Sfera imperfetta

Post N° 74


SOGNO!Domenica mattina e sono sveglio da sei ore. Tu dormi ancora. Ho guardato repliche di vecchi telefilm alla televisione. Uno era anche in bianco e nero, ambientato nel futuro che adesso è passato. Quando l'avevo visto la prima volta, non ci conoscevamo ancora. Io, però, dormivo già poco e tu, troppo. Mi sono rasato e poi, sono tornato a letto, per non perdere il momento del tuo risveglio. Mi piace guardarti. Stropicci gli occhi e fai le boccacce. Come una bambina. Ti mancano le trecce a far da cornice alle rughe del sonno che si formano sul tuo viso. Ne hai di più, quando sei abbronzata, come adesso. Dici qualcosa che non comprendo e hai le gambe nude. Dormi sempre con una maglietta rubata dal mio armadio. Ti piace quella comprata in Inghilterra, con loghi e scritte che ti appartengono perché appartengono a me e alla mia passione. Ti piace anche il mio profumo, che finisce sempre prima del tuo. Sono belle, le tue gambe. Mi piacciono le caviglie e anche i piedi. Tu dici che sembrano due pinne, io penso che quando cammini è uno spettacolo. Con lo smalto sulle unghie. Non lo metti mai su quelle delle mani, perché dura solo poche ore, poi cominci a grattarlo via. Non riesci mai a stare ferma, nemmeno quando dormi. Ti giri, ti volti e parli nel sonno. Picchietti sul cuscino con le dita, un ritmo che conosci solamente tu…come se stessi tenendo il tempo del tuo respiro. Adoro le tue ginocchia, soprattutto quando ti siedi sullo sgabello della cucina e le tieni unite, con i gomiti appoggiati sopra. Mi osservi sbuffando, mentre cucino e sporco dappertutto. Le mani che ti sorreggono il viso, leggermente imbronciato. Per finta. Ti accorgi che ti sto guardando e sorridi. Tiri fuori la lingua e strizzi l'occhio. Maliziosa. Vorrei fotografarti, per guardare insieme la foto fra un paio di settimane. Magari in una serata triste, quando c’è bisogno di sfogliare insieme una rivista o un vecchio album di fotografie…per ricordare un poco com'eravamo. Questa foto, la metterei vicina a quella scattata nel deserto. Mentre cercavi di salire sul cammello e c'era quel tipo abbronzato che t'aiutava…con entrambe le mani sul culo. Ridevi e gridavi ''questo tocca'', lui rideva e gridava frasi che non capivo. Mi accarezzi il viso. “Hai fatto la barba?”, domandi e so a cosa stai pensando. Non ti piace quando la lascio crescere per qualche giorno. Dici che mi fa sembrare più vecchio, con qualche pelo bianco che si perde fra quelli scuri. Punge e hai la pelle delicata. Diventi subito rossa, ma sono rasato di fresco e ti avvicini. Il mio alito sa di menta e il tuo di sonno, ma ti lecco ugualmente le labbra. Dietro l’orecchio e sotto il collo. Non vuoi togliere la maglietta. Come faccio a leccarti sotto le ascelle, soffri il solletico e quando ridi le fossette delle guance sono irresistibili. Arricci anche il naso e scalci con le gambe. “Adesso basta, smettila”, “Perché?” “Non ho ancora lavato i denti e ho fame”. Rotoli sul letto e su di me, per scendere dalla parte opposta a quella dove dormi…una piccola mania, la tua. I piedi giù dal letto sempre dalla parte destra. Ti fermi sulla porta, in controluce. ''Apri le finestre'' ''Magari, fuori piove'' ''Meglio, così decidiamo di passare la giornata in casa''. Invitante. ''A mangiare Camembert con il miele e il gelato dalla vaschetta, stracciatella''...con il formaggio, un bicchiere di Rosso Trentino, uve Cabernet e Merlot. Secco e armonico, ti piace e non lo reggi. Dopo un paio di bicchieri ti verrà voglia di parlare d'amore e allora, con la testa sulle mie gambe, accarezzarti le tempie e spettinarti i capelli che tornano subito al loro posto. Bere dallo stesso bicchiere e sentirsi osservati. Da noi stessi. Io che mostro il mio profilo migliore, per sentirti dire che ti piace il mio naso. Finiremo con l'ascoltare qualche vecchio disco, con la puntina da cambiare che segna un poco ogni solco. Il suono meno pieno di quello dei cd, ma l'atmosfera è diversa. Ti piace quella canzone, vecchia, non mi ricordo mai chi la canta, solo pianoforte che l'accompagna ''…e per noi diventasse respiro quell'esserci amati, annullati, divisi, rincorsi…appagati''. Anche tu, sai cantare e hai una voce calda, che al telefono, cercano scuse per parlare con te. E allora fai parlare i miei amici e ti diverti ad ascoltare cosa dicono gli uomini al telefono. Poi, il divano che diventa piccolo e il disco finisce. Le guance rosse e gli occhi verdi. Leggermente ubriachi, ma mi piace tenerti in braccio e portarti a letto. Rischiando di cadere, e non sarebbe male finire sul tappeto. Confusi. Storditi. Ridere e baciarsi, spogliarsi e farlo li senza tentare di trascinarsi in camera. Chi arriva per primo? Corri, dai…che fretta c'è? Spogliarti lentamente anche se non ho voglia di aspettare e osservare i chiaroscuri sul tuo corpo. Angoli nuovi e forme diverse. Stupito, come se non t'avessi mai vista anche se ti conosco bene. Una volta mi hai chiesto quanti nei hai sulla schiena. Ho risposto sette. Vincendo un bacio, ma il mio preferito è quello più in basso. Un poco sporgente, ma non troppo. Sei più sensibile al tocco in quella zona. Mi piace girarci intorno con il dito. Scendere e risalire lungo la schiena, sentire che tremi quando ti accarezzo con i capelli e con la lingua… e mi piace fare l'amore con poca luce. Guardare le ombre sulla parete, che si muovono, s'intrecciano e non riesco mai a capire a cosa assomigliano. Cosa ricordano. Come le nuvole in cielo che, se c'è troppo vento, continuano a cambiare forma e poi volano via. Da un'altra parte, lontano, mentre noi rimaniamo qui. Come nella canzone, ''…amati, annullati, divisi, rincorsi…appagati'' e oggi è domenica. Non sono uscito prima del tuo risveglio. Come tutti gli altri giorni. Mi sono fermato a guardarti e mi sono preso un poco di tempo. Ieri ho fatto la spesa, Camembert e miele. Gelato e vino rosso.