Una volta il 4 novembre era la ‘Festa delle Forze armate’ e tale rimase per alcuni decenni. In quella occasione venivano aperte le caserme al pubblico e il pubblico entrava nelle caserme, nelle ‘sue’ caserme. E’ importante sottolinearlo e ribadirlo: nelle ‘sue’ caserme. Le caserme non sono solo dei militari, ma dei cittadini che pagano le tasse e che comprano i mezzi da combattimento, le uniformi, il carburante, le armi. E’ il cittadino il protagonista (il primo attore) delle Forze armate, non i militari. Loro – i militari – eseguono semplicemente gli ordini che sono dati dal cittadino, dall’uomo della strada, da chi paga le tasse.
Ma le Forze armate, nel tempo, sono state male interpretate ed è stato attribuito loro il termine ‘militarismo’. Che non c’entra niente con l’essere militare. Il militarismo è un atteggiamento che ritiene che solo con la forza militare si possano risolvere i conflitti. Le Forze armate italiane non sono mai state così, neanche nel periodo fascista. Erano infatti ben distinte dalle formazioni fasciste di camicie nere, che invece obbedivano agli ordini del regime. Le Forze armate italiane, insomma, sono sempre state fedeli allo Stato, che fosse monarchico o repubblicano. Per inciso, è bene ricordare che il re Umberto sciolse le Foze armate dal giuramento prima di andare in esilio.
Le Forze armate repubblicane continuarono per anni – dopo la seconda guerra mondiale – a recitare la parte della Cenerentola delle istituzioni. Chiuse nelle caserme, aperte solo in occasione del 4 novembre (una specie di mostra-mercato del veicolo d’occasione), cercarono di ricostruire la loro dignità perduta. Accadde con le missioni all’estero (la prima quella in Libano nel 1982) che il cittadino italiano si accorse che avevamo soldati in grado di fare i soldati. Il generale Angioni comandò la missione in modo impeccabile (perfino il presidente Pertini lo chiamava “il mio amico Angioni”). Così le Forze armate ebbero nuova vita.
Ma c’era un subdolo convincimento che voleva le Forze armate italiane non tanto pronte a combattere quanto a fare la pace. Sia beninteso che da parte di chi scrive c’è il massimo rispetto per il pacifismo italiano, il massimo rispetto per la pace e per chi la sostiene. Ma le Forze armate – in quanto tali – servono per fare la guerra. E per questo sono addestrate. Ciò nondimeno, il messaggio che con l’andare degli anni fu inviato al popolo italiano fu quello di Forze armate pacifiste. Un controsenso.
Così il messaggio del ministero della Difesa in occasione del 4 novembre fu deviato e diventò, invece della ‘Festa delle Forze armate’, ‘Festa dell’Unità nazionale e delle Forze armate’, un messaggio fuorviante. Fuorviante perché l’unità nazionale fu proclamata il 17 marzo 1861 con la proclamazione del regno d’Italia, non il 4 novembre 1918, ma dopo che l’avventura garibaldina e i successivi plebisciti fecero sì che si potesse proclamare l’unità d’Italia. A Napoli - per esempio - fu cambiato nome a quello che era Largo di Palazzo (Palazzo Reale) e divenne Piazza Plebiscito.
Il 4 novembre appartiene alle Forze armate. Ora, invece, sta volgendo verso altri lidi. Da Festa delle Forze armate a Festa dell’Unità nazionale e delle Forze armate. Quest’anno, secondo quanto è scritto sul sito della Difesa, è Festa dell’Unità nazionale: le Forze armate sono sparite. Non è che fra qualche anno, a furia di tagli, sparirà pure 'nazionale' e il 4 novembre diventerà la Festa dell’Unità?Gianpiero di destra. |
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il 26/10/2008 alle 17:10
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