sputato da un povero cristo locale, Picchiato dai suoi padroni, Braccato dai loro cani, Che invidia i vostri cani, Che invidia la galera (Un buon posto per impiccarsi) Che piscia coi cani, Che azzanna i cani senza padrone, Che vive tra un No e un No, Tra un Comune commissariato per mafia e un Centro di Ultima Accoglienza, e quando muore, una colletta Dei suoi fratelli a un euro all'ora Lo rimanda oltre il mare, oltre il deserto Alla sua terra - "a quel paese!" Meditate che questo è stato, Che questo è ora, Che Stato è questo, Rileggete i vostri saggetti sul Problema Voi che adottate a distanza Di sicurezza, in Congo, in Guatemala, e scrivete al calduccio, né di qua né di là, Né bontà, roba da Caritas, né Brutalità, roba da affari interni, Tiepidi, come una berretta da notte, e distogliete gli occhi da questa Che non è una donna Da questo che non è un uomo Che non ha una donna e i figli, se ha figli, sono distanti, e pregate di nuovo che i vostri nati Non torcano il viso da voi.                                                                                                           Adriano Sofri     "poesia tratta da “La Repubblica.it"