settembre 2008

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Queste partenze sono come matriosche: parto per poi ripartire e poi ripartire, e poi tornare e poi ripartire e tornare definitivamente, non troppo contenta - esitando nella decisione, rischiando di dover affrontare 12 ore di treno-, da dove sono partita la prima volta. Sperando che l'inverno non sia così freddo da togliermi la speranza, addormentarmi i sensi e congelarmi il cuore.Lascio di nuovo questa città: affollata, caotica, anarchica, chiassosa, calda, caldissima, assolata, davvero insopportabile e insonne (e per ogni aggettivo ci sarebbe da spiegare qualcosa), ma spero di portare con me un po' di questa radice selvaggia, perché mi servirà per sempre la sua primitiva energia.