bacai

Sono tornato da nostalgico


Che poi a tornarci da turista è anche un bel posto, fa tutto un'altro effetto. A ripensarci ora, a tutto ciò che è stato, è ancor più da incubo. Tanta gente, parevan usciti tutti da un film dell'orrore dopo una catastrofe. Adesso invece il trambuso si è
calmato, neppure le infermiere che avevano turnato per tanti giorni fino a ritornare le stesse, non le ho più ritrovate. Tutte facce nuove in attesa di superare quel forzato passaggio, come da miracolati da un tragico ed improvviso verdetto. Solo un'amica conosciuta in quei tristi giorni era nel corridoio che accudiva sua madre. Ci siamo subito riconosciuti, sorpresi e sorriso ancora. Ci siamo aggiornati sul procedere dei nostri pazienti che hanno condiviso quella camera di ospedale, ancora lì ad aspettare che il tempo faccia il suo paziente lavoro di recupero. Tutto gira, funziona come allora, come una ruota perfetta, con attori diversi, fortunatamente meno confusione, senza persone in attesa che si liberi un letto, una stanza, in cerca di notizie sul proprio destino. Ho ritrovato il giovanissimo dottorino che cominciò i primi accertamenti, un breve aggiornamento sulla situazione e ciò che mi serve ancora per continuare la terapia di mia madre. Ancora una volta se ne occuperà lui. Sembra sia trascorso un secolo, chissà che fine hanno fatto gli altri, le altre conosciute, passate per quell'incubo. Fuori è sereno, anche la primavera ha cambiato il paesaggio minaccioso, scuro, fra neve e freddo, di poca luce e tanto buio e ha lascito il posto all'allegria degli uccellini del grande parco che circonda i padiglioni di quell'ospedale.