Creato da assomengoni il 06/09/2009
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Che poi Calderoli partecipi o meno alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia è comunque discutibile. Anzi, ora non può fare marcia indietro, se partecipasse sarebbe contestato apertamente. Inevitabile. Ora il problema è che si tratta di un ministro dello stato di cui non condivide nulla di questo stato che lo paga anche. Un traditore. Un infedele. Un nemico dello stato. Che sia pure amico anche di Brunetta ? O è un teorema che Brunetta deve risolvere ?
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... e se saran tutte ciliege !!!!
Mazza quante ciliege !!!!!
Che poi le sirene, non faranno i sireni o altro frutto, ma che profumo però ?
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Quando si dice: "va a spunzole", non è proprio come ...... a quel paese. Una versione più addolcita..
Ecco la prova ......... e sono andato a spunzole.
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Dobbiamo alla città di Genova Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli. Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria.
L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese.
Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana.
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Che poi a tornarci da turista è anche un bel posto, fa tutto un'altro effetto. A ripensarci ora, a tutto ciò che è stato, è ancor più da incubo. Tanta gente, parevan usciti tutti da un film dell'orrore dopo una catastrofe. Adesso invece il trambuso si è calmato, neppure le infermiere che avevano turnato per tanti giorni fino a ritornare le stesse, non le ho più ritrovate. Tutte facce nuove in attesa di superare quel forzato passaggio, come da miracolati da un tragico ed improvviso verdetto. Solo un'amica conosciuta in quei tristi giorni era nel corridoio che accudiva sua madre. Ci siamo subito riconosciuti, sorpresi e sorriso ancora. Ci siamo aggiornati sul procedere dei nostri pazienti che hanno condiviso quella camera di ospedale, ancora lì ad aspettare che il tempo faccia il suo paziente lavoro di recupero. Tutto gira, funziona come allora, come una ruota perfetta, con attori diversi, fortunatamente meno confusione, senza persone in attesa che si liberi un letto, una stanza, in cerca di notizie sul proprio destino. Ho ritrovato il giovanissimo dottorino che cominciò i primi accertamenti, un breve aggiornamento sulla situazione e ciò che mi serve ancora per continuare la terapia di mia madre. Ancora una volta se ne occuperà lui. Sembra sia trascorso un secolo, chissà che fine hanno fatto gli altri, le altre conosciute, passate per quell'incubo. Fuori è sereno, anche la primavera ha cambiato il paesaggio minaccioso, scuro, fra neve e freddo, di poca luce e tanto buio e ha lascito il posto all'allegria degli uccellini del grande parco che circonda i padiglioni di quell'ospedale.
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Inviato da: assomengoni
il 20/09/2010 alle 21:42
Inviato da: misentosola4
il 18/09/2010 alle 07:42
Inviato da: t_xte
il 23/06/2010 alle 00:10
Inviato da: assomengoni
il 13/06/2010 alle 21:39
Inviato da: MARIONeDAMIEL
il 12/06/2010 alle 12:07