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Giovani di Salice per il Partito Democratico

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Post N° 42

Post n°42 pubblicato il 29 Maggio 2007 da sgsal

Buongiorno Salice!

Largo successo della lista "Democrazia è Partecipazione". Donato DE MITRI è il nuovo sindaco di Salice Salentino!

***

"DEMOCRAZIA é PARTECIPAZIONE" - DONATO DE MITRI

2545 preferenze 41,84%

***

"LA SVOLTA" - RINALDO INNOCENTE

1047 preferenze 17,21%

***

"INSIEME PER CRESCERE" - TONINO ROSATO

1208 preferenze 19,86%

***

"CONT. INSIEME AI GIOVANI" - COSIMO GRAVILI

1283 preferenze 21,09%

***

2545 Grazie!

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 20/06/07 alle 13:20 via WEB
DS o PdS?...ovvero…Democratici Scalatori o Partito degli Scalatori? L’operazione polverone è cominciata. Dopo aver per anni rivendicato la propria diversità da Berlusconi e dal centrodestra, nel caso Unipol i Ds si accontentano di sentirsi uguali. Sorpresi col telefono in mano mentre brigavano per la riuscita delle scalate finanziarie, i dirigenti della Quercia la buttano in politica. Che male c’è – dicono - a informarsi su un’operazione di Borsa: Berlusconi parlava con Fiorani e Ricucci, noi con Consorte. Insomma: tutti uguali, tutti curiosi di sapere come andavano a finire gli assalti ad Antonveneta, Rcs e Bnl. Dunque, tutti assolti. Ma non è così. Gli uomini del Botteghino si sono aggrappati ai verbali di Ricucci pubblicati da Repubblica, come i naufraghi si aggrappano alla ciambella di salvataggio. Già si vedevano annegare nel mare magno delle intercettazioni, con le mutande della presunta diversità ormai strappate, quando ecco arrivare i soccorsi. Peccato che il salvagente sia bucato. Il Cavaliere non ha mai chiamato Ricucci. Né l’ha mai fatto Letta. L’unica occasione di contatto è stato il convegno della Confcommercio, cui il Presidente del consiglio partecipò. Uno scambio veloce di battute, un altro con Gianni Letta, cui fu passato il telefono. Un po’ come accadde con Prodi, che conversò con Ricucci via cellulare di Angelone Rovati. Mettere sullo stesso piano l’atto di cortesia di Berlusconi con il finanziere di Zagarolo (anche se lui tiene a precisare di essere nato a Roma) e le chiacchiere di Fassino, D’Alema e Latorre con Consorte è una furbata da furbetti del Botteghino. Il Cavaliere non dice a Ricucci: Vai Stefano, facci sognare: scala la Rcs! E nemmeno lo chiama quasi ogni giorno per sapere: «Abbiamo il Corriere?». Quanto gli importassero le scalate del 2005, lo dimostra una deposizione di Giampiero Fiorani. Il banchiere della Popolare di Lodi ha raccontato ai giudici che un giorno riuscì a farsi accompagnare a villa Certosa. Per accattivarsi l’ospite arrivò con un cactus da 40 chili che gli bucò la giacca e lo sforzo fu premiato da Berlusconi con lunghi discorsi di botanica. Quando Fiorani cercò di raccontargli i suoi piani su Antonveneta, il Cavaliere liquidò l’argomento con un «Se va bene a Fazio, per me va bene». Come dire: ognuno faccia il suo. Che facessero il loro naturalmente non si può dire di Fassino, D’Alema e Latorre. Dalle decine di telefonate emerge che s’impicciavano di affari, cercavano di convincere azionisti di Bnl a vendere a Unipol, contattavano banchieri, minacciavano di farla pagare a quelli che s’erano messi di traverso nella scalata della compagnia delle coop. Che fossero coinvolti nell’operazione, lo dimostra la confusione linguistica di Fassino, che chiacchierando con Consorte mescola spesso Quercia e Unipol: «Noi abbiamo già il 51 per cento», «Noi avremo la banca saldamente in mano». Noi, noi Ds. Se qualcuno conserva dubbi sul sodalizio di fatto in quella scalata, si legga la testimonianza che Antonio Fazio ha reso davanti ai pm di Milano. L’ex governatore in Procura ha rivelato che tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005 Fassino e Bersani andarono da lui sponsorizzando la fusione tra Bnl, Mps e Unipol. A che titolo un segretario di partito e un ex ministro andarono in Banca d’Italia? Qual era il loro interesse in un’operazione finanziaria che coinvolgeva tre società quotate? Forse i Ds hanno cambiato ragione sociale? Se è così, basta dirlo e tornare al vecchio logo. Pds: ossia partito degli scalatori. Antonio Fazio resta Antonio Fazio. «Io debbo governare i fatti», dice al pm Francesco Greco. E proprio perché il pianeta politico sa che, quando era governatore della Banca d’Italia, lui «governava i fatti», Fassino e Bersani vanno da lui ad esporgli un piano. «Sono venuti da me - rivela Fazio ai giudici milanesi che lo interrogano sulla scalata Antonveneta - Fassino ed altri (poi dirà che gli «altri» era Pierluigi Bersani) a chiedermi se si poteva fare una grande fusione Unipol-Bnl-Montepaschi». E nel suo stile, aggiunge: «Io li ho ascoltati». L’ex governatore svela ai magistrati un comportamento dei vertici dei Ds ben diverso da quello finora accreditato. Fino all’interrogatorio di Fazio (pubblicato dal Sole 24 Ore), Fassino ha sempre detto che erano i vari Consorte ed altri a chiamarlo e ad informarlo dell’andamento di un negoziato (nel caso specifico della scalata Unipol alla Bnl). Ora si scopre dalle parole di Fazio un ruolo attivo della Quercia nella definizione di operazioni finanziarie di quel periodo. Fino al punto di disegnare una grande aggregazione fra Unipol, Bnl e Montepaschi: banca, quest’ultima, rimasta esclusa (per il momento) dalle fusioni bancarie. Tant’è che l’incontro con Fassino, Fazio lo inquadra nei «primissimi mesi del 2005 o la fine del 2004». Insomma, prima che dell’estate dei «furbetti del quartierino», della scalata all’Antonveneta da parte di Fiorani e della Bnl da parte di Unipol. Anche se poi la magistratura e la Guardia di finanza hanno verificato che le due operazioni erano strettamente collegate fra loro. Un’altra novità contenuta nell’interrogatorio di Fazio è il ruolo di Pierluigi Bersani, oggi ministro per lo Sviluppo economico, ai tempi responsabile economico dei Ds. E sarebbe stato proprio per quel ruolo ricoperto nel partito che Bersani avrebbe accompagnato Fassino in Banca d’Italia. Nel suo entourage l’incontro con il governatore viene declassificato a presa di contatto, ad uno scambio di idee sul sistema del credito, all’illustrazione di scenari bancari. Tutto nell’ambito del ruolo istituzionale, fra un responsabile economico che segue il segretario del partito (promotore dell’incontro) ed il governatore della banca centrale. Tant’è che viene anche ricordato come proprio in quel periodo i rapporti fra la Quercia e Fazio non fossero fra i migliori, vista la presentazione di una proposta di legge che puntava ad introdurre il mandato a termine per il numero uno della Banca d’Italia. Mandato a termine poi introdotto con la riforma della legge sul risparmio: legge non votata dall’attuale maggioranza. Ma al di là della rivelazione sul ruolo di Fassino e Bersani, dall’interrogatorio con i magistrati emerge il profilo del «governatore Fazio»; e di come ha gestito le vicende bancarie di quell’estate del 2005 (ed anche quelle precedenti). «Nelle considerazioni finali del 2004 - racconta l’ex governatore - avevo detto: al consolidamento manca un’altra grande operazione: era Bnl-Montepaschi che poi non si è potuta fare». E spiega perché non favorì la fusione fra Banca di Roma con Antonveneta, preferendogli la cordata di Fiorani della Popolare italiana. Quello che lo chiamava nella notte promettendogli «un bacio in fronte» come ringraziamento per il via libera all’operazione da parte della Vigilanza. «Ma le regole esistono e dovrebbero essere rispettate», commenta Greco. «Se possibile...», risponde Fazio.
 
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