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Giovani di Salice per il Partito Democratico

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Post N° 45

Post n°45 pubblicato il 21 Giugno 2007 da sgsal

La Carovana dell'Acqua fa tappa a Salice

www.acquabenecomune.org

Lunedì 25 giugno ore 20,00
PIAZZA PLEBISCITO





L'evento prevede l'intervento di alcuni relatori che cercheranno di  spiegare i punti della legge di iniziativa popolare sulla ripubblicizzazione dell'acqua per la quale si stanno raccogliendo firme in tutta Italia. Si parlera' anche di questioni legate all'acquedotto pugliese.

I relatori che interverranno sono:

-Margherita Ciervo (comitato territoriale del contratto mondiale sull'acqua)

-Teresa Fiocco (referente comitato provinciale in Lecce)

-Padre Gianni Capaccioni (missionario comboniano)

-Stefano Margiotta (Docente incaricato di Geologia Applicata Università di Lecce)

-Renato Di Nicola (Abruzzo social forum)

-Corrado Oddi  (fp-Cgil forum nazionale acqua pubblica)

In caso di maltempo. L´evento si svolgerà nel Centro Polifunzionale in via Turati.

 
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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 22/06/07 alle 09:44 via WEB
Era ora che la carovana si fermasse anche a Salice, spero che ci sia molta affluenza, come cè stato negli altri comuni, dove già si è svolta questa manifestazione. Auguro che sia un buon successo agli organizzatori, e che "TUTTI CAPISCANO" che quest'incontro non ha nessun colore politico. Ciao Wolf
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Anonimo il 25/06/07 alle 16:37 via WEB
complimenti vivissimi x l'attento operato della nuova amministrazione che è in attivo da poco ma che già contribuisce a rendere sensazionale il nostro paese distruggendo opere altrui quale la villetta della stazione! AVETE SVUOTATO LA FONTANA E SPENTO L'IMPIANTO DI IRRIGAZIONE! Siete magnifici! Ecco cosa sapete fare! e questo è solo l'inizio! VERGOGNA!!
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Anonimo il 25/06/07 alle 17:08 via WEB
La prossima volta che qualcuno fa le cose (tipo la fontana), farebbe bene a farle con un po' di sale in più! Anzi, giacchè hai scritto della fontana, faresti bene ad andare in piazza stasera e ad informarti un po' sui problemi del mondo circa l'acqua e non su quelli della fontana della villetta!
(Rispondi)
 
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Anonimo il 25/06/07 alle 18:35 via WEB
Al difensore della passata amministrazione faccio una domanda:perchè non ti informi prima di parlare???lo sai che il tubo di rabbocco è di un diametro nettamente inferiore a quello che necessita e quindi si spreca un sacco d'acqua e di soldi???e lo sai che l'acqua è una risorsa che scarseggia???allora che parli senza sapere???
(Rispondi)
 
 
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Anonimo il 25/06/07 alle 18:53 via WEB
quindi devo dedurre che è stato spento tutto x risparmiare acqua? oh ma che bravi! xkè nn riempite di terra quella fontana allora? il prato sta già seccando, grazie alla totale assenza di manutenzione, quindi la terra che resterà potrete riversarla nelle vasche! tanto a salice solo questo sappiamo fare! non siamo in grado di tenere un opera pubblica, che x giunta ha riscontrato parekkio successo, in piedi!
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Anonimo il 12/07/07 alle 12:00 via WEB
ciao! leggevo un pò questi commenti ma mi sono soffermata su di uno in merito alla fontana della stazione in cui non ho capito una cosa. scusa potresti spiegarmi la frase: "il tubo di rabbocco è di un diametro nettamente inferiore a quello che necessita"?? spero mi risp. by lauretta
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Anonimo il 25/06/07 alle 18:40 via WEB
Ma parli proprio in difesa di un'amministrazione, la cui prima azione fu quella di dichiarare INAGIBILE salice per intero! uauauauauaauaaa
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Anonimo il 26/06/07 alle 17:53 via WEB
###MESSAGGIO MODIFICATO IN PARTE### E' stato molto bello il dibattito che c'è stato ieri sera. [...] Il signore ogni sera verso il tardi fa un consumo eccessivo di acqua lasciandola cadere dal 2° piano dove abita ed inonda l'intera piazza, dopo di che fa cadere un altro "tipo" di acqua che emana un fetore nauseabondo!! Credo che la nostra piazza non debba essere considerata una fogna a cielo aperto!! By L'abitante del vicolo Corto e Stretto
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Anonimo il 27/06/07 alle 21:05 via WEB
daccordissimo, già quella casa lì non doveva esserci, ma si sa che quando si è amici dei comunisti puoi costruire in centro storico e in una piazza, e poi ci sono certi geometri che fanno mettere i sigilli a chi costruisce unprimopiano ma va va
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Anonimo il 28/06/07 alle 15:06 via WEB
"ma si sa che quando si è amici dei comunisti puoi costruire in centro storico e in una piazza,"...a dire il vero i condoni fiscali ed edilizi li ha fatti il cavaliere Silviuccio nella legislatura appena passatam con l'aiuto del celeberrimo Tremonti...quello della finanza creativa che vende i beni dello Stato per poi riaffittarli, così fa cassa oggi e debito domani tanto per capirci..e poi li ha fatti anche nel primo Governo del Cavaliere Mascarato quando condonò tutto Torre Lapillo..ricordi???
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Anonimo il 29/06/07 alle 20:40 via WEB
il condono per quella casa in piazza Plebiscito nonlo ha fatto certo berlusconi, informati prima di parlare, intelligente!!!
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Anonimo il 30/06/07 alle 12:30 via WEB
Una cosa che puo fare ora il nuovo sindaco, visto cheil vecchio se nè fregato del CENTRO STORICO è un'ordinanza che obblighi i proprietari degli edifici in piazza a pitturarli, xchè cosi come sono sono effatescenti. E' non dite che lex sindaco ha fatto x il paese. uno di destra deluso
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Anonimo il 02/07/07 alle 12:49 via WEB
Ciao Ragazzi Bella La festa ieri eh? A me la Salve Regina è piaciuta molto, e anche il finale con i festoni...bella idea, di chiunque sia complimenti. Tutto ciò che si può fare per migliorare il nostro paese ricordate che NON HA COLORE. Basta POLEMICHE INUTILI...DIAMOCI DA FARE e non facciamo i vagabondi, capaci solo di criticare. Se dobbiamo criticare che siano critiche utili per il nostro sviluppo. E' nel nostro interesse e nell'interesse dei nostri figli. GA
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Anonimo il 04/07/07 alle 18:45 via WEB
bellissima la fiera! fantastica la salve regina! fiera organizzata al top! unica nota stonata: cosa cavolo mi centrava l'inno nazionale dopo la salve regina?? ma va! w l'esibizionismo comunista!!!
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Anonimo il 05/07/07 alle 14:30 via WEB
a quella cernia che ha scritto "w l'esibizionismo comunista!!!" vorrei ricordare che solitamente il tricolore e l'inno di mameli sono cari alla destra e non alla sinistra...e comunque dovremmo essere più rispettosi del nostro inno nazionale e tralasciare per una volta le polemiche spicciole da quattro soldi, e fieri di esseri italiani tanto a destra quanto a sinistra...ma voi destrorsi siete capaci di tutto ormai pur di attaccare la maggioranza!
(Rispondi)
 
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Anonimo il 07/07/07 alle 11:39 via WEB
Ma smettetela, è parlate di argomenti seri, sputate fango anche sul NOSTRO TRICOLORE E SULL'INNO VERGOGNATEVI.(se il messaggio è stato fattoda qualcuno di destra lo ricordo che anche all'ora si suonava l'INNO, dopo lasalve e anche in chiusara della festa dopo l'ultimo pezzo dellabanda). un saluto WOLF
(Rispondi)
 
 
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Anonimo il 09/07/07 alle 21:31 via WEB
VI do un argomento serio: Il governo non fà altro che litigare "AUMENTI SI AUMENTI NO", DI CHE PARLO? semplice aumentare o no il prezzo delle pensioni olo stipendio dei lavoratori,(si parla di pochi euro) non fanno altro che litigare, dicendo che non si può fare, xchè non ci sono fondi........x NOI... è loro allora che si standoa umentando lo stipendio di circa 5 milaeuro? Cosa ne pensate? rispondetesia che siaste di SINISTRA o di DESTRA.
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Anonimo il 11/07/07 alle 15:09 via WEB
"Ecco il ddl sui costi della politica - Saranno risparmiati 500 milioni" ROMA - Un taglio di circa 500 milioni di euro. Ventiquattro articoli che - una volta a regime - potranno far risparmiare all'incirca il dieci per cento alla voce "costi della politica". Si va dalla riduzione e l'accorpamento degli enti locali ai limiti per il finanziamento pubblico dei partiti, dai tagli poderosi alle auto blu a norme "rigorosissime" sulla trasparenza nell'affidamento degli incarichi pubblici. E poi: un limite dell'accumulo degli incarichi pubblici, l'abolizione cioè di quelle figure quasi mitologiche che riescono ad essere contemporaneamente sindaci, consiglieri, amministratori e altro. Un risparmio di 500 milioni di euro: a qualcuno potrà sembrare - dopo tanto parlare - che la montagna ha partorito il topolino. In realtà, se le norme riusciranno ad andare a regime, si tratta di una vera e propria rivoluzione per la politica italiana i cui costi - oggi- sono calcolati intorno ai quattro miliardi di euro. Il ministro Giulio Santagata ha portato stamani il provvedimento nella riunione del Consiglio dei ministri per discuterlo con tutti i colleghi di governo. "L'approvazione è rinviata alla prossima riunione" ha spiegato il portavoce del governo Silvio Sircana. In realtà incontri e discussioni ci sono già stati con gli altri ministri interessati - da Linda Lanzillotta a Vannino Chiti, da Amato a Mastella - e con la Conferenza della regioni e i rappresentanti di Comuni e Province. Vari stop and go, una gestazione con accellerazioni e brusche frenate. Il premier Prodi, poi - che del taglio dei costi della politica ha fatto uno dei punti cardine del programma di governo - ha deciso che non era più possibile rinviare. Una premessa: il provvedimento non riguarda i necessari tagli relativi al Parlamento, a deputati e senatori e al funzionamento delle due camere. Questa parte, infatti, potrà essere ritoccata solo con modifiche costituzionali. Camera e Senato, comunque, dicono di essere al lavoro per presentare il prima possibile una loro ipotesi di taglio. "Con il presente disegno di legge il Governo intende contribuire a ridurre i costi della rappresentanza politica e a limitare le spese degli apparati amministrativi a quelle strettamente necessarie, accrescendo, al contempo, la trasparenza e la responsabilità dell'agire amministrativo, con la finalità ultima di rafforzare il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni" si legge nell'introduzione della Relazione che accompagna il testo. Se ai "tagli" sono dedicati gli articoli dal numero 1 al 17, il resto dell'articolato punta all'etica della politica e alla trasparenza: molto spesso è proprio l'assenza di etica e trasparenza la causa prima degli sprechi. Qualcosa era già stato fatto con la Finanziaria che, tra le altre cose, ha ridotto del trenta per cento gli stipendi di ministri e sottosegretari . Il decreto Bersani ha tagliato del 30 per cento la spesa di commissioni, comitati ed altri organismi operanti all'interno dell'amministrazione centrale, ha soppresso e accorpato centodieci organismi, e ridotto del 10 per cento le spese per incarichi di direzione generale e per consulenze nell'amministrazione centrale. Quattro i principi cardine della legge: 1) La razionalizzazione della pubblica amministrazione "con la previsione di una delega per il riordino e l'accorpamento di enti, organismi e strutture pubbliche, nonché il taglio automatico di enti inutili non riordinati entro una determinata data"; 2) la riforma della rappresentanza politica a livello locale per razionalizzazione i costi; 3) trasparenza e riduzione dei costi delle società in mano pubblica con relativa riduzione dei membri degli organi di tutte le società controllate dall'amministrazione pubblica non quotate in mercati regolamentati e di meccanismi di selezione pubblica per tutte le assunzioni; 4) promozione dell'etica pubblica, e cioè trasparenza degli stipendi dei vertici amministrativi; misure che permettano di scegliere tramite offerta al pubblico i candidati per le nomine di competenza delle amministrazioni pubbliche; limiti al cumulo di incarichi pubblici da parte dei titolari di cariche elettive. L'articolo 1, ad esempio, dal titolo "Razionalizzazione degli enti pubblici" , contiene una delega al governo per "riordinare, mantenere, trasformare ovvero sopprimere e mettere in liquidazione, enti, organismi e strutture secondo criteri di razionalizzazione di strutture e competenze, ad esempio attraverso la riduzione di almeno il trenta per cento del numero dei componenti degli organi di indirizzo amministrativo, di gestione e consultivi, l'eliminazione di duplicazioni, la riduzione della spesa, la trasformazione in soggetti di diritto privato di strutture che non svolgono compiti di rilevante interesse pubblico, l'eliminazione di sovrapposizioni funzionali con regioni o enti locali, la razionalizzazione e lo snellimento organizzativo, l'eliminazione dei finanziamenti per enti soppressi o privatizzati, il trasferimento delle funzioni delle strutture soppresse all'amministrazione che riveste preminente competenza nella materia". L'articolo 4 punta "ridurre il numero dei membri dei consigli di amministrazione delle società controllate da amministrazioni pubbliche non quotate in mercati regolamentati ed è precettiva nei confronti di tali amministrazioni. Incidere sul numero dei membri dei consigli di amministrazione, oltre ad un'immediata riduzione della spesa di tali società, consente anche il recupero di una gestione più efficiente. L'articolo 6 parla di "tagli alla comunicazione pubblica" e ha l'obiettivo di "razionalizzare la comunicazione istituzionale delle amministrazioni centrali", un capitoloanche questo che farà molto discutere. L'articolo 7 è dedicato ai tagli delle auto blu e delle spese per i telefonini e per gli immobili pubblici. Gli articoli dal 10 al 17 contengono misure "rivolte a ridurre i costi politico-amministrativi degli enti locali". Tra le altre cose sono eliminati "i consigli circoscrizionali nei comuni con popolazione inferiore a 250 mila abitanti", è prevista la "riduzione pari al 10 per cento" del numero dei consiglieri e degli assessori comunali e provinciali" e il taglio degli stipendi di amministratori locali, comunità montane e consorzi tra enti locali . L'ultima parte dell'articolato del disegno di legge del governo punta sulla trasparenza e sull'etica, un nodo considerato "fondamentale" dal ministro Santagata per combattere non solo gli sprechi ma soprattutto l'antipolitica. Si va dal limite al cumulo degli incarichi (articolo 18) alla pubblicità dei bilanci e delle consulenze delle amministrazioni pubbliche, che sembra poco ma basta andare a vedere cosa spendono i comuni negli incarichi a professionisti esterni per capire che è tantissimo. D'ora in poi ogni centesimo speso da un ente locale dovrà finire su internet, diventare pubblico. Come i conti di Buckingham Palace. La Repubblica(6 luglio 2007)
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Anonimo il 05/07/07 alle 18:20 via WEB
Parliamo un pò della boiata della riforma sulla giustizia di quell'inconpetente di Mastella, ma non sarebbestato meglio affidare questo dicastero a DiPietro forse forse più preparato in materia?
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 06/07/07 alle 10:24 via WEB
Uei quanto a Cernie sto blog sta messo bene eh!!! si scrive incoMpetente.....e poi tiene da dire su mastella ...ma camina ah!!!!!!
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Anonimo il 07/07/07 alle 15:17 via WEB
Lettera aperta di dimissioni da tutti gli organi dirigenti della SG e dei DS I GIOVANI SALENTINI LASCIANO LA SINISTRA GIOVANILE La fase congressuale dei Democratici di Sinistra si è ormai conclusa da tempo. E’ stata vissuta in maniera intensa da tutti poiché la scelta da fare comportava una profonda riflessione e un notevole travaglio interiore. La fase politica che viviamo e l’avvio del processo costituente del Partito democratico impongono a chi non si identifica in questo percorso delle scelte coerenti che non risultano certamente semplici. A poco più di due mesi dal Congresso di Firenze, l’evolversi delle vicende politiche e i comportamenti della nostra dirigenza, sia a livello nazionale che locale, non fanno che confermare tutti i nostri timori riguardo la nascita del Partito Democratico e le contraddizioni che in tanti avevano denunciato lungo il percorso oggi appaiono ancor più evidenti. Non si dà rappresentanza piena ai temi delle nuove generazioni, a cominciare da una pesante lotta al precariato e alle nuove forme di mercificazione del lavoro, fino a quelli delle libertà individuali. E se il Pd nasce con lo slogan “il Partito per chi nel 2010 avrà 20 anni” e nel suo comitato promotore formato da ben 45 personalità non vi è neanche un giovane, è facilmente intuibile che per il nuovo partito le giovani generazioni sono ancora delle bandiere da esibire. Nella provincia di Lecce l’esito del congresso SG è stato nettamente in controtendenza rispetto al dato nazionale: il 75% dei compagni e delle compagne ha detto NO al nuovo progetto, eppure dopo il 21 aprile abbiamo deciso di restare nella nostra organizzazione e prendere parte agli organi dirigenti, convinti che fino alla fine avremmo potuto lavorare sotto i simboli della SG e dei DS. Però al termine del congresso i gruppi dirigenti hanno voluto accelerare il processo costituente ed hanno decretato che il 14 ottobre 2007 sarebbe stato l’ultimo giorno di vita del Partito. Conseguentemente a questo, ma soprattutto all’esito della direzione provinciale (SG) del 19 giugno che ha visto lo scioglimento dell’esecutivo provinciale SG, ci siamo resi conto che è venuta a mancare l’agibilità politica che ci avrebbe consentito di lavorare serenamente. Pur avendo i numeri per farlo, decidiamo di non procedere con un atto di forza nei confronti di chi non ha avuto rispetto per l’organizzazione, in quanto crediamo che continuare a portare avanti le lacerazioni interne emerse in questi ultimi mesi sarebbe una perdita di tempo per noi che vogliamo impegnare le nostre energie nella costruzione di una forza di sinistra e socialista e per i compagni che intendono proseguire la loro strada. Ci spiace far notare come uno dei primi risultati della nascita del PD nel Salento sia stato il calo vertiginoso degli iscritti alla Sinistra Giovanile, che se appena due anni fa contava circa 800 iscritti, oggi è una forza del tutto marginale a livello provinciale con molti circoli sul territorio che sono letteralmente scomparsi e ci sorprende come i vertici dei DS e il segretario provinciale della SG non ne vogliano prendere atto. A livello locale gli ultimi eventi e le continue polemiche tra i vari gruppi di potere dei DS e della Margherita ci hanno confermato come questa sia un’operazione verticistica che poco a che fare con la nostra visione della politica. Per questo noi che abbiamo condiviso in questi anni l’esperienza della Sinistra Giovanile portando avanti idee e lotte, allestendo banchetti e raccogliendo firme, organizzando convegni e Feste de l’Unità, percorrendo tutte le vie cittadine in occasione delle campagne elettorali, abbiamo deciso di non partecipare a questo cantiere, ma di aderire con convinzione ad un altro progetto, quello della costruzione della Sinistra Democratica del ventunesimo secolo. Il campo di una sinistra nuova, capace di declinare nel tempo moderno i temi della pace, dei diritti, del lavoro, della laicità, riteniamo vada costruito fuori dal PD. È indispensabile in Europa, in Italia, nel Mezzogiorno, nel Salento! Ci dimettiamo, a tutti i livelli, dalle funzioni dirigenziali dei DS e della SG e/o da semplici iscritti, per intraprendere un nuovo percorso ed immaginare un nuovo inizio con il movimento “Sinistra Democratica”, per rafforzare ed unire la sinistra e rinnovare la politica. Auguriamo buon lavoro a quanti credono nel Partito Democratico, nella convinzione che ci rincontreremo da alleati. Lecce, 2 luglio 2007 Articolo della Gazzetta del Mezzogiorno Dimissioni in massa dei semplici militanti ma anche di esponenti provinciali e regionali. “Manca l’attenzione ai problemi delle nuove generazioni”. Un partito giovane, senza giovani?. Non è una contraddizione, ma uno dei probabili scenari per il nascente Partito democratico. Ieri pomeriggio, infatti, la maggior parte dei componenti della Sinistra giovanile (Sg) ha rassegnato le dimissioni. Si tratta di componenti della direzione provinciale e regionale, della segreteria provinciale e regionale ed ancora segretari di circoli. “Ci dimettiamo”, scrivono in una lettera, “dalle funzioni dirigenziali dei Ds e della Sg, a tutti i livelli, per intraprendere un nuovo percorso nella “Sinistra democratica per il socialismo europeo”, con l’obiettivo di rafforzare ed unire la Sinistra”. In altre parole, vi lasciamo, ma non ci mettiamo da parte. E pensare che il Pd nasce con lo slogan: “il partito per chi nel avrà 20 anni”. Intanto, la maggior parte dei giovani scappa e boccia sul nascere qualsiasi ipotesi di coinvolgimento. “Nella provincia di Lecce”, ricordano, “l’esito dell’ultimo congresso della Sg è stato nettamente in controtendenza rispetto al dato nazionale: il 75% degli iscritti, infatti, ha detto no al nuovo progetto del Pd”. Tuttavia, “siamo rimasti ai nostri posti, convinti che fino alla fine avremmo potuto lavorare sotto i simboli della Sg e dei Ds”. Ma, “a poco più di due mesi dal Congresso di Firenze, l’evolversi delle vicende politiche e i comportamenti della nostra dirigenza, sia a livello nazionale che locale, non fanno che confermare tutti i nostri timori riguardo alla nascita del Pd e le contraddizioni che in tanti avevano denunciato”. A loro giudizio, non si riserva la giusta attenzione ai temi delle nuove generazioni, “a partire da una pesante lotta al precariato e alle nuove forme di mercificazione del lavoro, fino a quelli delle libertà individuali”. Un atteggiamento prevedibile, per loro, perché “nel comitato promotore del Pd, formato da ben 45 personalità, non vi è neanche un giovane”. Inoltre, “ci dispiace sottolineare come uno dei primi risultati sia il calo vertiginoso degli iscritti alla Sg, che se appena due anni fa contava moltissime presenze, oggi è una forza del tutto marginale a livello provinciale”. Di più: “molti circoli sono letteralmente scomparsi. Ma di tutto questo non si vuole prendere atto”. A livello locale, poi, “gli ultimi eventi e le continue polemiche tra i vari gruppi di potere dei Ds e della Margherita ci hanno confermato come questa sia un’operazione fortemente verticistica”. Pertanto, “noi che abbiamo vissuto l’esperienza della Sg, portando avanti idee e lotte, allestendo banchetti e raccogliendo firme, organizzando convegni e Feste de l’Unità, attraversando le vie cittadine in occasione delle campagne elettorali, abbiamo deciso di non partecipare a questo cantiere, ma di aderire ad un altro progetto: quello della costruzione della Sinistra democratica”. Ecco i dimissionari, in rappresentanza sostengono – del 75% della Sg e di una parte dei Ds: SARA BIANCO (SURBO) – RICCARDO BUFFELLI (SALVE) – SELENE CABIBBO (COLLEPASSO) – LUANA CALO’ (CASTRI’ DI LECCE) – MARCO CAZZORLA (SQUINZANO) – ALESSANDRO CONVERSANO (CAMPI SALENTINA) – FRANCESCA DE PASCALIS (SOLETO) – FABIO DONNICOLA (LECCE) – NICOLO’ GIANGRANDE (LECCE) PATRIZIA GRECO (LECCE) – LUISA GRECO (CUTROFIANO) – PASQUALE GUIDO (CUTROFIANO) - GILBERTO INDIRLI (CAMPI SALENTINA) – CHIARA LINCIANO (GALATONE) – FRANCESCO MIGNOGNA (LECCE) – MARIA ANTONIETTA PAREO (SURBO) – ALESSIO PEPE (SECLI’) – IVAN RATTA (LEVERANO) – FRANCESCO RUSSO (SOLETO) – MIMMO SAPONARO (VEGLIE) - PASQUALE SPAGNOLO (CUTROFIANO) – ARIANNA TAFURO (TREPUZZI) – MASSIMO TOMA (MONTERONI) – NANDO VERGARI (CUTROFIANO) – PAOLA VERGINE (CARMIANO) – ANGELO ZAPPATORE (NOCIGLIA). Articolo Quotidiano di Lecce del 2 luglio 2007 Il discorso di Veltroni al Lingotto – Walter, l’oppio della politica – di Egidio Zacheo Coglie nel segno Sergio Talamo con il suo articolo “Walter e Silvio: politica in palcoscenico”. Il Veltroni di Torino ci fa quasi rimpiangere quel prosaico di D’Alema. Il quale è vero che negli ultimi otto anni ha cambiato posizione ogni ventiquattro ore, che il suo ormai non è solo un pensiero corto ma istantaneo. Ma la sua furbizia è trasparente, scoperta, quasi ingenua. Come ha detto Travaglio, è un falso furbo. Veltroni invece è – sempre con Travaglio – furbo vero, autentico. E’ coerente da quindici anni con la sua impostazione politica solo perché il suo pensiero è senza tempo, perché non aderisce ad alcuna realtà. Il suo è un continuo vellicare sentimenti diffusi ma superficiali, elementari, non nutrito dalla passione della ragione. Veltroni è capace di dirci quello che vogliamo ascoltare a prescindere dalle possibilità di realizzarlo, a prescindere dalla concreta durezza di un paese con scarso civismo e diviso. Lui non ci dice come spezzare le catene della nostra condizione, le infiora e ce le rende più sopportabili. Ci conduce per mano in una dimensione fantastica. Lasciando tutto intatto come lo trova, cerca di dare a questo tutto senza cuore e senza anima un po’ di sentimento e un po’ di anima. Parafrasando il vecchio Marx, potremmo dire che la sua politica è l’oppio della politica. Di fronte ad impegnative responsabilità politiche che presupponevano lavoro oscuro e senza palcoscenico, ha sempre fallito. Segretario nazionale dei Democratici di Sinistra non esitò a voltare repentinamente le spalle al suo partito in una fase assai difficile e abbandonarlo di punto in bianco per rifugiarsi in Campidoglio (toccò poi a quel “carneade” di Fassino salvare per i capelli un partito che stava affondando senza ricevere nessun concreto risarcimento). Ora è indicato proprio dalla esausta furbizia di un D’Alema in gravi difficoltà come il salvatore del già in crisi Partito Democratico, come l’ultima risorsa di un ceto politico smarrito ed egoista. Il fallimento di Veltroni potrebbe essere per l’uno e per l’altro la fine. Per questo, senza più altre risorse disponibili, devono dare ad un fatto mediaticamente gonfiato un carattere quasi mistico: per usare l’ironia di Macaluso, a Torino, dove svelerà i “misteri di Fatima”, Veltroni “santo subito”. Il Lingotto diventa un luogo mitico non solo per il suo passato ma per la possibilità che offre di una colossale spettacolarizzazione e americanizzazione di un evento nella sua sostanza di non particolare rilievo politico: comunicare urbi et orbi soltanto che il “salvatore” si candida alle primarie del 14 ottobre prossimo. Bisogna dire che il Nostro è stato all’altezza della parte. L’intervento ha assunto qua e là anche i caratteri della recita: ignorando la sobrietà e severità delle cartelle dattiloscritte, Veltroni ha parlato leggero leggendo su due “gobbi” trasparenti e cercando di creare l’effetto dell’intervento a braccio che segue l’ispirazione del momento. Ha proprio ragione allora Talamo: Walter e Silvio sono le facce della stessa medaglia, entrambi la prova della involuzione della nostra politica. Bandita come straniera dalle nostre contrade appare la politica intesa come paziente e faticosa costruzione di una prospettiva comune e di una formazione di una classe dirigente. La vittoria dell’antipolitica segna non solo il perdurare del successo del berlusconismo, ma la permanente sconfitta culturale prima che politica dei suoi avversari politici. E a Salice? Nulla, finchè c'è da mangiare con gli assessorati nessuna sinistra democratica, non sia mai che si spacchi qualche famiglia. Commenti all’articolo del Prof. Zacheo Perfettamente d'accordo. Veltroni è solo uno fuori dalla politica nazionale da un bel po' (dal 2001) e quindi la sua immagine è un po meno vecchia di quello che invece è! Anche Rutelli era un grande sindaco, ricordate, e invece poi è il politico che tutti abbiamo conosciuto... 2 luglio 2007 15.48 Il programma che ha esposto Veltroni mi ricorda tanto gli annunci di Berlusconi... Questa "sinistra" che stanno sputtanando è un giano bifronte... Un presidente del consiglio e un leader senza stellette che annuncia tutto e il contrario di tutto... ma che non è in linea con l'attuale governo.. Che voterebbe Veltroni in parlamento? 2 luglio 2007 17.31
(Rispondi)
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 10/07/07 alle 11:14 via WEB
Ringrazio l'amico responsabile del sito, di non aver inserito ilmiotesto relativo a deistipendiche il governo non vuole aumentare x carenza di fondi, poi il loro (dei politici) se lo aumentano, è NON FANNO NIENTE. PECCATO PENSAVO CHE QUI CI SI POTESSE CONFRONTA. Se ancora non lo hai visionato, di chiedo scusa x questo sfogo. ciao
(Rispondi)
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Anonimo il 11/07/07 alle 19:54 via WEB
SOLO PER RICORDARE Che Turati; che Matteotti; che Saragat; che Pertini; che Nenni (più tardi!); che Bettino Craxi, come tutti noi, erano di sinistra, ma non "PER FORZA A SINISTRA" E hanno sempre fatto accordi con la "destra DEMOCRATICA", quando ne incontravano la disponibilità. Cosa tra l'altro normale: Non siamo né massimalisti (a parte alcune frange di derivazione morandiana), né rivoluzionari terzinternazionalisti o due emezzo. Ovvio quindi che dal 1953, nell'Italia recuperata alla Democrazia Parlamentare repubblicana, soprattutto grazie a Pietro Nenni, Giuseppe Saragat e Randolfo Pacciardi (anche Amendola, ma non Togliatti e poco anche De Gasperi),divenisse più facile la collaborazione con i laici e con la DC, piuttosto che con la logica del tanto-peggio-tanto-meglio del PCI. Chi oggi si sbraccia per affermare che il PSI DEVE! stare a sinistra, probabilmente deve spiegare con quale sinistra perché se per sinistra si intende ANCHE quella MASSIMALISTA allora chi olo dice NON E' SOCIALISTA, o non sa di non esserlo, pensando cose diverse, ovvero non conoscono la storia. Il socialismo è per sua natura: libertario (guardare l'art. 1 del vecchio statuto del glorioso PSI); democratico; riformista e gradualista. Nulla a che vedere con le "oceaniche" manifestazioni di piazza (cui sembra adeguarsi anche Berlusconi! Il quale farebbe bene ad occuparsi di altro), che si dimenticano il giorno dopo del responso delle urne, che danno quello che liberamente esprimono gli elettori. Ciò ovviamente non toglie che se cresce una SINISTRA SERIA, sperando non sia quella appena enunciata e rappresentata dal PD cattocomunista, o quella demagogica e antistato dei Diliberto, Pecoraro Scanio ecc.., non si debba collaborare, Ma con la nostra storia e le nostre idee di Stato. Purtroppo molto spesso le ambizioni personali hanno vanificato quanto di buono (ed è stato tanto, tanto!) il PSI ha fatto per l'Italia. Un socialista e basta
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Anonimo il 13/07/07 alle 12:41 via WEB
Caro "socialista e basta": è tempo di mettere da parte i trattati ideologici che rimangono soltanto nelle teste di voi politicanti e non fanno certamente bene alla gente comune, la quale non se ne frega un bel niente. La gente vuole cose pratiche e palpabili, non vuole sentire questi bezecoli più o meno veri che tu vai procamando! E' tempo di lavorare concretamente, e che i partiti la smettano di parlare di se stessi, perdendo tempo a definirsi più o meno massimalisti, anzichè democratici o riformista, o piutosto gradualista, o rivoluzionari terzinternazionalisti. Basta!!!
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Anonimo il 13/07/07 alle 15:12 via WEB
accolgo con grande piacere l'invito fattomi da gabriele nella risposta al mio commento post-elettorale, e lo faccio su un argomento che da sempre mi stimola ed è oggetto delle mie considerazioni politiche (e su cui mi piacerebbe confrontarmi con i lettori del blog): la SINISTRA ITALIANA e la QUESTIONE SOCIALISTA. Ho avuto piacere a leggere le considerazioni in merito fatte da "un socialista e basta", soprattutto perchè giunte alle porte di un appuntamento (a cui purtroppo non fa eco una adeguata risonanza mediatica) cruciale per la storia presente e futura dei socialisti italiani: la costituente. Dopo aver diviso l'atomo i dirigenti socialisti sembrano FINALMENTE aver cambiato rotta. Se per pura comodità elettorale o per effettiva necessità storico-politica ce lo diranno “i posteri”. Sta di fatto però che siamo al cospetto di un importante avvenimento che si inserisce all’interno dell’ancor più importante fenomeno di scomposizione e ricomposizione di tutto il sistema politico italiano, iniziato proprio dalla sinistra con l’apertura dei cantieri di PD, “COSA ROSSA” e, appunto “COSTITUENTE SOCIALISTA”. La storia dei socialisti italiani è stata da sempre caratterizzata da “diaspore”, scissioni, divisioni ( “oso” citare Pertini il quale ironizzava dicendo che se su un isola deserta ci fossero solo tre socialisti, questi creerebbero tre correnti diverse) a partire da quella del 1912 con l’espulsione dei riformisti Bonomi e Bissolati, passando per quella del 1921 (con la fondazione del PCI) fino ad arrivare alla drammatica frantumazione prodotta da Tangentopoli, sicuramente la più dolorosa non solo per i socialisti ma per tutta la sinistra italiana, che da allora vive con le pesanti anomalie di essere orfana (unico caso in Europa) di un partito socialista, da un lato, e di essere guidata (caso più unico che raro) dagli sconfitti della storia in seguito alla caduta del muro di Berlino (cioè dal PCI-PDS-DS). Una sinistra italiana che fino ad ora non ha avuto il coraggio (se non con l’apprezzabile ma non troppo convinto tentativo di Fassino al congresso di Roma del 2005) di fare i conti con tutta la PROPRIA STORIA, che non può limitarsi soltanto a quell’esperienza che va da Togliatti a Berlinguer (la cui eredità va ovviamente raccolta e il cui spessore politico va ovviamente riconosciuto, come, però, bisogna riconoscerne gli errori – vedi referendum scala mobile, ad esempio-) ma che per forza di cose deve considerare personalità quali Turati, Nenni, Saragat, e Craxi, soprattutto in un periodo in cui della parola RIFORMISMO si fa un grande uso. Mi permetto di rispondere all’ “anonimo concreto” il quale sicuramente dice il vero quando afferma che la gente ha bisogno di “cose palpabili” e riscontrabili direttamente, ma mi sento di rivendicare con forza invece la necessità di avere una identità e una definizione politica e di riferirsi, ove necessario, a esperienze passate pur rimanendo (e su questo sono d’accordo) con lo sguardo sempre verso il futuro. La crisi degli ultimi anni è dovuta a mio avviso proprio dalla mancanza di definizioni chiare, precise e non ambigue: c’è bisogno di avere degli orizzonti entro cui muoversi dei metodi con cui operare per non correre il rischio di una maggiore deriva personalistica del sistema politico italiano e di una definitiva riduzione dei partiti a semplici luoghi geometrici. Non mi sembra che espressioni quali RIFORMISMO, LAICITÀ, DIRITTI CIVILI ad esempio, siano solo dei vuoti contenitori per “politicanti” (sono curioso di vedere nel nuovo PD come verranno conciliate le posizioni sulla proposta di legge sui CUS). Né mi sembra che da queste si possa prescindere nel determinare i nuovi rapporti all’interno della sinistra. Non condivido, ad esempio, la proposta fatta da SD per la costruzione di gauche plurielle che parta dai comunisti di Diliberto e arrivi fino ai partiti e agli uomini della COSTITUENTE (De Michelis, Boselli, ecc.): troppo marcate le differenze sulle riforme (legge Biagi, riforma dell’ordinamento giudiziario) e sulla politica estera. Credo, comunque, che dal CONFRONTO su tali tematiche bisogna partire per tessere i nuovi rapporti all’interno di una sinistra rinnovata, esaltando i punti comuni come il condiviso impegno su laicità e diritti civili, temi su cui il nostro Paese risente mai come ora di un’imbarazzante arretratezza. LUIGI PALAZZO
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Anonimo il 13/07/07 alle 19:38 via WEB
Caro mio interlocutore, non sono un politico nè un poticante. Fossi in te mi guarderei bene dal criticare chi cerca di esprimere un proprio pensiero. Non saresti anche tu tra quei cattocomunisti censuratori che perdono il loro tempo a parlare di tutto e del contrario di tutto come la nascenda sinistra democratica di Salice poi subito azzittita perchè a qualcuno è stato promesso qualcosa ed allora... via con il partito Democratico..... Vero Emanuele??? Hai ragione... questi politicanti... occorre opreoccuparsi soltanto della politica dell'affare! F.to: Un socialista e basta!
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Anonimo il 14/07/07 alle 12:30 via WEB
Caro "un socialista e basta" sebbene non fa parte del mio modo di fare politica abbassarmi al livello di chi riesce a vedere della politica solo il "pettegolezzo", l'offesa, la denigrazione e nonostante Arthur Bloch ci ricodasse di "non discutere mai con un ignorante perchè la gente potrebbe non notare la differenza" questa volta ho deciso di correre il rischio, certo che la differenza è facilmente percebibile.Dovresti innanzitutto sapere che a Salice non è mai nata una "Sinistra democratica" ma ci sono state soltanto delle persone che, in fase congressuale, hanno sostenuto la mozione firmata dal Ministro Fabio Mussi e tra queste, non ho difficoltà ad ammetterlo, ci sono anche io.Primo errore.Se tu avessi uno sguardo che va oltre la punta del tuo naso, che suppongo non essere molto lungo, ti accorgeresti come la linea politica di Sinistra democratica abbia subito un sensibile cambiamento rispetto a quella che era stata "proclamata" con la mozione congressuale.Mi limito a fare un esempio:durante la fase congressuale del nostro partito i compagni della mozione Mussi facevano notare l'incerta collocazione internazionale del PD con particolare riferimento alla questione del socialismo europeo, salvo poi accantonare, o quanto meno glissare,lo stesso problema nella discussione sulla "Cosa Rossa" con PRC e PDCI.Nel frattempo il Governo nazionale si è trovato ad affrontare questioni di grande rilevanza nazionale quali quelle sulla destinazione dell'extragettito (il famoso tesoretto) o la riforma delle pensioni della quale anche oggi si discute.Ebbene, su questi punti ho amaramente constatato un disaccordo con i compagni della Sinistra democratica che a mio modo di vedere si sono avvicinati troppo alle posizioni della sinistra massimalista "tradendo",mi sia concesso di usare questo termine, lo spirito riformista che ha contraddistinto in tutta Europa i grandi partiti socialisti che si rifanno al Socialismo europeo, lo stesso socialismo che veniva presentato come punto imprescindibile per la costituzione di un nuovo partito.Con riferimento alla questione del tesoretto, avrei preferito che questo venisse destinato, se non interamente quasi, alla riduzione del debito pubblico italiano che rappresenta la vera zavorra che impedisce al nostro Paese di decollare e che grava sulle spalle di noi più giovani;pensa che se si dimezzasse avremmo ogni anno circa 35mld di euro in più da poter spendere in servizi!Come sai sarà destinato in parte all'aumento delle pensioni minime per una parte dei nostri pensionati;sebbene credo sia comunque una scelta che ha un rilevanza sociale, e dio solo sa quanto c'è bisogno in questo paese di ricostituire il tessuto sociale, mi chiedo quali frutti porterà a lungo termine questa scelta dal momento che il tesoretto rappresenta un entrata non strutturale.A questo si aggiungono poi altre differenze politiche con la parte più radicale della coalizione, PRC e PDCI, che rappresentano gli attori più importanti nel processo di costituzione della "Cosa Rossa" e dai quali Sinistra democratica è molto più attratta di quanto io non lo sia.Non è un caso che l'area "socialista" del centrosinistra (a proposito, credo sia superflua come precisazione perchè non credo possano esistere aree socialiste nel centrodestra...)sia fuori dal processo di costituzione della Cosa Rossa e abbia scelto un altro percorso.Come vedi caro "un socialista e basta", il mio disaccordo con Sinistra democratica muove da motivazioni che oserei definire,se non più elevate, quanto meno più politiche rispetto a quelle che tu facevi notare con il tuo messaggio.Ma se preferisci dire baggianate ben mi sta, sono ancora più certo che la gente saprà notare la differenza di cui sopra....Saluti, Emanuele Fina segretario DS Salice.
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Anonimo il 14/07/07 alle 16:56 via WEB
Caro segretario lei sta dicendo un sacco di baggianate, la linea politica della mozione Mussi e la sinistra ds democratica e prc ci e verdi sono la stessa cosa, e rivendicano tutti l'appartenenza europea al pse, o lei è diventato democristiano, oppure il partito democratico per amor di giunta a Salice deve farsi sulla carta con forze che hanno a cuore progetti politici differenti, oppure lei e non solo lei (e bisognerebbe sentire se gli altri componenti della giunta la pensano come lei) avete cambiato idea...il che non mi stupisce. Per la serie o partito democratico o fine della giunta? Oppure tutti vi aggrapperete a questa amministrazione con la speranza di tenere lontano i "nemici" del centrodestra...onore alle forze (se esistono) della cosiddetta sinistra democratica prc-sinistra ds-comunisti italiani ecc. che perirono felici sotto il nobile quanto inconcludente progetto del partito democratico.
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Anonimo il 15/07/07 alle 19:35 via WEB
Carissimo anonimo "un socialista e basta", la informo che PRC aderisce al nuovo soggetto europeo "Sinistra europea" che ha visto la nascita ufficiale lo scorso 17 giugno, quando, all'assemblea costitutiva, partecipò il Presidente della Camera on.Fausto Bertinotti;dovrebbe sapere che Sinistra Europea è altra cosa rispetto al Partito Socialista Europeo.Quanto alle sue riflessioni sul rapporto PD-Giunta credo non sia il caso di replicare, denotano una discreto livello di incompetenza che difficilmente può essere colmato.Saluti,Emanuele Fina segretario DS.
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Anonimo il 15/07/07 alle 11:31 via WEB
caro rinaldo innocente continua così con queste polemiche da bar dello sport, e la prossima competizione non ti voterai nemmeno da solo.
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Anonimo il 16/07/07 alle 10:55 via WEB
Caro segretario, non mi ritengo affatto un conoscitore delle cose altrui, ma si fidi è come le dico io, basta aprire un qualsiasi giornale, anche l'Unità, per sapere queste cose, non bisogna essere politologi; quanto alla sua risposta, o meglio non risposta, sulla giunta comunale e il pd, capisco che la sua preoccupazione politica principale è quella di gettare fumo in faccia alla gente, ma il pd a Salice(ammesso che abbia mai la luce) è già sbilanciatissimo a sinistra, come voi stessi avete fatto in campagna elettorale con le vostre riunioni, e avete dimenticato circa un 15% di centro che non vi farà mai fare in questo modo il pd, vuole scommettere qualcosa? Oppure si deve rompere, compreso lei, con la sinistra alternativa (sempre ammesso che ci sia).
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Anonimo il 16/07/07 alle 12:17 via WEB
Carissimo anonimo, proprio perchè lei stesso sostiene di non essere un "conoscitore delle cose altrui", le dimostro che PRC e PdCI non fanno parte del PSe come lei continua a sostenere. Questo è il link http://www.pes.org/content/view/11/48/lang,en/ dove può personalmente costatare che gli unici partiti italiani aderenti al PSE sono i DS, lo SDI e SD!Spero che se ne convinca una volta per tutte.Emanuele Fina
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Anonimo il 16/07/07 alle 22:35 via WEB
Era da tempo che non scrivevo su questo (ben fatto) blog un po’ perché mi ero reso conto che molti di coloro che scrivevano non riuscivano a guardare oltre il loro naso e interpretavano le cose solo dalla “loro angolazione” . Per questo motivo mi ero promesso di riaccendere il blog a campagna elettorale conclusa. Devo dire che gli interventi degli ultimi giorni sono veramente interessanti tanto più che fanno emergere le evoluzioni che avvengono nella sinistra italiana. Certamente quella artatamente meno pubblicizzata e, secondo me, tra le più importanti, è la ritrovata unità dei socialisti celebrata pochi giorni fa con la Costituente. Era ed è importante avere in Italia un partito socialista perché è importante ritrovare un vero riferimento riformista in tema di lavoro, diritti civili, scuola (pubblica). Quella che viene messa in campo però non è una operazione di nostalgia che si proponga di ripercorrere a ritroso la storia socialista. I socialisti di oggi sono assolutamente orgogliosi di rappresentare la tradizione del movimento socialista; su questo non c’è dubbio. Non è mai mancato nel nostro dibattito culturale e politico, di mettere in rilievo come il PSI e il PSDI, con grandi personalità da Turati a Nenni e a Saragat, da Pertini, Lombardi, De Martino, Mancini sino a Craxi, abbiano dato un contributo fondamentale alle conquiste civili e sociali del nostro Paese. E’ vero, come dice qualcuno, che non bisogna perdersi in etichette ed in parole che potrebbero essere vuote, ma, secondo me, occorre conoscere il significato della storia politica del nostro recente passato per capire da quale parte stare. Per anni la storia socialista ha fatto gola a molti. E non perché dopo la caduta del muro di Berlino i socialisti hanno gonfiato il petto perché hanno avuto ragione, ma semplicemente perché la cultura socialista nella sua natura politica è stata, è e sarà sempre aderente ai bisogni della società intesa nella sua modernità senza dogmi precostituiti. I socialisti, dal ’92 in poi, sono stati tirati in Forza Italia, un partito di tipo “padronale” nel quale vi è un capo che si autoleggittimava difensore rispetto ai giudici rossi approfittando dello storico dualismo PSI – PCI. I socialisti sono stati tirati dal PDS – DS . Anzi, l’allora PDS ha cercato di prendere il posto del PSI dopo il suo sgretolamento. Siamo stati (e siamo) progressisti, riformisti… tutte nomenKlature che davano il senso di una ricercata intesa dei socialisti con la tecnologia ed il progresso civile e sociale imitato (invano) da altre sinistre. Purtroppo (o per fortuna) nessuna operazione di quelle citate ha funzionato per un motivo molto semplice: essere socialista significa soprattutto abbracciare le idee ( e non le persone ) senza principi assoluti (come in alcuni partiti della sinistra comunista e post comunista) con una apertura mentale vicina al progresso ed alle riforme che la storia ci presenta volta per volta senza personalismi e/o particolarismi. Ecco perché è importante che vi sia la presenza di una forza socialista, laica, liberale agganciata al PSE. L’importanza e la necessità di una forza socialista viene considerata con attenzione nel Paese da vari esponenti del centrosinistra italiano i quali hanno dato la loro adesione, tra tutti: da Cinzia Dato e Bordon (ex DL), a Grillini, TURCI, BARBIERI, (ex DS), sino a Gavino Angius e tanti altri. Come dice giustamente Luigi Palazzo, siamo al cospetto di un importante avvenimento. Io credo sia importante, caro Emanuele e caro “socialista e basta” dare un senso alle cose. Io non credo che il PD possa essere la ricetta per risolvere i problemi del Paese . Forse può essere un modo per esercitare (male) il potere. Con tante ricette che raccontano di tutto e del contrario di tutto. Allora, io mi sento di invitare tutti coloro che veramente intendono la politica come una “risoluzione dei problemi della gente” senza dogmi e senza barriere , con la mente LIBERA, ad aprire anche a Salice un Cantiere per un confronto veramente alla pari al fine di far “rinascere” una forza di sinistra laica e socialista. Marco Ligori P.S. A rigor di logica, se SD dovesse lavorare (come sembra fare) per creare una federazione di partiti e/o un unico partito insieme a RC Verdi PDCI, non potrà mai far parte del PSE
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Anonimo il 18/07/07 alle 12:37 via WEB
Essendo stato chiamato in causa vorrei esprimere anche io qualche considerazione sul processo di trasformazione che sta interessando la sinistra italiana con la nascita dei "tre cantieri" PD, Unità socialista e Cosa Rossa.Rispondendo al compagno Marco Ligori, che saluto e ringrazio per il suo intervento, con riferimento alla collocazione internazionale di SD ribadisco che, al momento, essa fa parte del PSE e quanto dico lo si può verificare sul sito del PSE!Giustamente Marco faceva notare la sintonia tra SD e PRC, PdCI e Verdi che non aderiscono al socialismo europeo come elemento di dissonanza:è proprio questo un punto cruciale che i compagni di SD continuano a non sciogliere nella discussione sull'unità delle sinistre italiane, mentre non perdono occasione per "rimproverare" al PD la sua incerta collocazione internazionale. Ancora una volta sento pronunciare una frase che è stata ripetuta frequentemente in campagna elettorale "con tante ricette che raccontano di tutto e del contrario di tutto" anche con riferimento al PD;trovo sorprendente questa affermazione ancor più se pronunciata da chi, definendosi socialista e membro del PSE, ha pensato di condividere un progetto politico con "I radicali" che rappresentano una forza assolutamente liberista per quanto riguarda la politica economica;certamente esistono altri punti di convergenza, ma non mi si venga a dire che il PD rappresenta "tutto e il contrario di tutto", perchè 16anni di "Ulivo" dimostrano il contrario!Per quanto mi riguarda premetto che non credo che il PD sia la panacea di tutti i mali, ma penso che esso rappresenti il tentativo di restituire credibilità alla politica attraverso una operazione ardua,difficile,coraggiosa e di radicale innovazione, che è riduttivo, superficiale e ingeneroso descrivere come "un modo per esercitare (male) il potere";lo stesso PSI ha conosciuto in Italia una fase tutt'altro che edificante a proposito della "gestione del potere", ma lungi da me pensare di identificare una storia, una cultura, un progetto e pensiero politico con un gruppo di persone che l'hanno per una parentesi temporale rappresentato,proprio perchè, come diceva Marco, "essere socialista significa abbracciare le idee e non le persone".Da sempre il carattere distintivo e la straordinarietà della sinistra è stato,dal mio punto di vista, la capacità di saper cambiare, di ridefinire la sua dimensione etica, i suoi valori culturali e le sue politiche per essere parte del suo tempo ed in grado di governarne i cambiamenti.E’ stato così sin dalla Rivoluzione francese quando ha saputo scolpire le parole “uguaglianza, libertà e fraternità”, è stato così quando ha dato la forza a milioni di diseredati alla metà del XIX di rivendicare la loro dignità di essere umani negli anni della Rivoluzione industriale, ed è stato così agli inizi del XX secolo quando le organizzazioni del movimento operaio, i partiti socialisti e comunisti cambiarono la vita di milioni di persone riconoscendo loro una piena rappresentanza politica. Sta in questo il senso più alto della sfida della costruzione del Partito Democratico, cioè nella volontà di rinominare le parole per cambiare vocabolario e riscrivere le parole del futuro, nella voglia di ripensare ancora una volta le parole uguaglianza, libertà, solidarietà, giustizia per renderle figlie del nostro tempo ed assolvere ancora una volta alla compito che la storia ci ha consegnato, quello di determinare cambiamenti e emancipazione per milioni e milioni di uomini.E alla base di questo processo c’è una sfida ancora più difficile ma allo stesso più accattivante:fare incontrare per la prima volta quelle culture che fino a non molto tempo fa la storia aveva diviso, ossia la cultura riformista di ispirazione socialista e laica con la cultura riformista cattolico-democratica e popolare!Questo sì che rappresenta il tentativo di una “unità” che lasci il segno nella storia nonché un’impresa degna di nota certamente non meno della “costituente socialista”.Ecco perché è riduttivo descrivere il PD come una fusione tra due burocrazie, perché significa sfuggire al senso più profondo della discussione, nascondendosi in fatue discussioni sulla propria identità. E sono proprio queste discussioni identitarie una delle cause che forse rischiano di aggravare la crisi che sta interessando la politica, crisi dalla quale è sempre più urgente uscire:troppo spesso noi “operatori della politica” ci perdiamo in erudite e dottrinali disquisizioni, perdendo di vista quelle che sono le domande che ci pervengono dalla società, come quelle che il pensionato Lido Galluzzi rivolgeva con una lettera al segretario del PCI Enrico Berlinguer scrivendo “Mi chiamo Lido Galluzzi, sono un pensionato di Urbino…” per chiedere come fosse possibile “con la pensione al minimo riuscire a vivere pagando luce, acqua, comprarsi da mangiare, pagare il ticket per le medicine, l’affitto di casa e sostenere altre spese”. Io penso che ci siano ancora tanti Lido Galluzzi che, con sempre meno fiducia, aspettano dalla politica delle risposte ai loro bisogni, risposte che non riusciremo a colmare solo con le nostre identità…che credo interessino ben poco ai molti che ci stanno a guardare.Emanuele Fina, segretario DS Salice.
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Anonimo il 18/07/07 alle 18:00 via WEB
Mi piaceva riportare fedelmente questi scritti da "MONDOPERAIO". Saluti, Marco Ligori Segretrio cittadino SDI PERCHE’ SERVE ANCORA UN PARTITO SOCIALISTA Scritto da Gavino Angius “Sono Partito democratico e non torno indietro”. Questo è lo slogan scelto dai dirigenti della Margherita per una campagna comunicativa in vista del nuovo soggetto politico. Verrebbe da chiedersi se ci troviamo di fronte a un buon auspicio o a una minaccia. Non sembrano più moltissimi, in effetti, i sostenitori convinti di questo pur nobile progetto, finito, purtroppo, su dei binari che sembrano essere sempre più quelli di un binario morto. Dopo la fine dei congressi dei Ds e della Margherita, continuano ad emergere dubbi e perplessità sullo stato di salute di questo enfant prodige un po’ ammaccato della politica nostrana, il cosiddetto Partito democratico. E non c’è da stupirsene molto, del resto, visto il modo con cui si è proceduto dal seminario di Orvieto in poi. In quella sede si è deciso tutto: struttura del nuovo partito, ipotesi di organigrammi, la scuola di formazione e chi avrebbe dovuto dirigerla, la rivista di riferimento. Lì si decise anche il comitato di “saggi” che avrebbe poi scritto il Manifesto per il Pd che abbiamo potuto leggere qualche mese più tardi. Un Manifesto che uno dei più convinti sostenitori del Partito democratico non ha esitato a definire “orripilante”. Nella nostra mozione, Per un partito nuovo, democratico e socialista, abbiamo avuto modo di rimarcare quanto sia di scarsa attrattiva un progetto che nella sostanza continua ad essere una sommatoria tra i vertici di Ds e Margherita. Due forze figlie di due culture politiche a sé stanti che difficilmente riusciranno a trovare sintesi alte e incisive sui problemi attuali, dalla riforma del Welfare State, alle liberalizzazioni, fino ad arrivare ai tanto discussi temi inerenti i diritti civili e quelli eticamente sensibili. Il tempo in cui viviamo, le grandi questioni sul piano internazionale, i mutamenti climatici, la globalizzazione, foriera sia di grandi opportunità per i Paesi emergenti ma sia anche di nuove disuguaglianze mai viste, per entità, nella storia del genere umano. Tutto questo richiede un partito di tipo nuovo, adatto alle sfide del XXI secolo. L’Italia è un Paese con un’articolazione complessa di riformismi presenti sulla scena politica e il patrimonio politico di cui dispongono, le cui origini sono da rintracciare nella storia del Novecento europeo, necessita, per poter offrire i frutti migliori, di una particolare cura per arrivare a militare insieme in una casa comune. Il cattolicesimo democratico, il liberalismo, il riformismo socialista, il riformismo di matrice comunista, l’ambientalismo, il femminismo, la cultura della non violenza possono e devono lavorare insieme per fare crescere la stabilità politica e il benessere collettivo dell’Italia. Il mezzo per affrontare questa delicata operazione è, secondo noi, l’Ulivo del 1996. Pensiamo, infatti, ad un partito dove le diverse opinioni siano una ricchezza e contribuiscano a costruire i progetti e le politiche di tutti. Pensiamo ad un partito di tipo federativo e federale. Federativo: in grado di accogliere anche adesioni in forma collettiva di partiti, di associazioni e gruppi d’interesse su singoli temi. Federale: per aderire anche in forme organizzative diverse, alle diverse realtà economiche e sociali dell’Italia delle città e delle regioni. Ci sembra sbagliato, inoltre, sostenere che il cammino del Governo dipenda dalla nascita del cosiddetto “Partito democratico”. Serve, invece, instaurare un rapporto diverso con la società italiana consapevoli del fatto che la sfida politica e culturale con la destra è ancora del tutto aperta e non può essere affatto sottovalutata la sua capacità di presa, anche presso larghi strati di elettorato popolare. Un partito del riformismo dai forti contenuti innovativi non può avere sulla laicità alcun tipo di posizione ambigua o titubante, considerando il fatto che i temi dei diritti civili e quelli eticamente sensibili ormai rappresentano ovunque le punte più avanzate delle politiche di progresso delle forze riformiste in ogni parte d’Europa. La laicità non è la filosofia degli atei, degli anticlericali, ma è una priorità democratica che non si esaurisce nella statica garanzia della neutralità dello Stato dalle fedi religiose, nella semplice separazione fra le chiese e lo Stato. Inoltre, come Democratici di sinistra siamo parte del socialismo europeo: per noi non è pensabile una scissione né un distacco da questa grande esperienza politica. Noi non ci priveremo dei valori di libertà, giustizia, solidarietà che ispirano il socialismo democratico e che sono fonte di speranza per miliardi di esseri umani in ogni parte del mondo. È solo mantenendo viva questa speranza che si potrà compiere, nel tempo, una nuova sintesi, di programma e di progetto, per un governo democratico capace di riorientare la globalizzazione verso lo sviluppo umano. Siamo disponibili a lavorare per ampliare il campo del socialismo, per arricchirlo con le necessarie innovazioni di cultura politica e di progetto e per aprirlo a nuovi apporti di forze democratiche e progressiste, poiché ciò è indispensabile per affrontare con successo le sfide del presente e del futuro. A queste nostre valutazioni, a Firenze, non è seguita alcuna proposta politica chiara e netta. La verità è che un partito non nasce per le necessità di una parte politica ma per profonda convinzione, cosa che oggi sembra del tutto assente. Mentre si assiste a un serrato calcolo di convenienza. Primarie vere sarà difficile farle, poiché gli accordi su cui si reggerà il futuro partito non prevedono scossoni realmente democratici determinati da forze non controllabili. Sono emerse ulteriori incertezze sulla modalità di elezione dell’Assemblea costituente, sulla leadership e sulle future alleanze politiche. L’Assemblea costituente avrà il compito di redigere il Manifesto per il Pd ma secondo il dispositivo votato dai due congressi dei Ds e della Margherita quasi simultaneamente: “Assumendo il testo scritto dai saggi nelle sue linee politiche ideali fondamentali”. Anche se nel congresso dei Ds è stato sottolineato come sia necessario riscrivere il Manifesto, non si può negare che quel voto simultaneo sul dispositivo assuma un significato e un peso politico assai rilevanti. E nessuno, vorrei sottolinearlo, sarà chiamato a discutere delle priorità politico-programmatiche di cui il nuovo soggetto dovrà essere l’incarnazione. Ad oggi ancora non si conosce un punto, una battaglia o una proposta di legge che rappresenti appieno la novità del cosiddetto Partito democratico. Secondo noi, ciò che è mancato in questi mesi è un dibattito politico vero sulla società italiana, sulle sue angosce e sui suoi bisogni. Non potrà mai nascere un partito vero della sinistra riformista se non si darà rappresentanza a quei movimenti reali che nascono e si sviluppano nelle contraddizioni attuali del nostro sistema produttivo e di quello globale che lasciano indietro milioni di cittadini, a Sud come a Nord, e che creano nuove leve di esclusi dal benessere economico. Tanto per citare un grande classico sul tema del perché ad un certo punto della storia la nascita di un determinato partito politico diventa addirittura necessaria : “La prova diretta non discende soltanto dalla convenienza, dalla nobiltà e giustezza delle posizioni ideali e programmatiche, ma dal fatto che queste posizioni siano espressione e risultato di un movimento reale, il quale parta dalla sostanza stessa della vita economica e sociale, e giunga a manifestarsi in un diffuso progresso della coscienza politica di importanti gruppi sociali e, quindi, in una forte ed efficace organizzazione adeguata alle necessità dell’azione che il partito vuole e deve condurre.” Insomma, quello che avevamo previsto si sta realizzando. Le decisioni prese a Orvieto vengono seguite (o eseguite) alla lettera e passo dopo passo. Certo: forse qualcosa di quel manifesto per il Pd potrebbe pure essere modificato strada facendo, ma non nei suoi tratti fondamentali. Il nuovo partito sarà laico sì, ma con cautela, non starà nel Pse e avrà nel suo codice genetico il Cristianesimo come valore principale di riferimento. La sinistra scomparirà come soggetto politico autonomo in grado di esprimere politiche progressive per il Paese per finire nelle pastoie organizzativistiche di un partito in cui, unico caso al mondo e nella storia, nascono prima le correnti e poi il resto. Con questa scelta si è commesso a mio avviso un errore politico enorme, creando una situazione per cui in Italia, unico caso in Europa, non avremo più una sinistra democratica, riformista e di governo di ispirazione socialista. Certamente questo atto produrrà degli effetti, anzi li sta già producendo. Assistiamo, infatti, a un movimento costituente parallelo che vede come principali attori gli eredi della diaspora socialista, insieme ai laici ai liberali, a pezzi dell’ambientalismo che non hanno alcuna intenzione di abbandonare il campo socialista in nome di urgenze artificiose e create ad hoc. Mi sembra una strada più convincente da intraprendere. Anche questa sarà un’impresa dura. Per questo e per tutte le ragioni appena esposte non parteciperò alla Costituente per il Partito democratico. Mettere insieme i socialisti, comunisti, laici, repubblicani, ambientalisti, cattolici di ieri si può se si vuole costruire una casa del socialismo democratico, liberale, ambientalista e riformista del XXI secolo. Un partito nuovo dove i valori di uguaglianza, giustizia, libertà vivano nuovamente nel solco del socialismo liberale. Un partito in cui le sfide per l’ambiente, per il lavoro e per i diritti vadano di pari passo con l’attenzione al mondo dell’impresa. Un partito dove una leva di giovani dirigenti possa da subito rappresentare le nuove sfide che abbiamo di fronte a noi. Servirà una forza con un’organizzazione ampia, con delle forze sociali di riferimento e con una galassia associativa amica ramificata su tutto il territorio nazionale. Un partito moderno dove regole certe siano in grado di mettere nelle condizioni di decidere realmente sia gli iscritti sia i non iscritti tra elettori e simpatizzanti. Una forza che si batta per la definitiva applicazione dell’articolo 49 della Costituzione al fine di regolamentare la vita interna dei partiti. Non so se si riuscirà a compiere un’impresa di portata tanto vasta ma credo che valga la pena tentare. Ciò di cui sono profondamente convinto è che solo attraverso un partito dalle caratteristiche appena descritte si potrà rendere un servizio al centrosinistra e al Paese. LA SCELTA DEI SOCIALISTI Scritto da Antonio Landolfi “Andare oltre il socialismo” è la formula alchemica che si sente ripetere da tempo immemore, e che ancora una volta viene ripresentata in occasione della proposta del Partito democratico che è destinato a sorgere dal connubio tra Ds e Margherita. Una formula funambolica ed illusionistica, perché tutti i suoi precedenti storici hanno dimostrato che quando si vuole andare “oltre il socialismo” in realtà si finisce per andare da tutt’altra parte. A ben vedere la formula in questione, che ha lo scopo di dare una giustificazione teorica al trasferimento del corpo politico ed organizzativo derivante dalla storia comunista e postcomunista in un’area diversa da quella socialista, altro non è in fondo che un ennesimo corollario della teoria di Popper della “falsificazione”, per la quale tutti i grandi movimenti culturali e politici si riconoscono per il fatto che vengono sottoposti a ripetute alterazioni falsificatrici e contaminatrici. E’ quello che da centocinquant’anni è capitato al socialismo, il cui modello teorico e pratico ha trovato innumerevoli occasioni di imitazioni discorsive, alle quali per fortuna ha saputo contrapporsi non invocando ortodossie o lanciando scomuniche, ma rinnovandosi continuamente. Per cui mentre le sue falsificazioni (molte delle quali condotte secondo lo slogan appunto di “andare oltre il socialismo”) sono via via andate scomparendo, la famiglia socialista è andata ampliandosi e rafforzandosi in Europa e in altri continenti, grazie al suo perenne processo di autorevisione che modifica in modo rapido ed efficace i suoi valori variabili, senza però alterare quei suoi valori invarianti che sono quelli identitari. Tale capacità revisionistica, che ha portato alla attuale identità socialista liberale, ha dato luogo alla realtà di un socialismo proteiforme, ma solidamente attestato su principi fondamentali di equità sociale, di inoppugnabile scelta democratica, di difesa della libertà, dello Stato sociale, dei diritti umani, del garantismo giuridico, della laicità. Ed ha permesso ai maggiori partiti che si richiamano, in modo proteiforme, a questi principi di capeggiare i movimenti di modernizzazione in atto in Paesi come la Gran Bretagna e la Spagna e della stessa Germania dei Governi Schroeder. E non solo in Europa. Perché è da ritenere particolarmente significativa la recentissima vicenda di quello che è forse il più grande partito del mondo operante in un Paese democratico: il Partito del congresso indiano, che conta milioni di iscritti e decine e decine di milioni di elettori. Il Partito del congresso, che ha origine dall’esperienza gandhiana, e la cui leadership s’identifica con la storia della famiglia del “mahatma” fino alla sua attuale leader Sonia, era considerato una sorta di “Margherita asiatica”: un partito popolare, democratico, anche d’ispirazione religiosa induista. Agli inizi di febbraio del 2007, il Presidente dell’internazionale socialista Andreas Papandreu comunicava alla stampa di tutto il mondo la notizia che il Partito del congresso indiano compiva una netta scelta socialista, chiedendo l’ammissione a pieno titolo all’Internazionale socialista, che in tal modo si arricchisce della presenza del più grande partito del mondo libero. Ciò mentre la Margherita in Italia si apprestava ad operare per costituire il Pd, ponendo come condizione assoluta che la nuova compagine non abbia nulla a che fare con il socialismo europeo, escludendo ogni scelta socialista del nuovo soggetto politico. Naturalmente tutti hanno il pieno diritto di fare le loro scelte, che comunque restano nell’ambito di un’alleanza politica generale del centrosinistra. Ciò che va messo in evidenza è il significato della scelta dei nuovi socialisti indiani: perché essa coincide con la nuova fase di modernizzazione del loro grande Paese, ed essi riconoscono che il movimento socialista è attualmente il movimento più adeguato ad affrontare e guidare la complessa opera di sviluppo economico, sociale e culturale di quell’immenso e complesso Paese. La scelta indiana potrebbe essere di buon auspicio anche per la rinascita del socialismo italiano. In ogni caso può essere utile a formare e confermare la convinzione che la strada del socialismo è perfettamente compatibile con la soluzione delle grandi questioni che sono di fronte alla società attuale, se si segue la direttrice revisionista che è rivolta a porre i socialisti all’avanguardia dei processi di modernizzazione. Il caso indiano inoltre propone una lettura più approfondita della scelta di segno opposto perseguita da Margherita e Ds in Italia. Essa appare destinata, al contrario di quanto affermano i suoi fautori, ad un indebolimento della cultura modernizzatrice e civilizzatrice che è propria invece dei movimenti che si richiamano al socialismo democratico e liberale. I segnali in tal senso sono più che preoccupanti, specie in termini di laicità e di garantismo. La debolezza della ispirazione laica e garantista, il pericolo della sottomissione ai condizionamenti corporativistici e monopolistici indeboliscono la qualità dell’iniziativa di governo in una società che ha sempre maggior bisogno di un riformismo di carattere straordinario che deve portare a misurarsi con enormi problemi di ritardo nella costituzione economica e sociale, civile e culturale di un Paese che è chiamato a recuperare terreno in ogni settore. Il paradosso della nascita del Partito democratico, nei termini in cui avviene, è che esso rappresenta, lo si voglia o no, una fuoriuscita dalla strada del socialismo liberale proprio in coincidenza di una fase nella quale la sfida socialista e liberale appare più necessaria ed urgente. Conseguentemente il vuoto che si viene a determinare obbliga tutto ciò che è presente nell’area socialista, ancora disunito dagli effetti della cosiddetta diaspora, ad impegnarsi in un’opera rapida di ricostruzione della presenza socialista. Boselli ha fissato l’appuntamento per il prossimo autunno, quando dovrà tenersi la Costituente chiamata a ridare vita al Psi. In effetti il congresso di Fiuggi dello Sdi ha dichiarato in modo esplicito e con forza questa sua volontà: che, ovviamente, dovrà trovare riscontro nell’evoluzione del quadro complessivo della politica italiana, in particolar modo della sinistra, da cui dipendono le condizioni obiettive che possono tradurre nei fatti il proposito espresso dal congresso accogliendo unanimemente la proposta del suo leader. Una condizione certamente già si intravede nella dinamica dello schieramento del centrosinistra ed è derivante dal processo in atto della formazione del Partito democratico. Il modo con cui tale processo si è determinato, ed in particolare la condizione capestro imposta dalla Margherita della fuoriuscita del costituendo partito dallo schieramento del socialismo europeo. L’effetto che rischia di scaturirne è tutto all’opposto di quello che si ripromettevano i fautori del Pd: invece di ricondurre ad unità le varie componenti riformiste del centrosinistra, ha determinato un processo di scomposizione pressoché devastante. Si è innanzitutto brutalmente interrotto il percorso che aveva condotto lo stesso soggetto politico post-comunista ad avviare il suo inveramento nel mondo del socialismo europeo ed internazionale, tanto da far ritenere a molti che tale percorso si sarebbe concluso alla lunga in una esplicita e definitiva assunzione del ruolo di rappresentanza del socialismo democratico e liberale in Italia. Su tutto questo la proposta del Pd e la conseguente accettazione di interrompere il legame con il Pse e inevitabilmente con l’Internazionale socialista ha prodotto una scissione nelle file Ds di entità che si annuncia consistente, e soprattutto ha aperto un vuoto di rappresentanza possibile del ruolo e delle esigenze di una presenza socialista, che ha inevitabilmente rilanciato la questione socialista che alcuni si illudevano fosse ormai sepolta. C’è al fondo di tale incauto atteggiamento un errore di valutazione ben più generale. E’ l’errore di una valutazione diffusa dai maestri del terzaforzismo, con in testa Giddens, il quale ha finito per indicare in Gheddafi l’espressione più esemplare delle sue idee, secondo cui il socialismo fosse ormai al termine della sua parabola, sia come movimento di idee, sia come movimento politico. Un errore derivante sostanzialmente dal fatto che il socialismo, soprattutto quello moderno, ha la sua caratteristica originalissima nella natura proteiforme acquisita per il suo rifiuto di ogni rigida ortodossia ideologica che permette una sua costante trasformazione che non alterando il suo fondamentale modello di cultura gli permette di adeguarsi alle trasformazioni in atto nella società reale ben più rapidamente ed efficacemente di altre culture politiche. La flessibilità e la proteiformità del socialismo democratico e liberale, il suo revisionismo permanente possono quindi ingannare coloro che non ne condividono il modello culturale di base: ed è quindi anche comprensibile (per restare alle cose italiane) che ingannino dirigenti, quadri ed elettori della Margherita; ma è meno comprensibile che ingannino quelli diessini, a meno che non sia intervenuta per essi una profonda mutazione antropologica fino ad oggi difficilmente osservabile ed analizzabile. Sta di fatto che a ragione delle errate ed incaute valutazioni del gruppo dirigente della Quercia si è riproposta con forza la questione socialista: e non soltanto in modo teorico, ma anche in modo politico, perché contestuale all’apertura di uno spazio lasciato libero dal trasferimento dei Ds nell’area del Partito democratico. E a differenza di quanto avvenuto in precedenti situazioni, questa volta lo Sdi non si è trovato da solo a misurarsi con la possibilità di ripresa della questione socialista e della rappresentatività delle istanze socialiste e liberali, oltre che laiche, nello spazio politico che si è certamente aperto, anche se non è ancora possibile sapere quanto ampio sarà questo spazio, e quali più o meno consistenti forze in esso si potranno incontrare. Pertanto possiamo valutare che ad ampliare lo spazio politico che si va creando contribuisce naturalmente la percezione che il Pd presenterà un quoziente molto indebolito di laicità, e quindi è destinato ad orientare le forze associative e i singoli cittadini ad esprimersi verso un’area culturale e politica in cui trovano accoglienza le convinzioni laiche insieme a quelle socialiste e liberali. Per tale motivo il congresso di Fiuggi ha con buone ragioni confermato la caratura laica del socialismo italiano, e di conseguenza ha prospettato una linea unificante dell’area socialista aperta esplicitamente alle posizioni laiche e liberali, incluse, ovviamente, quelle radicali. Tra l’altro ciò ha permesso di stemperare la polemica insorta negli ultimi tempi con gli stessi radicali sul destino della Rosa nel pugno, tant’è vero che Marco Pannella, intelligentemente, ha commentato positivamente l’andamento e l’esito del congresso. Egli non vuole e non può restare estraneo ad un processo unificante di tal genere. Quindi, come Emma Bonino ha puntualizzato nel suo discorso congressuale, la Rosa nel pugno non scompare. Oltre a rappresentare in concreto un gruppo parlamentare unitario di eletti radicali e di socialisti, ed essere rappresentativa di entrambe le due componenti nel Governo Prodi con la presenza di un ministro, di un viceministro e di tre sottosegretari, sarà chiamata a partecipare in prima fila al cammino della Costituente annunciato da Boselli. Nessuno dei gruppi socialisti che vi parteciperanno è ostile ai radicali, di cui i socialisti sono sempre stati amici, alleati, oppure in stretta sinergia; si tratterà di trovare le forme di una necessaria ed inevitabile compresenza in un’area che dovrà comprendere forze socialiste, laici, liberali, e quindi anche radicali a pieno titolo. Qualcuno parla di una Rosa nel pugno più larga. Chi vivrà vedrà, viene da dire. Certo è che Pannella ed i suoi appaiono decisi a non escludersi e a non essere esclusi dalla novità del progetto espresso dal Congresso di Fiuggi. Potrebbe essere anche l’occasione, quella della Costituente, per chiarire un aspetto della posizione radicale che solleva un interrogativo: dove collocare sul piano dell’affiliazione internazionale i soggetti della galassia radicale? Lo slogan secondo il quale i punti di riferimento debbono essere per radicali e socialisti i tre nomi di Fortuna, di Zapatero e di Blair, dovrebbe consequenzialmente comportare un’adesione al Partito socialista europeo, di cui i due personaggi attualmente viventi ed operanti, Blair e Zapatero, fanno parte. In fondo si tratta dello stesso problema che si pone per la scelta che i Ds fanno costituendo il Partito democratico. Può un soggetto della sinistra democratica, liberale, laica e socialista agire sul piano europeo fuori dal campo del Pse, affiliandosi a gruppi diversi, addirittura ostili al socialismo continentale? I radicali, lo ripetiamo, che indicano per primi i nomi di Fortuna (che del socialismo internazionale era convinto sostenitore) Blair e Zapatero dovrebbero sciogliere questo nodo per associarsi al partito di cui gli ispiratori della loro azione fanno parte. Soprattutto oggi che con il Congresso di Oporto il Pse si è aperto maggiormente all’ingresso di partiti anche di nome e di tradizione diversi. Comunque, c’è tutto il tempo per risolvere un problema che ci appare di logica politica indiscutibile. Al progetto di Costituente di fatto già consentono – e ne sono di fatto anch’essi promotori – oltre ai socialisti di De Michelis, di Bobo Craxi, di Zavettieri e di Formica, anche dirigenti diessini come Caldarola e i seguaci di Turci che aveva già anticipato tutti gli altri. Non solo a loro, ma anche a tutti gli altri dissidenti che lasciano la Quercia, ormai sciolta, come Mussi, Salvi, Angius e compagni, lo Sdi ha rivolto un appello ed un invito a partecipare alla sua iniziativa. Non è dato sapere, allo stato dei fatti, quale sarà la risposta. Ci sembra che la parte più consistente, quella che fa capo a Fabio Mussi, appare più attratta dalla prospettiva di costruzione di una sinistra aperta alla partecipazione di quelle realtà che si collocano su una posizione diversa da quella del socialismo europeo, se non addirittura in un’area nominalmente e sostanzialmente comunista. Mussi e compagni, prendendo occasione dallo scioglimento della Quercia e del loro stesso atto di indipendenza da essi compiuto, sollecitano un’evoluzione in senso socialista dell’estrema sinistra. Vorrebbero accelerare un processo di revisione, sulla scia di quello preconizzato dallo stesso Bertinotti, che però appare difficile che possa avverarsi in tempi brevi, e soprattutto, approdare sulla sponda del socialismo riformista e liberale di tipo europeo. Ne consegue che pur se esistono dialogo ed anche azioni comuni, specie sul terreno della laicità e dell’etica politica, non sarà affatto semplice trovare una strategia comune con l’ala secessionista dei Ds. I socialisti che aspirano all’unità e al rilancio insieme con le forze laiche e democratiche, anche se lo volessero, non sono in grado di annullare il consistente tasso di innovazione culturale e politica che hanno accumulato in decenni di coraggioso revisionismo che li ha messi per primi in Italia al passo con i grandi cambiamenti delle analisi e delle elaborazioni programmatiche del socialismo moderno, come oggi da molte parti si riconosce. E non possono disperdere questo patrimonio, ma anzi aggiornarlo ed arricchirlo, perché ciò corrisponde non soltanto alle esigenze del movimento socialista, bensì anche a quelle di tutta la sinistra, che alle sue revisioni ha dimostrato, giungere sovente con enorme ritardo.
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 19/07/07 alle 18:57 via WEB
Troppo lunghi questi messaggi...
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 19/07/07 alle 09:13 via WEB
A colui il quale ha lasciato l'articolo di Angius vorrei dire che I GIORNALI, LE RIVISTE ETC LI LEGGIAMO TUTTI!!!!!!!!!e voi, amici della sg, non riportateli nemmeno, la gente vuole sentire che ne pensa la gente comune e i "politici" locali...
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 19/07/07 alle 07:05 via WEB
non capisco, pur apprezzandone le buone intenzioni ed i contenuti, perchè, da qualche tempo a questa parte, si sia preso a inserire lunghi testi, riportati da giornali e riviste, volti a dare legittimazione alla tesi dello scrivente; consiglierei di soprassedere con questi inserimenti, e di cercare, da parte di chi scrive, di argomentare il proprio pensiero 'con parole tue': tutto sarebbe più immediato, più vero, forse. non vuole essere, questo breve scritto, una bacchettata verso nessuno, che non conosco nemmeno, o conosco appena. buona vita a tutti. hasta siempre.
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