A FIOR DI PELLE

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Se avessi un sogno lo prenderei a pugni.Affonderei le nocche con determinata precisione, colpirei gli angoli in cui si annida la speranza, schiaccerei vene e capillari.Poi, conterei i lividi, trascinerei il mio dito lungo i rivoli di sangue, disegnando nuove mappe fra le stelle.Graffierei, con unghie ben laccate, il volto del mio sogno. Gli caverei un occhio. Così che, con l’altro, atterrito ed incredulo, possa guardarmi mentre mastico i brandelli della sua carne di nuvole.Prenderei a calci le sue gambe, fino a farlo inginocchiare, umiliato, di fronte a me.Finita la mia furia, lui sarà ancora lì, tumefatto, morente, privato di qualsiasi fascino. E solo allora ne avrò pietà. Lo realizzerò, non per cupidigia, ma per placare il mio senso di colpa.