la sete verde

il grande stagno del senso ordinario


PAOLO CONTEALLE PRESE CON UNA VERDE MILONGA      WALLACE STEVENS - IL SENSO ORDINARIO DELLE COSECadute le foglie, torniamo al senso ordinario delle cose. E' come se avessimo esaurito l'immaginazione, inanimi in un savoir (sapere) inerte.E' difficile persino scegliere l'aggettivo per questo freddo vacuo, questa tristezza senza causa. La grande struttura è diventata una casa modesta. Nessun turbante percorre i pavimenti immiseriti.La serra ha più che mai bisogno di una riverniciatura. Il comignolo ha cinquant'anni e pende da una parte. Uno sforzo fantasioso è fallito, una ripetizione nella ripetitività di uomini e mosche.Eppure l'essenza dell'immaginazione doveva essa stessa essere immaginata. Il grande stagno, il suo senso ordinario, senza riflessi, foglie, fango, acqua come vetro sporco, espressione di un certoSilenzio, il silenzio di un ratto uscito a vedere, il grande stagno e lo sfacelo delle ninfee, tutto ciò doveva essere immaginato, come una conoscenza inevitabile, imposta, come impone una necessità.     RENE' MAGRITTE- LE PAYS DES MIRACLES, 1964
       MARK STRAND - L'UOMO SULL'ALBERO Sedevo tra i rami freddi di un albero. Ero senza vestiti, soffiava vento. Tu eri lì sotto, con un cappotto pesante, il cappotto che hai adesso.E quando l'apristi, scoprendoti il petto, tarme bianche presero il volo, e ciò che dicesti in quel momento cadde a terra in silenzio, la terra ai tuoi piedi.La neve scendeva dalle nuvole fin nelle mie orecchie. Le tarme del tuo cappotto volarono nella neve. E il vento, sotto le mie braccia, sotto il mento, piangeva come un bambino.Non saprò mai perché le nostre vite volsero al peggio, e neanche tu. Le nubi mi affondarono nelle braccia e le braccia si sollevarono. Si sollevano ora.Oscillo nell'aria bianca invernale e lo strido dello storno mi si stende sulla pelle. Un campo di felci mi copre gli occhiali: li pulisco per poterti vedere.Mi giro e le foglie mutano colore con me. Le cose non sono solo se stesse in questa luce. Tu chiudi gli occhi e il cappotto ti cade dalle spalle,l'albero si ritrae come una mano, il vento si adatta al mio respiro, ma nulla è certo. La poesia che mi ha rubato queste parole dalla bocca potrebbe non essere questa poesia.     RENE' MAGRITTE, - LE PALAIS DE RIDEAUX  
     fuck notafabbrico un piccolo caosper nulla cosmico, a questa breve follia ci pensavo ieriguardando uno minimo scorcio di mare grigio, sovrastato dal cielo grigio, attraverso le dita dei miei piedi,immagine infelice, lo so, ma assolutamente autentica.ci ho provato ad affondare nell'orizzonteed ho chiaramente fallito.